A quasi un anno dalla sua morte, spunta fuori un’incredibile rivelazione dai file dell’FBI per uccidere la regina Elisabetta.
A prescindere dal valore mediatico e culturale, la regina Elisabetta ha rappresentato per ben 70 anni un’istituzione ben precisa: la Corona inglese. Stiamo parlando di un fardello difficile da portare e che affonda le sue radici nel lontanissimo 1066. All’epoca Guglielmo il Conquistatore invase l’Inghilterra e sconfisse il re dei Sassoni, dando vita all’ultracentenaria monarchia inglese.
Insomma, quando il 2 giugno 1953 una giovanissima Elisabetta divenne ufficialmente regina del Regno Unito, in realtà da allora ha anche incarnato alla perfezione una storia e una tradizione fatta di alti, bassi, guerre e rivalità. Anche perché la sovrana ha rappresentato l’ultimo baluardo del Novecento e della sua storia ingarbugliata e travagliata.
Per tantissimi anni, infatti, l’Inghilterra è stato a tutti gli effetti il centro del mondo perché aveva colonie sparse in tutto il globo. Le più “famose” furono sicuramente la Cina, l’India e l’Egitto, oggi totalmente indipendenti. E a prescindere dal Commonwealth, l’organizzazione intergovernativa di 56 Stati indipendenti, quasi tutti ex colonie dell’Impero britannico, la monarchia inglese ha sempre esercitato per certi versi un’influenza schiacciante sui paesi più vicini.
Il rapporto difficile tra Inghilterra, Irlanda e il ruolo della regina Elisabetta
Diciamo pure come non sia un mistero che tra Inghilterra e Irlanda non scorra buon sangue. Dublino, infatti, ha da sempre manifestato, un po’ come fecero due secoli prima gli Stati Uniti, una certa insofferenza nei confronti di Londra e del suo controllo. Tanto da covare spinte indipendentiste che si concretizzarono a partire dal 1922, quando nacque lo Stato Libero d’Irlanda al termine della guerra d’indipendenza irlandese.
Il processo di indipendenza, però, fu lento e doloroso. Nel 1937 lo Stato Libero d’Irlanda si dichiarò completamente sovrano. Ma fu soltanto nel 1949 che divenne una Repubblica, tagliando anche l’ultimo legame formale con il Regno Unito.
Eppure, ci fu sempre un pezzetto dell’Irlanda, quella del Nord, che rimase sotto l’egida della monarchia inglese. Questa scissione interna causò scontri e rivendicazioni da parte dell’IRA. Stiamo parlando di un’organizzazione paramilitare che già ai tempi della guerra d’indipendenza si batteva per la fine del dominio britannico sull’isola.
E durante tutti gli anni ’70 Belfast divenne il centro nevralgico degli scontri tra monarchici e repubblicani, il cui obiettivo era l’unificazione di tutto il Paese. E così il 27 agosto 1979 i terroristi dell’IRA organizzarono un attentato ai danni di Louis Mountbatten, zio del Principe Filippo, proprio nella contea di Sligo, dove il conte trascorreva spesso le vacanze estive. Una situazione tesissima volta a indebolire la Corona che incassò il colpo, ma con gran fatica.
Louis Mountbatten, infatti, è stato prima il mentore del principe Filippo e poi di Carlo, un rapporto questo spiegato più che bene nella quarta stagione di “The Crown“. Ma oltre all’importanza del conte, per la prima volta dopo tanto tempo la monarchia inglese si dimostrò vulnerabile e fragile.
E nemmeno la figura rassicurante della regina poteva compensare questo nervo scoperto. Anzi, lei stessa divenne bersaglio di ulteriori attacchi programmati. Attentare alla vita della regina, aveva una “valore simbolico” importantissimo.
L’attentato alla regina Elisabetta: cosa ha rivelato l’FBI a distanza di mesi dalla morte della monarca?
