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La malattia delle gengive ha un legame con l’Alzheimer: i sintomi da non sottovalutare, controlla i denti subito

Da un nuovo studio emerge un legame tra la parodontite e la formazione della placca amiloide, un segno distintivo della malattia di Alzheimer.

La salute mentale comincia (anche) dalla bocca. A dirlo è un nuovo studio scientifico condotto negli Stati Uniti. Più precisamente, le parodontiti facilitano a quanto pare la formazione delle placche tipiche della malattia di Alzheimer. Ecco tutti i dettagli e il possibile impatto della scoperta sul nostro stile di vita.

Le parodontiti facilitano la formazione delle placche tipiche della malattia di Alzheimer. (Grantennistoscana.it)

I ricercatori hanno messo in rilievo un nesso ben preciso tra la malattia parodontale e la formazione della placca amiloide, un tipico segno della malattia di Alzheimer. Il disturbo gengivale, infatti, provoca lesioni che consentono ai batteri della bocca di entrare nel flusso sanguigno, per poi attraversare la barriera ematoencefalica e stimolare le cellule della microglia del cervello.

Le cellule “stravolte” dalla malattia alle gengive

La ricerca, condotta da un’équipe del Forsyth Institute e della Boston University, è stata appena pubblicata dall’autorevole Journal of Neuroinflammation e spiega dettagliatamente come la malattia alle gengive possa portare a cambiamenti nelle cellule della microglia, le cellule immunitarie del cervello responsabili della digestione della placca amiloide.

In base ai dati raccolti, i ricercatori sostengono che i batteri del cavo orale abbiano un ruolo significativo nello sviluppo di gravi malattie come il cancro del colon e varie patologie cardiache. “Sapevamo già da uno studio precedente che l’infiammazione associata alla malattia gengivale attiva una risposta infiammatoria nel cervello”, spiega Alpdogan Kantarci, autore senior dello studio, “e ci siamo chiesti se i batteri possano causare un cambiamento nelle cellule cerebrali”.

Riconoscere in che modo i batteri orali causano la neuroinfiammazione sarà di aiuto allo sviluppo di strategie mirate. (Grantennistoscana.it)

L’équipe ha così scoperto che le cellule della microglia, se esposte ai batteri orali, si sovrastimolano. Grazie alle lesioni provocate dalla malattia gengivale, i batteri della bocca possono entrare nel flusso sanguigno, attraversare la barriera ematoencefalica e stimolare le cellule della microglia del cervello. Gli scienziati hanno monitorato la progressione della malattia negli animali da laboratorio con parodontite, confermando che i batteri arrivano fino al cervello.

Tecnicamente, gli scienziati hanno isolato le cellule della microglia e le hanno esposte ai batteri orali. L’esposizione ha stimolato queste cellule e attivato una neuroinfiammazione, con una serie di cambiamenti alle placche amilodi. “Riconoscere in che modo i batteri orali causano la neuroinfiammazione sarà di aiuto allo sviluppo di strategie mirate”, afferma Kantarci.

La ricerca “gemella” degli scienziati giapponesi

Che prendersi cura dei propri denti possa determinare una migliore salute del cervello è stato appurato anche da un altro recente studio della Tohoku University di Sendai, in Giappone, pubblicato su Neurology, la rivista scientifica dell’American Academy of Neurology. La ricerca ha coinvolto 172 persone con un’età media di 67 anni senza problemi di memoria. I partecipanti sono stati sottoposti a esami dentali e a test mnemonici, oltre che a scansioni cerebrali per misurare il volume dell’ippocampo all’inizio dello studio e quattro anni più tardi.

Il numero di denti e la quantità di malattie gengivali sono collegati cambiamenti nell’ippocampo sinistro del cervello. (Grantennistoscana.it)

I ricercatori hanno rilevato che le malattie gengivali e la perdita dei denti si associano a una riduzione del cervello nell’area dell’ippocampo. Area che svolge un ruolo decisivo per la memoria e l’incidenza dell’Alzheimer. Più nel dettaglio, il numero di denti e la quantità di malattie gengivali sono collegati cambiamenti nell’ippocampo sinistro del cervello.

Nel caso di malattie gengivali lievi, alla presenza di un minor numero di denti corrisponde a un più rapido tasso di contrazione cerebrale nell’ippocampo sinistro. Nel caso gravi problemi gengivali, invece, avere più denti è indice di un tasso più rapido di contrazione cerebrale sempre nell’ippocampo sinistro. Infine, con la gengivite lieve l’aumento del tasso di contrazione cerebrale equivale a quasi un anno di invecchiamento del cervello, mentre con gengivite grave corrisponde a 1,3 anni di invecchiamento.

Le conclusioni dell’esperto

“La perdita dei denti e le malattie gengivali, che sono infiammazioni del tessuto intorno ai denti in grado di causare il restringimento delle gengive e l’allentamento dei denti, sono molto comuni. Ecco perché valutare un potenziale legame con la demenza è incredibilmente importante”, ha osservato Satoshi Yamaguchi della Tohoku University di Sendai in Giappone, autore dello studio. “I risultati della ricerca – ha aggiunto Yamaguchi – hanno rivelato che queste condizioni possono avere un ruolo nella salute dell’area cerebrale che controlla il pensiero e la memoria, dandoci un altro motivo per prenderci cura dei denti”.

Lo stesso Yamaguchi conclude che questi risultati evidenziano l’importanza di preservare la salute dentale. E suggeriscono che la presenza di denti con gravi malattie gengivali è associata all’atrofia cerebrale. Ragion per cui “controllare la progressione della malattia gengivale attraverso regolari visite odontoiatriche è fondamentale, e i denti con gravi malattie gengivali potrebbero dover essere estratti e sostituiti con dispositivi protesici appropriati”.

Enrico DS

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