Non tutti sanno che un aumento eccessivo delle temperature comporta anche il pericolo di ictus. Come difendersi?
Il tanto atteso caldo estivo in questi giorni si sta facendo veramente sentire. Le temperature sono in aumento ovunque, con punte di oltre 40 gradi, e, complici gli alti tassi di umidità o di smog, l’afa percepita va ben oltre la soglia di guardia. Oltre ai disagi che tutti conosciamo, la canicola presenta un’insidia più subdola ma potenzialmente fatale: un aumento del rischio di subire un ictus.
Ora che il nostro Paese sta entrando in una fase meteo piuttosto delicata, destinata a protrarsi per almeno una settimana, è indispensabile un occhio di riguardo verso il nostro organismo. Il binomio di caldo e umidità rappresenta un mix micidiale specialmente per gli anziani, i malati e i soggetti fragili in generale, che nei casi più gravi potrebbero andare incontro a danni cerebrali irreversibili. Ma anche i giovani devono stare in guardia.
L’allarme lanciato dalla rivista Nature
Uno nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature ha messo in luce i rischi legati alle ondate di calore e agli sforzi intensi come quelli a cui ci si sottopone durante un impegnativo esercizio fisico. Proprio per questo motivo anche i soggetti giovani sono considerati potenzialmente a rischio.
A proposito del colpo di calore, i ricercatori hanno spiegato che “gli studi patologici rivelano lesioni delle cellule endoteliali, infiammazione, trombosi diffusa e sanguinamento nella maggior parte degli organi”. Inoltre, “i sopravvissuti al colpo di calore possono sperimentare complicanze neurologiche e cardiovascolari a lungo termine con un rischio persistente di morte”.
Come molti di voi già sapranno, in caso di ictus è fondamentale intervenire in modo tempestivo: prima ci si prende cura del paziente e maggiori sono le possibilità che le terapie possano sortire un effetto positivo. Spesso bastano pochi secondi per evitare esiti irreversibili. Nel caso del caldo del periodo estivo, le criticità aumentano perché le difese immunitarie possono indebolirsi, a rischio e pericolo dei più fragili.
“Se osserviamo però i singoli casi – avverte il prof. Massimo Del Sette, Direttore della Neurologia al Policlinico San Martino di Genova, interpellato dai colleghi del quotidiano La Repubblica – possiamo rilevare come condizioni tipicamente correlate al caldo e alle sue conseguenze possono rappresentare un chiaro fattore di rischio per ictus“.
Quel nesso micidiale tra alte temperature e salute del cervello
Qual è il meccanismo che può innescare conseguenze tanto gravi? Tutto comincia quando il nostro organismo si disidrata in presenza di alte temperature. La sudorazione non è che un tentativo di abbassare la temperatura corporea. Il problema è che in tal modo il sangue diventa meno fluido e più viscoso, tanto che, nei casi più gravi, può verificarsi un’occlusione dell’arteria cerebrale. Proprio per tale ragione è assolutamente sconsigliato sottoporsi a sforzi fisici intensi quando fa molto caldo.
Il già citato prof. Del Sette sottolinea che stressare il nostro organismo quando il caldo picchia forte può “determinare un aumento dei valori pressori e favorire non solo ischemie ma anche emorragie cerebrali”. Non va poi dimenticato che la vasodilatazione, sempre in risposta al calore, può avere una serie di effetti sulla emodinamica cerebrale, con alterazioni della pressione arteriosa e della pressione di perfusione cerebrale.
Come difendersi? La prima arma, in questi casi più che mai, è sempre la prevenzione. Un corretto stile di vita, una frequente idratazione, un’adeguata protezione dalle alte temperature specialmente nelle ore più calde del giorno, possono fare una grande differenza e salvarci letteralmente la vita. Guai a sottovalutare le insidie del clima rovente.
Il fattore tempo tra causa ed effetto
Ciò detto, però, va tenuto presente che il colpo di calore può incidere sulla salute del cervello anche a parecchio tempo di distanza dall’evento. Diversi studi meritevoli di approfondimento hanno dimostrato che possono insorgere disturbi cognitivi importanti dopo mesi o addirittura anni, con percentuali comprese tra il 10 e il 25% per questi casi. Dai test radiologici si evince inoltre che specifiche aree cerebrali, come il cervelletto e l’ippocampo, possono subire i danni di episodi risalenti magari a un anno prima.
Oltre agli anziani e ai fragili, come i pazienti che soffrono di patologie croniche ai polmoni e al cuore, anche gli obesi e coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti sono particolarmente vulnerabili. Per tutti questi motivi, gli esperti concordano nel sostenere che, prima di partire per le vacanze, sarebbe opportuno un check-up completo dal proprio medico per capire fino a che punto si è esposti a eventuali fattori di rischio capaci di portare a un evento drammatico come l’ictus.