È difficile pensare che i costumi da bagno possano rappresentare un pericolo eppure in molti casi è così. A rischio soprattutto i bambini.
Questa bollente estate si sta caratterizzando anche per molte altre curiosità e allarmi, che riguardano anche il classico capo per il mare, ovvero il costume da bagno.
La moda ci regala ogni anno le idee più svariate e spesso ci lasciamo affascinare dalle tendenze del momento. In alcuni casi, invece, agguantiamo il promo costume che ci capita a tiro tra quelli esposti in negozio. Magari per spendere meno, o per avere un pezzo di ricambio da usare tra un tuffo in mare e l’altro. Eppure, incredibilmente, i pericoli per la salute sono dietro l’angolo, e sono di svariato tipo.
In questo articolo andremo a capire in che modo i nostri bambini possono rimanere danneggiati e anche perché molte persone quest’anno hanno deciso di indossare i bikini sul volto.
Alcuni costumi da bagno sono pericolosi per i bambini, attenzione al dettaglio
Non c’è niente di meglio che lasciarsi alle spalle le città bollenti e andare al mare, magari con tutta la famiglia. Eppure, un’attività piacevole può trasformarsi velocemente in tragedia, ecco perché è opportuno non abbassare mai la guardia.
I bambini, si sa, vanno tenuti maggiormente d’occhio perché hanno un senso minore del pericolo. Non dobbiamo certamente tenerli legati allo sdraio però possiamo adottare alcune precauzioni. Per quanto riguarda il costume da bagno in particolar modo.
In questi giorni sta diventando virale un video diffuso da un’allenatrice di nuoto, che ha divulgato un prezioso consiglio a tutti i genitori: “non comprate ai vostri figli un costume blu“.
Potrebbe sembrare un’affermazione senza senso, priva di qualsiasi logica, e invece dopo aver compreso il senso dell’appello sicuramente seguiremo il consiglio. L’allenatrice infatti sostiene che il costume blu si confonde con il colore dell’acqua, anche in piscina, e rende difficile vedere un bambino che magari ha difficoltà e sta annegando.
La teoria è assolutamente verosimile e anche alcuni bagnini che hanno replicato al video lo confermano. In caso di un numero alto di bagnanti, distinguere un bambino col costume blu è molto più difficile. Il rischio è che non ci si accorga in tempo di una difficoltà e che non si presti immediato soccorso.
Meglio dunque orientarsi verso costumi dai colori sgargianti: gialli, rossi, verdi, fucsia o a fantasia, sia per le bimbe che per i maschietti. E ovviamente il consiglio vale anche per gli adulti.
Non solo il colore, c’è una parte del costume che può causare gravi danni alla salute
Un altro video divenuto virale su TikTok ci spiega che dietro ad alcuni modelli di costume da bagno si celano rischi per la salute. Anche in questo caso, durante l’acquisto bisogna fare attenzione ad un dettaglio fondamentale. Il modello più pericoloso citato dal tiktoker è quello classico, il pantaloncino da bambino e uomo.
Sappiamo bene che all’interno del pantaloncino, che sia di marca, costoso o economico, c’è una rete che svolge una funzione precisa. Permette alla pelle e alle zone intime di asciugarsi e traspirare meglio dopo essere stati immersi nell’acqua.
Gli estremismi della moda estiva, ecco cosa sono i facekini
Il caldo record degli ultimi tempi non si registra ovviamente solo in Italia ma anche in altri Paesi del mondo.
In Cina è “boom” di facekini, che come suggerisce il nome è una sorta di “bikini” per la faccia. Ovviamente la forma non è quella di un reggiseno o di una mutandina ma di una vera e propria maschera. La testa è completamente coperta fino al collo e ci sono solo le aperture per occhi, naso e bocca.
Effettivamente, mascherarsi per andare in spiaggia può sembrare assurdo, ma a parte la libertà di scelta di ognuno nel caso del facekini c’è una motivazione tecnica.
I costumi per il volto sono realizzati con tessuti anti UV, dunque proteggono dagli effetti nocivi del sole. In Cina stanno spopolando perché nella loro cultura l’abbronzatura è legata alle classi sociali meno abbienti. A chi lavora nei campi, per intenderci.
A pensarci bene questa mentalità non è lontana dalla nostra storia. A partire dall’epoca romana in cui le donne patrizie si proteggevano dal sole con appositi ombrellini ai primi del 900, quando un medico capì che la fototerapia fosse utile contro rahitismo e lups.
Fino ad arrivare agli anni ’20, quando Coco Chanel lanciò la moda dell’abbronzatura. Di lì in poi lo sappiamo: la tintarella ha appassionato uomini e donne, almeno fino agli anni ’80 quando sono cominciati i primi allarmi per i problemi di salute della pelle legati alla sovraesposizione al sole.