Invertire gli effetti dell’invecchiamento è davvero possibile? Uno studio apre le porte per la ricerca dell’elisir di lunga vita

È possibile riportare indietro le lancette del tempo e invertire addirittura gli effetti dell’invecchiamento? Uno studio apre prospettive inedite.

Una ricerca americana sul ringiovanimento e invecchiamento delle cellule in condizioni di stress acuto ha scoperto che si tratta di un processo dinamico. Il che fa pensare che si potrebbe anche invertire. Un passo verso l’elisir di lunga vita?

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Riavvolgere il nastro del tempo e invertire il processo di invecchiamento: è possibile? – grantennistoscana.it

Non tutti invecchiano alla stessa maniera: è un dato di fatto. Dal confronto tra persone nate anche lo stesso anno emerge chiaramente che la sferza dell’età non si è abbattuta su tutti allo stesso modo. Sia per quel che riguarda la salute che nel caso dell’aspetto esteriore.

Da cosa dipende questa selettività della vecchiaia? Difficile dare una risposta univoca: l’invecchiamento è un fenomeno altamente complesso, dove sono in ballo vari fattori. L’età biologica è legata al passare del tempo, ma anche alla genetica, allo stile di vita, all’ambiente in cui viviamo.

Per non parlare di un altro fattore che incide in maniera pesante sull’invecchiamento biologico: lo stress, in grado di danneggiare le cellule del corpo e la loro capacità di rinnovamento e riparazione. Insomma, lo stress è un sorvegliato speciale negli studi sui processi di invecchiamento.

Che effetti ha lo stress sulle cellule del corpo? Ecco cosa dice uno studio americano

Non stupisce allora che proprio sul fronte dello stress si sia registrata una novità significativa. Proviene, come spesso capita, dagli Stati Uniti. Più precisamente dal Brigham and Women’s Hospital di Boston. Secondo gli ultimi studi pare che sia possibile invertire, quantomeno in una certa misura, gli effetti dell’invecchiamento provocati dallo stress.

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Lo studio della risposta delle cellule del nostro corpo allo stress ha rivelato cose sorprendenti sul processo di invecchiamento – grantennistoscana.it

È quanto afferma una ricerca apparsa sulla rivista Cell Metabolism. Una serie di recenti esperimenti ha dimostrato, in provetta, come l’invecchiamento non rappresenti sempre e comunque un fenomeno a senso unico. Date alcune condizioni, infatti, sembra che gli effetti dell’invecchiamento sulle cellule possano anche svanire.

Prendendo le mosse da queste nuove scoperte i ricercatori hanno provato a indagare in questa direzione: seguendo cioè la pista che vede l’invecchiamento biologico non come un fenomeno immodificabile e unidirezionale. No, secondo il team di ricerca di Boston l’invecchiamento è qualcosa di ben più dinamico: un processo che nel tempo può aumentare o diminuire a seconda delle condizioni del nostro organismo.

Invecchiamento: un processo dinamico

Un’ipotesi che i ricercatori hanno testato concentrandosi sui mutamenti subiti dal nostro organismo sottoposto a stress fisiologico. Il team di scienziati ha analizzato come cambiano in queste circostanze i livelli di metilazione del Dna. Si tratta di un tipo di alterazione epigenetica (modifica dell’espressione genica non dovuta a mutazioni nel codice genetico) largamente impiegata come biomarcatore dell’invecchiamento biologico.

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Dalla ricerca di Boston l’invecchiamento appare come un processo dinamico, non stabilito una volta per sempre – grantennistoscana.it

Analizzando in questa maniera i campioni di sangue di persone operate chirurgicamente, di donne incinte e di pazienti ricoverati in terapia intensiva per via del Covid, gli studiosi hanno potuto studiare il profilo di metilazione del Dna dei partecipanti durante varie fasi. E cioè prima, durante e dopo il fatto stressante (che nel caso in questione era rappresentato, rispettivamente, dall’intervento chirurgico, dalla permanenza in terapia intensiva e dal parto).

In questo modo i ricercatori sono riusciti a dimostrare che le cellule delle persone coinvolte nello studio mostravano inequivocabilmente segni di invecchiamento biologico. All’origine c’era la situazione di stress intenso che i partecipanti avevano sperimentato. La cosa interessante era però che in seguito questi segni di invecchiamento tendevano a scomparire.

In futuro si potrà invertire l’invecchiamento?

Si tratta di risultati – premettono gli autori della ricerca mettendo le mani avanti – da prendere con circospezione. Fatte salve le cautele del caso, gli esiti però sembrano effettivamente indicare la presenza di un collegamento tra alcune componenti dell’invecchiamento biologico e processi dinamici che, in qualche maniera, invecchiano e ringiovaniscono di continuo le cellule del nostro organismo in reazione allo stress.

