Via a una nuova campagna di controlli e verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate: ecco i contribuenti a rischio.
Basta un numero a dare l’idea della portata dell’operazione: 2,8 miliardi di euro. A tanto ammonta l’importo che l’Agenzia delle Entrate dovrà incassare entro il 2025 per effetto della lotta all’evasione fiscale. Lo ha annunciato il direttore Ernesto Maria Ruffini, anticipando anche un incremento dei servizi telematici, un’accelerazione dei rimborsi e una migliore efficienza sul fronte del contenzioso. Ma andiamo per ordine.
Si stringe la morsa sui “furbetti” del Fisco. In questo rovente agosto l’Agenzia non è andata in vacanza: sono partiti i controlli incrociati sui conti correnti grazie a un nuovissimo superalgoritmo noto come Anonimometro. Del resto, i contribuenti italiani devono far fronte solo nel mese in corso a poco meno di 200 scadenze di versamento. Per dare la caccia agli evasori – responsabili di un “buco” complessivo di circa 100 miliardi all’anno – sono stati reclutati altri 11mila funzionari. Non a caso nei giorni scorsi sono anche circolate voci di un prelievo forzoso dai conti correnti…
La nuova iniziativa dell’Agenzia delle Entrate
La lotta all’evasione fiscale è uno degli obiettivi affidati dal Pnrr all’Agenzia delle Entrate. Per adempiervi, da qui a fine anno saranno recapitate oltre 3 milioni di lettere di compliance ad altrettanti contribuenti non in regola con i versamenti di tributi e imposte varie (almeno secondo i controlli dell’ente). Il tutto per un incasso stimato in 2,77 miliardi.
Soldi che, secondo Ruffini, finiranno nelle casse dello Stato già ad ottobre, con più di un anno di anticipo rispetto alla scadenza in agenda. Alcune cifre per rendere l’idea del fenomeno: oltre l’80% del totale dell’evasione è imputabile a chi non presenta la dichiarazione dei redditi o presenta una dichiarazione infedele. Ma meno del 20% è dovuto alla cosiddetta evasione da versamento, cioè di chi presenta la dichiarazione ma poi non salda quanto dovuto.
L’operato dell’Agenzia delle Entrate si basa in larga parte sull’archivio dei conti correnti, che consente di intercettare, tra le altre cose, i soggetti con residenza fittizia all’estero ma titolari di conti correnti nel Belpaese. Con l’Anonimometro gli agenti del Fisco ricavano i dati contenuti all’interno dell’Archivio dei Rapporti Finanziari e li incrociano con tutte le altre informazioni in possesso dell’amministrazione tributaria, per verificare eventuali incongruenze.
Si procede quindi a una vera a propria analisi del rischio basata sull’Anagrafe dei Conti Correnti, il maxi database del Fisco che raccoglie i dati relativi a ogni singolo conto corrente dei contribuenti italiani. Ovvero: estratti conto, movimentazioni in entrata e in uscita e qualsiasi altro rapporto, compresa la gestione titoli e le cassette di sicurezza. I primi accertamenti riguarderanno l’anno 2017. E permetteranno di individuare in particolare i soggetti che hanno effettuato importanti movimentazioni sui propri conti correnti ma non hanno presentato la Dichiarazione dei redditi.
La logica alla base dei nuovi controlli fiscali
Come detto, il perno dei nuovi controlli sarà un’enorme banca data che viene alimentata regolarmente dalle informazioni che vengono fornite dalle banche all’Agenzia delle Entrate. Che a sua volta, nell’ambito di controlli periodici, individua i soggetti che, per l’incongruenza tra entrate, uscite e somme dichiarate, appaiono a più alto rischio di evasione fiscale. Il tutto però operando nel pieno rispetto della privacy. I dati sono trattati in maniera anonima, almeno in un primo momento, e quelli sensibili vengono sostituiti con dei codici fittizi.
Il processo di analisi del rischio fiscale si articola in 10 fasi. Il primo step è l’individuazione della platea di riferimento e dalla scelta dei dati che dovranno essere utilizzati. Dì lì si arriva gradualmente alla predisposizione di una serie di liste selettive, sulla base delle quali prendono il via i controlli fiscali veri e propri. Naturalmente l’analisi affidata al superalgoritmo viene poi integrata e supportata dal lavoro dei funzionari in carne e ossa.
Tra gli obiettivi legati alla compliance rientra anche la previsione di una maggiore digitalizzazione dei servizi offerti dall’Agenzia delle Entrate alla platea dei contribuenti. Con un focus sulla dichiarazione precompilata, che la convenzione siglata con il Ministero dell’Economia definisce “lo strumento di maggiore efficacia che l’Agenzia ha messo a disposizione” dei cittadini.
Non è tutto. Nel piano di lavoro previsto per il triennio 2023-2025, l’Agenzia delle Entrate sarà impegnata a implementare “costanti miglioramenti ed estensioni, in un percorso di progressiva dematerializzazione dei modelli di dichiarazione”. Percorso “teso a raggiungere l’obiettivo di far venir meno la necessità stessa di presentarla, consentendo in futuro al cittadino di limitarsi a verificare i dati raccolti dall’Agenzia”. I controlli fiscali incrociati andranno dunque di pari passo con un potenziamento dell’assistenza ai contribuenti, al fine di realizzare quello che il direttore Ruffini ha definito non un “Fisco amico”, ma “serio interlocutore”.