Presto potrebbe essere approvato un farmaco antifumo che promette di aiutare tantissimi che cercano di dire addio alla sigaretta.
Le percentuali di successo del nuovo farmaco sono a dir poco incoraggianti. La lotta contro il tabagismo potrebbe arricchirsi di un formidabile alleato.
Il fumo di sigaretta è un killer silenzioso che ogni anno fa più morti di alcol, droga, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Il tabagismo è uno dei maggiori problemi di sanità pubblica nel mondo ed è considerato causa nota o probabile di almeno 27 patologie, tra le quali diverse malattie tumorali, cardiovascolari a respiratorie.
Ogni anno, secondo le stime dell’Oms, in tutto il mondo oltre 8 milioni muoiono a causa del fumo di tabacco. Una cifra che fa del consumo di tabacco la maggiore minaccia per la salute e il primo fattore di rischio per le malattie croniche non trasmissibili a livello planetario. I fumatori nel mondo sono circa 1 miliardi, l’80% dei quali vive in Paesi a reddito medio o basso. La gran parte di loro (il 70%) inizia la sua “carriera” da fumatore già prima dei 18 anni di età e quasi tutti (il 94%) prima di aver compiuto 25 anni.
Morti per fumo: una ecatombe anche per chi non fuma
Ma i danni per la salute causati dal fumo non si limitano solo ai fumatori. Il tabagismo fa male, molto male, anche ai non fumatori. Ogni anno 1,2 milioni di persone muoiono per l’esposizione al fumo passivo. Quasi la metà dei bambini del mondo si trovano a respirare aria inquinata dal fumo. E tra i più piccoli i morti per il fumo passivo sono quasi 65 mila all’anno.
Nell’Unione Europea – dove il fumo è il più grande fattore di rischio evitabile per la salute – il tabacco causa 700 mila morti ogni anno. Circa la metà dei fumatori va incontro a una morte prematura e ha un’aspettativa di vita più ridotta in media di 14 anni.
Di questi 700 mila decessi per il fumo nell’Eurozona, oltre 93 mila morti avvengono nel nostro Paese (almeno 43 mila a causa di tumori). Per rendere l’idea, in Italia oltre un decesso su cinque tra gli uomini (il 20.6%) e il 7,9% delle morti tra le donne sono da imputare al fumo. I costi – diretti e indiretti – del tabagismo superano i 26 miliardi di euro. Nel Belpaese i fumatori sono poco meno di 10 milioni. Gli uomini fumano più delle donne (22,9% contro il 15,3%) e il fumo è più diffuso nella fascia di età 25-44 anni.
In arrivo il nuovo farmaco antifumo che potrebbe cambiare tutto
Adesso però chi vuole dire addio al fumo potrebbe presto avere un’arma in più a disposizione. Presto infatti potrebbe essere approvato negli Stati Uniti un nuovo farmaco per smettere di fumare.
Si tratta di un farmaco a base di una sostanza di origine vegetale chiamata citisinicilina (più nota come citisina): un composto che viene estratto dall’arbusto Maggiociondolo capace di legarsi agli stessi recettori cerebrali della nicotina. In questo modo il farmaco a base di citisina riuscirebbe a ridurre il desiderio della sigaretta e i sintomi di astinenza.
Quanto è efficace questo nuovo farmaco? Stando ai risultati del primo studio su larga scala sulla citisina, condotto dal Massachusetts General Hospital (MGH), il farmaco risulta efficace su 1 fumatore su 3 ed è ben tollerato negli adulti. In Italia la citisina già viene prescritta nei centri antifumo sotto forma di farmaco galenico, preparato cioè dal farmacista.
Perché serve un nuovo farmaco per aiutare a vincere la dipendenza dal fumo
«Il fumo di sigaretta rimane la principale causa evitabile di morte in tutto il mondo, eppure da quasi due decenni nessun nuovo farmaco per smettere di fumare è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense». Lo afferma Nancy Rigotti, direttrice del Centro di ricerca e trattamento del tabacco del Massachusetts General Hospital, esperta di fama internazionale nell’uso e nel trattamento del tabacco e autrice principale dello studio.
«C’è un urgente bisogno di nuovi farmaci per trattare il fumo di tabacco perché i prodotti esistenti non aiutano tutti i fumatori a smettere e possono avere effetti collaterali inaccettabili», spiega Rigotti. «Se approvata dalle autorità di regolamentazione – aggiunge la dottoressa – la citisiniclina potrebbe essere una nuova preziosa opzione per trattare la dipendenza dal tabacco».
Il meccanismo d’azione di un alcaloide naturale di origine vegetale come la citisinicilina è simile a quello della vareniclina, un farmaco per smettere di fumare approvato dalla FDA. Come detto. la citisinicilina si lega selettivamente ai recettori nicotinici nel cervello che regolano la dipendenza dalla nicotina. Alleviando in questo modo il bisogno di fumare e riducendo la gravità dei sintomi di astinenza da nicotina.
