C’è un trucco che usano le salumerie e i supermercati che, alla fine, ci fa pagare di più. E non ce ne siamo mai accorti.
Andare a fare la spesa, oppure recarsi nelle botteghe alimentari, dai panifici o dai salumieri è un’attività che tutti facciamo. Ognuno di noi sceglie a chi rivolgersi per comprare i generi di prima necessità, scegliendo quei luoghi dove il rapporto qualità prezzo è il più conveniente. Vogliamo mangiare bene, ma anche non spendere troppo, come normale.
Tuttavia, anche nei nostri negozi di fiducia, alle volte vengono applicati dei piccoli trucchetti o delle piccole strategie che ci portano spendere un po’ di più (non cifre esorbitanti, sia chiaro) e che alla fine della giornata pesano però in modo impattante sull’introito finale del negozio. Uno di questi stratagemmi a cui non facciamo quasi mai caso è piuttosto utilizzato nelle salumerie. Siete curiosi?
Lo stratagemma della tara che ci fa pagare di più
“Sono due etti e venti, che faccio, lascio?”. Quante volte avremo sentito porci questa domanda e quante volte avremo detto “Ma no, va bene così”. Bene, questo è un piccolissimo stratagemma psicologico che induce il consumatore a comprare un pochino di più di quanto richiesto perché difficilmente chiediamo di togliere una fetta di prosciutto per arrivare al peso domandato. Ma se davanti a questo possiamo comunque fregiarci della libertà, legittima, di dire che no, quei 20 grammi non li vogliamo, c’è qualcos’altro di più difficile da gestire ed è il prezzo della tara.
La tara altro non è che l’imballaggio della merce che, normalmente, non dovrebbe essere conteggiato quando si pesa l’alimento. Spesso però accade il contrario e sullo scontrino troviamo il peso lordo e non quello netto. Tornando all’esempio del prosciutto è evidente che questo viene pesato appoggiandolo su uno strato di carta rigida e poi dividendo le fette con altri strati di plastica.
Noi dovremmo pagare solo il prosciutto, ma alla fine invece paghiamo anche le 2 tare extra. Molti commercianti onesti questo non lo fanno, ma altri, se ci prestate attenzione, finiranno col pesare sia il prodotto che l’involucro, aumentando – seppure di poco – il prezzo finale. Il punto è che il consumatore quel costo non dovrebbe sostenerlo.
Secondo quanto racconta Nonsprecare.it sembra che a Torino siano finiti sotto inchiesta circa 6 supermercati per questo motivo. L’unico modo per difendersi da questo piccolo sotterfugio è quello di tenere gli occhi aperti e domandare come mai, laddove accadesse, si deve pagare anche il piatto o la vaschetta. Potrebbe sembrare scortese, ma in realtà chi sta subendo un danno sono i consumatori, non il salumiere o il supermercato a cui si pone la domanda legittima!