Tutti conosciamo la tragica fine del Titanic, ma se a farlo affondare non fosse stato un iceberg? La suggestiva teoria sull’incidente.
Era il 1912 quando il Titanic, la più grande e avveniristica nave da crocera mai progettata fino ad allora, salpò dal porto di Southampton per giungere sino a quello di New York. Si trattava della prima traversata di questo genere, mai prima d’allora una nave aveva trasportato così tanti passeggeri a scopo esclusivamente turistico.
Quel viaggio, insomma, avrebbe dovuto rappresentare il primo capitolo dei viaggi turistici transoceanici ed il successo di quella prima traversata avrebbe avuto un’eco mondiale e reso infinitamente ricchi i proprietari. All’epoca si conoscevano ovviamente i rischi di una simile impresa, visto che il mare è notoriamente insidioso e un viaggio attraverso l’oceano poteva riservare imprevisti e problematiche.
Tuttavia si pensava di essere riusciti a costruire una nave sufficientemente stabile e resistente. Costruita dall’azienda Harlaand and Wolff a Belfast, lo scafo era costituito da più strati al fine di reggere il peso della struttura ma anche di resistere ad eventuali urti. Inoltre erano stati inseriti dei compartimenti stagni al fine di proteggere la nave in caso di foratura e ingresso dell’acqua nelle zone delle sala macchine.
I costruttori avevano pensato anche ad eventuali emergenze che il sistema di protezione non fosse riuscito a scongiurare (incendi o squarci nello scafo), inserendo delle scialuppe di salvataggio in grado di portare in salvo sia i passeggeri che il personale di bordo. Si era certi insomma che il Titanic non fosse solo la nave da crociera più lussuosa mai costruita (persino la terza classe aveva più confort di quelle delle altre navi), ma fosse anche la più sicura.
Tutti sappiamo com’è finita, il viaggio inaugurale dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti d’America non è mai stato completato poiché l’imbarcazione ha colpito un iceberg mentre si trovava nell’Atlantico del Nord. Delle 2.206 persone a bordo (1.308 passeggeri e 898 membri dell’equipaggio) morirono 1.517 persone, una tragedia immane, raccontata negli anni a venire da coloro che sono sopravvissuti al disastro.
A distanza di più di cento anni da quella che ancora oggi è una delle tragedie navali più grandi della storia, c’è chi sostiene che il Titanic non si sia inabissato a causa dell’urto dello scafo contro un iceberg. Questa teoria parte dal presupposto che i costruttori avevano creato uno scafo più resistente e che in condizioni normali questo avrebbe retto all’urto con il ghiaccio. Ma se così fosse, cosa ha causato il cedimento?
Stando alla teoria esposta nel libro ‘The Titanic’s Mummy’ dallo scrittore David Smith, la causa della tragedia del 1912 è da attribuire ad un incendio scoppiato all’interno della nave dieci giorni prima del viaggio inaugurale. Secondo quanto sostenuto da Smith, 10 giorni prima della partenza è esploso un incendio nel deposito di carbone della nave. Questo sarebbe stato estinto rimuovendo il carbone infuocato dal pavimento tramite una pala con la quale sarebbe stato buttato all’interno di una delle fornaci.
L’intervento ha impedito il propagarsi dell’incendio e dunque che le fiamme potessero estendersi oltre il deposito di carbone, tuttavia secondo Smith avrebbe intaccato l’integrità strutturale dello scafo e causando una falla critica nella paratia. La teoria di Smith non è totalmente nuova, visto che in passato è stato ipotizzato che un incidente simile si fosse verificato durante la navigazione.
Secondo quest’altra ipotesi, gli addetti alla fornace avrebbero cercato di impedire l’incendio gettando nella fornace il carbone incandescente. L’azione repentina per impedire il propagarsi delle fiamme, avrebbe causato un aumento non previsto della velocità di navigazione e impedito al capitano della nave di evitare l’iceberg.
La dinamica della collisione in realtà non è mai stata chiarita del tutto. Secondo quanto emerso dalle testimonianze dei sopravvissuti, diversi minuti prima dell’impatto gli uomini messi di vedetta avevano visto qualche cosa luccicare davanti alla traiettoria della nave, ma trovandosi ad operare ad occhio nudo non riuscirono a distinguere di cosa si trattasse se non pochi minuti prima dell’impatto.
A quel punto venne dato l’allarme con la campana e uno degli uomini di vedetta chiamò la cabina di comando per avvertire del pericolo. In quel momento si trovavano al comando della nave il sesto ufficiale James Moody ed il timoniere Robert Hichens. Moody ordinò di virare tutto a sinistra per allontanare la prua dall’iceberg, ma pare che questa manovra abbia avvicinato pericolosamente la poppa al gigante di ghiaccio, dunque , poco dopo ordinò una conversione di virata.
Non è chiaro inoltre quale azione venne compiuta con i motori. C’è chi sostiene che Moody li impostò “indietro tutta”, ma questa versione dei fatti non è accettata da tutti. Se avesse fatto in questo modo, infatti, avrebbe avuto meno possibilità di deviare la nave ed evitare rapidamente l’iceberg. Sta di fatto che nonostante i tentavi l’impatto non è stato evitato e sullo scafo si erano aperte ben sei falle.
I testimoni dichiararono che l’impatto non fu avvertito in maniera distinta e che addirittura in prima classe questo causò un leggero tintinnio dei lampadari. Ad accorgersi che la nave stava imbarcando acqua furono per primi i fuochisti. Avvisato dell’accaduto, il capitano della nave diede l’ordine di controllare lo stato del danno, consapevole del fatto che il Titanic avrebbe potuto continuare la marcia anche se quattro compartimenti fossero stati invasi dall’acqua.
Purtroppo però erano già allagati 5 compartimenti e a quel punto non restava altro da fare che avviare le operazioni di evacuazione. La chiusura delle paratie dei locali caldaie e l’utilizzo delle pompe idrauliche non fu sufficiente ad impedire l’ingresso dell’acqua e l’evacuazione di tutti gli addetti ai locali caldaie. Grazie alla chiusura delle porte stagne e alle pompe idrauliche il personale di bordo è riuscito a ritardare l’inabissamento della nave e a salvare quante più persone possibile. Molti morirono per la mancanza di posti sulle lance di salvataggio e per quella di salvagenti individuali, altri morirono in acqua in attesa dei soccorsi.
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