I soldi rendono felici? La risposta sconcertante delle neuroscienze

Fare tanti soldi è la ricetta della felicità? Le neuroscienze danno una risposta che lascia sconcertati alla domanda che tutti si fanno.

Che legame c’è tra benessere psicologico e benessere economico? Da sempre i pareri si dividono su questa questione.

denaro e felicità che dice la scienza
Il denaro è il segreto della felicità? Anche la scienza ha dato la sua risposta – grantennistoscana.it

«Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità» recitava alla fine degli anni ’30 la canzone-tormentone di Gilberto Mazzi.  Ma i soldi hanno davvero il potere di creare dal nulla la felicità? E se sì, che tipo di felicità?

Non è facile capirlo e da sempre l’umanità si divide tra chi esalta il denaro come magico risolutore dei problemi della vita (povertà, malattie, ecc.) e tra chi, al contrario, lo bolla come un idolo che schiavizza i suoi adoratori e distrae dai veri valori dell’esistenza umana. Invitando di conseguenza a girare bene al largo dai soldi.

Tra chi crede che i soldi possano tutto e chi è convinto che non possano nulla c’è poi tutta una schiera che tiene una posizione potremmo dire mediana. Quella di chi, senza filosofeggiare troppo sulla grana, sottolinea piuttosto la necessità pratica della vile pecunia per tirare avanti nella vita di tutti i giorni. Una posizione che potremmo riassumere con una battuta di Giovanni Soriano: «Il denaro non conterà molto, ma molto denaro conta».

I soldi fanno la felicità? Cosa dice la scienza

Naturalmente in questo dibattito che attraversa i secoli e polarizza gli animi è intervenuta la scienza, in particolare la neuroscienza, per dirci la sua sul legame tra soldi e felicità. Se n’è occupato lo studio di un gruppo di neuroscienziati apparso sulla rivista della National Academy of Sciences.

soldi e felicità cosa ha scoperto la scienza
Tasche piene bastano per essere felici? I neuroscienziati hanno voluto vederci più chiaro – grantennistoscana.it

A quale conclusione sono arrivati dunque i ricercatori? Semplificando un po’, ma non troppo, potremmo dire che i risultati della ricerca non sarebbero dispiaciuti al Maresciallo Lapalisse, del quale si disse che se non fosse morto sarebbe stato ancora in vita. Insomma, la quintessenza dell’ovvietà: con buona pace del povero Lapalisse il cui nome, suo malgrado, ha dato vita all’aggettivo “lapalissiano” diventato sinonimo appunto di ovvietà.

Sì, perché l’esito dello studio di neuroscienze si avvicina precisamente a una di queste ovvietà note al buon senso popolare secondo cui avere un portafoglio gonfio generalmente aiuta a essere più felici. La ricerca infatti suggerisce che i redditi più elevati sono associati a livelli più alti di felicità. Ma non è tutto: insieme a questa correlazione abbastanza banale gli autori della ricerca hanno fatto altre interessanti scoperte, con altrettanti distinguo.

Un’app per misurare la felicità

Lo studio è il frutto della collaborazione, insieme a Barbara Mellers (Università della Pennsylvania), di due ricercatori: il premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman e Matt Killingsworth, un esperto studioso nel campo della felicità. I due, separati dall’età (quasi novantenne il primo, decisamente più giovane il secondo), partivano anche da due ipotesi differenti sul tema. Per Kahneman soldi e felicità erano correlati fino al tetto dei 100 mila euro. Oltre questa soglia le due strade si separavano, a suo modo di vedere. Mentre per Killingsworth non c’era alcun tetto: per lui più crescono il reddito e gli investimenti annuali, più si è felici.

app per misurare la felicità
Per la loro ricerca gli esperti hanno usato un app per “tracciare” il grado di felicità – grantennistoscana.it

Per testare queste due ipotesi divergenti gli studiosi hanno preso in esame i dati di oltre 33 mila persone tra i 18 e i 65 anni, residenti negli Usa e con un guadagno annuale di almeno 10 mila dollari (il reddito medio dei partecipanti si aggirava sugli 85 mila euro all’anno).