Il magazine inglese “Metro“, ha sganciato un’indiscrezione bomba sulla regina Elisabetta risalente a ben 40 anni fa. Nel 1983, infatti, l’FBI raccolse informazioni su un complotto per assassinare la regina Elisabetta. Il documento, che si trova nel caveau online dell’FBI, descrive dettagliatamente come un uomo abbia pianificato di attentare alla vita della sovrana. La regina, infatti, avrebbe preso parte a una visita negli Stati Uniti con il principe Filippo sulla costa occidentale del paese.
Ma non solo. Nel fascicolo si legge anche di una telefonata. L’uomo ha raccontato come sua figlia fosse stata uccisa da un proiettile di gomma in Irlanda del Nord durante gli scontri sanguinari tra repubblicani e monarchici fedeli alla corona inglese, in un territorio ormai apertamente ostile alla sovrana e a tutto ciò che rappresentava.
“Quest’uomo ha inoltre affermato che avrebbe tentato di uccidere la regina Elisabetta“, si legge nel documento pubblicato da ‘Metro‘. E il suo piano era abbastanza dettagliato, articolato. O avrebbe fatto cadere qualche oggetto dal Golden Gate Bridge di San Francisco sul Britannia, lo yacht reale della sovrana, durante la traversata oppure avrebbe tentato di uccidere la regina Elisabetta durante la sua visita al parco nazionale di Yosemite.
Ma l’attentatore non era di certo da solo. La PIRA, ovvero l’esercito repubblicano irlandese costituito nel 1970 a seguito della scissione dall’IRA che non avrebbe difeso adeguatamente secondo la PIRA i quartieri cattolici di Belfast durante l’attaccato di gruppi di estremisti protestanti spalleggiati da reparti della Royal Ulster Constabulary (RUC) nel 1969, lo avrebbe aiutato a progettare l’attentato a Elisabetta. E non fu l’unico.
Il secondo attentato a Elisabetta 8 anni dopo
Un altro documento separato, che fa parte sempre delle 100 pagine pubblicate dall’FBI online con informazioni raccolte dal giornale irlandese di Filadelfia ‘Irish Edition‘ e relativo alla visita di stato di Elisabetta negli States nel 1991, ha rivelato come questa volta i membri dell’IRA stessero pianificando diverse sommosse ai danni della regina.
La sovrana, infatti, avrebbe preso parte a un evento alla Casa Bianca e a una partita di baseball. E le proteste erano il frutto di un diffuso sentimento antibritannico causato e fomentato dalle ingiustizie perpetuate dalla Corona ai danni della repubblica irlandese. In tal ottica, il Sunday Bloody Sunday è sicuramente l’episodio più controverso e famoso di tutti.
Il 30 gennaio 1972, infatti, a Derry, in Irlanda del Nord, morirono 14 civili disarmati. I manifestanti stavano partecipando pacificamente alla marcia di protesta organizzata dalla Northern Ireland Civil Rights Association (NICRA). L’associazione stava manifestando contro l’Operazione Demetrius – dei cittadini irlandesi sospettati di terrorismo erano stati internati senza aver avuto prima un regolare processo – quando i soldati del primo battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’Esercito britannico cominciarono a sparare contro la folla.
“Sebbene l’articolo non contenesse minacce contro il presidente o la regina, le dichiarazioni restano provocatorie“, si legge nel documento. Anche perché nell’articolo si descrive come un gruppo irlandese avesse prenotato un grosso blocco di biglietti in tribuna per assistere alla partita di baseball. Quarant’anni dopo, quindi, l’FBI ha solo confermato come le possibilità di minacce da parte dell’IRA contro la monarchia inglese abbiano sempre accompagnato il regno di Elisabetta, cioè una figura “scomoda” ed eclatante al contempo.
Stiamo parlando ovviamente di una storia difficile e altamente controversa e che ha sempre risolto nel conflitto armato e nella paura qualsiasi controversia tra i due paesi. Elisabetta, però, rappresentava per entrambe le nazioni il centro di tutto. Motivo per cui lei diventò per l’IRA il capro espiatorio perfetto per mettere la parola fine ad anni di guerra.