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Potremo invertire gli effetti dell’invecchiamento grazie alla scienza? – grantennistoscana.it

Come spiega Vadim Gladyshev, il genetista del Brigham and Women’s Hospital alla guida del team di ricerca che ha condotto lo studio, in futuro ci sarà da approfondire un aspetto fondamentale. Ovvero, afferma Gladyshev, ci sarà da capire «in che modo l’aumento transitorio dell’età biologica e la capacità di recuperare dopo questo aumento possano contribuire ad accelerare l’invecchiamento dell’organismo nel corso della vita».

In altri termini, resta tutto da capire come l’invecchiamento transitorio e reversibile associato allo stress contribuisca all’invecchiamento progressivo, attualmente irreversibile, a cui il nostro corpo va incontro col passare del tempo. Indagare in questa direzione potrebbe aiutare nello sviluppo di terapie e farmaci antiaging (ovvero contro l’età). In grado di rallentare con efficacia gli effetti del tempo che passa. E anche, questo è l’auspicio degli scienziati, perfino di invertirli.

Il sogno dell’immortalità, l’ultima utopia

Lo studio di Boston è solo l’ultimo in ordine di tempo tra le ricerche che puntano a riportare indietro l’orologio del tempo, cercando di oltrepassare i limiti della vita umana. La cosa non stupisce in società del benessere come le nostre, dove la morale dominante è una morale della vita lunga che porta necessariamente a rincorrere l’elisir di lunga vita.

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Peter Pan, il simbolo per eccellenza della ricerca dell’eterna giovinezza – grantennistoscana.it

Una ricorsa alla pietra filosofale che naturalmente si serve della scienza e della tecnica per costruire un uomo nuovo (o, meglio, un uomo immortale). La caccia all’immortalità è partita da tempo.

Sconfiggere la morte è il sogno nemmeno tanto nascosto – anzi esplicitato apertamente – del movimento transumanista (o postumano) per il quale vecchiaia e morte vanno equiparate a malattie da sconfiggere.

Quei “profeti” che vogliono sconfiggere la morte

Qualche tempo fa ad esempio avevano fatto scalpore ad esempio le “profezie” del futurologo Raymond Kurzweil, uno dei “guru” del movimento transumanista. Bene, secondo Kurzweil dal 2030 in avanti i progressi di genetica, nanotecnologia e robotica decreteranno la fine della morte e di altre realtà “obsolete” come malattia e invecchiamento. L’uomo vincerà malattie e vecchiaia, riuscendo a “guarire” da quella condizione patologica che per i transumanisti va considerata la morte.

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Aubrey De Grey, lo scienziato inglese che vuole “curare” la vecchiaia come se fosse una malattia (foto Ansa) – grantennistoscana.it

Un altro su questa stessa linea è Aubrey De Grey, biogerontologo britannico impegnato nel progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence, cioè “Strategie per ingegnerizzare una senescenza trascurabile”). De Grey da anni annuncia la fine dell’invecchiamento spiegandoci come la scienza esaudirà il sogno dell’eterna giovinezza. Col progetto SENS si propone di mettere a punto terapie capaci di “curare” l’invecchiamento.

Il “biohacker” che vuole tornare giovane

C’è anche chi è già passato da tempo alla pratica ed è partito alla ricerca del mito dell’eterna giovinezza con qualche soldo in più nelle tasche rispetto a Dorian Gray o a Peter Pan. Si tratta del 45enne Bryan Johnson, magnate americano che ha fatto fortuna vendendo a eBay la Braintree payment solutions per la bella cifra di 800 milioni di dollari. Una montagna di soldi che adesso sta investendo nel Progetto “Blueprint”: un esperimento di bio-hacking per “riprogettare” il proprio corpo.

Lo scopo? Riportare indietro le lancette del tempo di molti anni. Ma senza usare la macchina del tempo, bensì seguendo un meticoloso programma di ringiovanimento sotto la costante supervisione di un team medico composto da una trentina di esperti. L’obiettivo finale è ritornare all’età biologica di 18 anni. In questo progetto Johnson investe 2 milioni di dollari ogni anno, sottoponendosi a controlli continui durante la giornata.

Pare che il programma di ringiovanimento del biohacker americano abbia già prodotto dei risultati significativi, visto che il suo organismo a quanto pare dimostrerebbe già adesso cinque anni di meno. Meglio ancora è andata al cuore (che dimostrerebbe 37 anni) e alla pelle (di un ventottenne). Per capacità polmonare e forma fisica invece l’obiettivo di tornare diciottenne sarebbe addirittura già stato raggiunto. L’ultima trovata per cercare di assicurarsi l’immortalità è stata quella di iniettarsi un intero litro di sangue del figlio di 17 anni.

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