I dati sono stati raccolti grazie a un’app chiamata “Track Your Happiness”, pensata per misurare le emozioni e “pesare” la felicità (qualunque cosa questo voglia dire).  In sostanza l’app inviava notifiche “random” ai partecipanti, cioè in momenti casuali della giornata, invitandoli a tracciare il grado del loro benessere in quel dato momento. I risultati hanno mostrato, lapalissianamente, che al momento di ricevere lo stipendio o una promozione i dati sulla felicità registrati dall’app viravano quasi tutti su valori positivi.

Quale legame c’è tra benessere psicologico e benessere economico

In base ai dati raccolti i ricercatori hanno calcolato una media della felicità e del reddito delle persone partecipanti, concludendo che c’è effettivamente un collegamento tra le due variabili. Da qui la correlazione molto evidente tra felicità e stabilità economica.

legame tra soldi e felicità
Come ovvio c’è un certo legame tra felicità e portafoglio pieno – grantennistoscana.it

La popolazione è stata poi divisa in tre gradi di felicità. Infatti secondo l’ipotesi dei ricercatori in una popolazione c’è una maggioranza che è mediamente felice (corrispondente a una percentuale del 60%), una minoranza di persone infelici (15%) e un buon quarto invece di «superfelici» (25%).

Per il 60% dei mediamente infelici l’ipotesi del tetto dei 100 mila euro annuali sarebbe nulla. Più denaro, per questa fascia di popolazione, equivale a livelli più alti di benessere. In pratica la felicità aumenta con l’aumentare del reddito, senza alcuna soglia. Tasche più gonfie, uguale felicità alle stelle. Diverso invece il discorso per la minoranza infelice della società. Per questo 15% invece regge l’ipotesi di un tetto di 100 mila euro. Fino a questa soglia la felicità degli infelici cresce, poi finisce per stabilizzarsi.

L’effetto “soglia” dei 100 mila euro svanisce nuovamente per la porzione di superfelici che diventano ancora più felici al crescere del loro conto in banca. Per il 25% di popolazione superfelice il benessere si fa molto intenso col crescere del reddito annuale.

In conclusione, lo studio registra che per la stragrande maggioranza della popolazione (l’85%, cioè la somma del 60% dei mediamente felici e del 25% dei superfelici) felicità e soldi vanno di pari passo. Una tendenza non registrata in chi si trova in una condizione psicologica di infelicità.

Il denaro rende felici? Fino a un certo punto

Matthew Killingsworth, uno dei tre autori della ricerca, sintetizza così i risultati dello studio: «In termini più semplici, questo suggerisce che per la maggior parte delle persone, redditi maggiori sono associati a una maggiore felicità». L’eccezione alla regola però è rappresentata dalle persone infelici, che rimangono infelici anche col portafoglio pieno. «L’eccezione sono le persone finanziariamente benestanti ma infelici», sottolinea Killingsworth. «Ad esempio, se sei ricco e infelice, più soldi non ti aiuteranno. Per tutti gli altri, più soldi erano associati a una maggiore felicità in misura leggermente diversa».

qual è l'effetto dei soldi sulla felicità
I soldi aiutano a essere felici, ma non creano la felicità – grantennistoscana.it

Il che significa che non sono i soldi a fare la felicità, semmai rendono più felici. Chi è infelice di suo non diventa felice perché fa soldi. Curare l’infelicità col denaro dunque non si può. Certamente i soldi levano un bel po’ di pensieri, contribuendo ad abbattere i livelli di ansia e di stress. Diciamo che rendono la vita meno difficile anche se non rendono immuni contro l’infelicità.

Senza contare che, per gli autori dello studio, andrebbero diversificati i possibili stati di felicità, variabili da persona a persona. La felicità infatti risponde a criteri soggettivi, non quantificabili in senso universale.

I ricercatori hanno ribadito che i soldi sono soltanto uno dei diversi fattori decisivi nel determinare la felicità, anche se redditi maggiori possono essere un incentivo sostanzioso. «Il denaro è solo una delle tante determinati della felicità», sottolinea Killingsworth. «Il denaro non è il segreto della felicità, ma probabilmente può aiutare un po’». Lapalisse avrebbe sottoscritto con convinzione.

In pratica il denaro è un booster di felicità: amplifica l’effetto, non lo genera. I soldi non “comprano” la felicità, ma quando mancano possono contribuire all’infelicità. Per dirla con Groucho Marx: «Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose più importanti del denaro. Ma costano un mucchio di soldi!». Non mancano poi studi secondo i quali chi vive in povertà corre un rischio maggiore di andare incontro a problemi di salute mentale.

Gestione cookie