I risultati impressionanti degli studi sulla citisiniclina
Lo studio clinico, noto come ORCA-2, ha testato la citisiniclina tra 810 adulti che fumavano sigarette ogni giorno e desideravano smettere. Si tratta del primo di due studi clinici di Fase 3 condotti da Achieve Life Sciences, il produttore del farmaco.
ORCA-2 ha effettuato un confronto tra due sessioni di trattamento con citisiniclina – rispettivamente di 6 e 12 settimane – e un placebo, con un controllo fino a 24 settimane. Il risultato clinico primario rilevato è stata l’astinenza dal fumo, confermata a livello biochimico nelle ultime 4 settimane del trattamento.
In particolare, nel gruppo delle 12 settimane, è risultato astinente (dalla nona alla dodicesima settimana) il 32,6% dei partecipanti che utilizzavano la citisiniclina contro il 7% del gruppo di controllo al quale era stato somministrato un placebo.
Alta anche la percentuale di astinenti anche nel gruppo delle 6 settimane (dalla terza alla sesta), rilevata al 25,3% contro il 4,4% del gruppo placebo. I partecipanti che assumevano la citisiniclina hanno anche sperimentato un veloce e prolungato calo del desiderio e della voglia di fumare nell’arco delle prime 6 settimane di trattamento.
Citisiniclina, efficace anche sul lungo periodo e nessun effetto avverso grave
Anche in un lasso di tempo più lungo lo studio clinico ha riscontrato un aumento statisticamente significativo dell’astinenza continua per 6 mesi per entrambe le durate del trattamento.
Nel gruppo delle 12 settimane di trattamento con la citisiniclina l’astinenza dalla nona alla ventiquattresima settimana è risultata pari al 21,1% contro il 4,8% per il placebo. Invece nel gruppo delle 6 settimane la percentuale di astinenti è stata dell’8,9% dalla terza alla ventiquattresima settimana contro il 2,6% per il placebo.
I partecipanti hanno tollerato bene la citisiniclina. Non si sono segnalati eventi avversi gravi collegati al farmaco e ci sono stati bassi tassi di tipici effetti collaterali come nausea e insonnia.
«La citisiniclina – osserva Rigotti – ha dimostrato risultati impressionanti come farmaco per smettere di fumare in un rigoroso studio clinico che ha utilizzato un nuovo regime di dosaggio su base scientifica, nonché una durata di trattamento più lunga rispetto a quella tradizionale». Siamo davanti a una possibile soluzione, prosegue l’esperta, che «ha il potenziale per aiutare innumerevoli persone a smettere di fumare e, nel frattempo, a ridurre l’enorme numero di morti premature e disabilità dovute al fumo di sigaretta negli Stati Uniti e nel mondo».
Citisiniclina, come funziona
Su cosa si basa il meccanismo d’azione della citisiniclina? Essenzialmente sulla sua capacità di legarsi ai recettori nicotinici dell’acetilcolina nel cervello. Ovvero si lega agli stessi recettori “presi di mira” dalla nicotina quando il fumatore inala il fumo della sigaretta.
La citisiniclina opera come un “agonista parziale”. In altre parole è in grado di legarsi a questi recettori e di attivarli, anche se meno intensamente rispetto alla nicotina. Si tratta di un processo che produce due effetti principali:
- Riduzione dei sintomi dell’astinenza da fumo e del craving. Quando un fumatore smette di fumare, i recettori nicotinici nel cervello restano inattivi. In questo modo si innescando l’astinenza e un intenso “craving” di nicotina che non è altro che il desiderio sfrenato e incontrollabile della sostanza. Andando a occupare parzialmente questi recettori, la citisiniclina riesce ad attenuare questi sintomi. È come se simulasse una specie di “sazietà di nicotina” in grado di ridurre l’impulso che spinge a fumare.
- Diminuzione del piacere di fumare. Se una persona fuma mentre è in corso il trattamento con la citisiniclina, la nicotina troverà i suoi recettori già occupati. Questo vuol dire che non riuscirà ad attivarli per produrre gratificazione. In sostanza si verifica qualcosa che somiglia alla sensazione che si prova quando si mangia a stomaco pieno. Quando siamo sazi il cibo perde molta, se non tutta, della sua attrattiva. C’è anche chi, per via del trattamento a base di citisiniclina, riferisce di non riuscire a fumare a causa di un sapore di amaro in bocca o di altri sgradevoli effetti associati al fumo.
I vantaggi della citisiniclina
Altro elemento di grande importanza della citisiniclina è il suo non indurre assuefazione. In altre parole non crea problematiche di dipendenza dal farmaco. Questo rappresenta un importante vantaggio rispetto ad altre terapie sostitutive della nicotina che, nel tentativo di cercare di aiutare il fumatore e smetterla col tabacco, rischiano però di generare in lui una nuova dipendenza.
Inoltre la citisiniclina non presenta interazioni farmacologiche note. Il che la rende una soluzione sicura quando viene usata in contemporanea ad altri trattamenti.
Tutti aspetti che rendono la citisiniclina un’opzione molto promettente per chi cerca di affrancarsi dal vizio del fumo. Una grande speranza per i tantissimi fumatori in tutto il mondo che provano a liberarsi da questa pericolosa dipendenza.