Con l’avvicinarsi delle prime scadenze fiscali in vista della dichiarazione dei redditi, torna in primo piano il tema dell’evasione delle imposte. Ecco le conseguenze da non sottovalutare.
Con le tasse non si scherza. Di solito per i “furbetti” si applicano le sanzioni amministrative, ma l’evasione fiscale può diventare un reato punito anche con la pena detentiva, cioè con la reclusione in carcere. Vediamo nel dettaglio quali sono le soglie di punibilità dei reati tributari e cosa rischia chi si sottrae al pagamento delle imposte.
È importante tenere presenti i casi che configurano reati tributari onde evitare brutte sorprese. Si va dall’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi o dell’Iva, alle contestazioni dell’Agenzia delle Entrate per dati incompleti e non veritieri indicati dal contribuente.
La peggiore delle ipotesi per i furbetti delle imposte
In base alla revisione normativa varata nel 2019 con il Decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020, è prevista l’applicazione di misure coercitive e di strumenti di indagine come le intercettazioni telefoniche e ambientali, per i casi più gravi di evasione fiscale. E quest’anno il governo Meloni ha messo mano a una riforma fiscale che ridisegna anche i reati tributari per colpire in modo più efficace e mirato gli evasori.
Oggi sono aumentate le possibilità di mettere in carcere per chi non paga le tasse, grazie all’inasprimento delle pene e all’abbassamento delle soglie di punibilità. In caso di dichiarazione infedele, per esempio, la norma penale scatta a 100mila euro (prima erano 150mila) per ogni imposta o annualità, mentre per l’omessa dichiarazione ne bastano 50mila.
Oggi sono aumentate le possibilità di mettere in carcere per chi non paga le tasse. Pixabay (Grantennistoscana.it)Non solo: è stata anche introdotta la confisca dei beni nella disponibilità del condannato il cui valore risulti sproporzionato al suo reddito. Confisca che può essere preceduta dal sequestro preventivo sin dalle indagini preliminari.
Chi rischia cosa
Chiunque al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto indichi in dichiarazione costi fittizi mediante fatture false o documenti operazioni inesistenti è punito con reclusione da 4 ad 8 anni. Previste anche la custodia cautelare e le intercettazioni. Idem per chi emette fatture fasulle, ma in caso di reiterazioni nel corso della stessa annualità il reato resta singolo.
In caso di dichiarazione fraudolenta mediante “altri artifici”, dalle operazioni simulate ai mezzi fraudolenti per ostacolare l’accertamento e indurre in errore l’amministrazione finanziaria, la pena va da 3 ad 8 anni, ma a tre condizioni. L’imposta evasa deve essere superiore a 30mila euro, l’ammontare degli elementi attivi di reddito evasi deve superare il 5% del totale dichiarato o la soglia di 1,5 milioni.
In caso di omessa dichiarazione, il reato sussiste se l’evaso supera i 50mila euro per ciascuna imposta e per ogni annualità. Prevista la reclusione da 2 a 5 anni. Le intercettazioni non sono consentite, ma le misure cautelari sì. Quanto alla dichiarazione infedele, si configura se vengono indicati elementi attivi o passivi di reddito per un ammontare non veritiero per realizzare un’evasione superiore a 100mila euro, e l’ammontare complessivo evaso supera il 10% del totale degli attivi dichiarati o 2 milioni di euro. La sanzione va da 2 anni a 4 anni e 6 mesi di reclusione.
Veniamo ai casi più frequenti: falsi incendi, allagamenti, furti d’auto o nei locali aziendali dove è conservata la documentazione contabile. La reclusione va da 3 a 7 anni con tanto di custodia cautelare e intercettazioni telefoniche o ambientali. Per operazioni quali alienazioni simulate dei propri beni o qualsiasi altro atto volto a rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva, c’è una soglia al di sotto della quale il reato non sussiste: 50mila euro, comprensivi di imposte, interessi e sanzioni amministrative applicate. Diversamente è prevista la reclusione da 6 mesi a 4 anni, che diventano 6 se l’ammontare supera i 200mila euro. Contribuente avvisato…