Sempre più lavoratori sono attratti all’estero da stipendi più alti e migliore qualità di vita. E non è una buona notizia per l’Italia.
La Svizzera è un paese molto apprezzato dagli italiani per le opportunità professionali e commerciali che offre. Molti italiani scelgono di lavorare in Svizzera, trasferendo la loro residenza o diventando lavoratori frontalieri che attraversano il confine ogni giorno per tornare a casa dopo il lavoro.
Tra le professioni più richieste in Svizzera, aperte anche ai candidati stranieri, c’è quella del personale medico qualificato, in particolare degli infermieri. D’altra parte, la Svizzera sembra apprezzare l’esperienza italiana in questo settore e offre salari molto interessanti, il che sta attirando sempre più italiani nel paese.
Tuttavia, i sindacati sollevano delle preoccupazioni riguardo a questa situazione, affermando che la migrazione di personale italiano potrebbe mettere a rischio il sistema sanitario italiano, che è già gravemente colpito dagli effetti della pandemia da Covid-19 e dalle difficoltà degli ospedali nel trovare personale. Vediamo più dettagli su questa questione.
Lo stipendio in Svizzera è molto interessante: quasi il doppio rispetto all’Italia
Un numero sempre maggiore di professionisti sanitari italiani è attratto dalle opportunità di lavoro all’estero. Paesi come Germania, Lussemburgo, Regno Unito e Svizzera apprezzano particolarmente il nostro personale e sempre più giovani laureati prendono in considerazione la possibilità di trasferirsi all’estero, soprattutto nel momento appena successivo alla laurea.
La Svizzera risulta essere una delle destinazioni preferite dagli infermieri italiani per lavorare all’estero, e ci sono due motivi principali per questa scelta. In primo luogo, gli stipendi sono molto più alti rispetto all’Italia. Il presidente di Nursing Up, il sindacato degli infermieri italiani, Antonio De Parla, ha spiegato che in Svizzera si possono guadagnare fino a 3.000 euro netti al mese, che possono arrivare anche a 8.000 dopo anni di esperienza e specializzazione.
Inoltre, sono previsti piani di crescita e formazione costante per il personale, che sono purtroppo assenti in Italia. Ci sono anche misure per favorire una migliore conciliazione tra lavoro e famiglia.
Se confrontiamo gli stipendi annuali degli infermieri in Italia e in Svizzera, i numeri sono significativi. In Italia, lo stipendio annuale di un infermiere nel settore pubblico è di circa 29.233 euro, poco più di 2.400 euro al mese. In Svizzera, invece, lo stipendio annuale raggiunge i 62.000 euro, con una media di 5.000 euro al mese.
Il secondo motivo riguarda la lingua. In alcuni dei 26 cantoni svizzeri non ci sono problemi linguistici perché l’italiano è parlato e compreso da tutti.
Non solo benefici: anche i costi aumentano in Svizzera
Tuttavia, è importante considerare il costo della vita. Anche se gli stipendi svizzeri sembrano molto attraenti, bisogna tenere presente che il costo della vita in Svizzera è più alto rispetto all’Italia.
Coloro che guadagnano di più sono i lavoratori frontalieri che attraversano il confine ogni giorno per lavorare in Svizzera e poi tornano a casa. In questo modo possono beneficiare di stipendi elevati rimanendo in Italia. Per coloro che decidono di trasferirsi definitivamente all’estero, il reddito mensile netto sarà inferiore a causa del costo della vita più alto.
In ogni caso, la migrazione di personale sanitario all’estero esiste e preoccupa i sindacati. In particolare, Nursing Up ha chiesto un intervento per fermare questa fuga di infermieri, che aumenterà ulteriormente la carenza di personale nelle strutture sanitarie italiane.
L’Italia può davvero permettersi di lasciar andare i suoi infermieri?
Secondo l’ultimo rapporto “Health at a glance: Europe 2022“, realizzato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in collaborazione con la Commissione europea, nel 2020 in Italia c’erano 6,3 infermieri ogni mille abitanti, mentre la media dei paesi dell’Unione europea era di 8,3. All’interno del personale sanitario, c’erano 1,6 infermieri per ogni medico, rispetto a una media europea di 2,2.
Negli anni, diverse associazioni di categoria e istituti hanno cercato di quantificare la carenza di questa figura professionale in Italia. Ad esempio, secondo la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), servirebbero circa 63.500 infermieri in più rispetto a quelli attualmente impiegati: “27 mila al Nord, circa 13 mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole”.
Tuttavia, è importante sottolineare che i confronti internazionali si riferiscono a sistemi sanitari molto diversi da quello italiano. Ad esempio, il sistema sanitario italiano ha poco in comune con quello degli Stati Uniti, dove il rapporto tra infermieri e popolazione è molto più elevato ma non esiste un sistema sanitario pubblico in cui lo Stato si occupa della maggior parte delle cure mediche dei cittadini.
Nuove assunzioni nei prossimi anni in Italia
Oltre alle carenze individuate negli studi citati in precedenza, anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede un aumento del personale ospedaliero per i prossimi anni. Secondo le stime del Sole 24 Ore, per soddisfare le aspettative del Pnrr saranno necessarie circa 30.000 nuove assunzioni di infermieri nei prossimi tre anni.
Tra le riforme previste da piano ce n’è anche una che prevede una “Riforma dell’assistenza sanitaria territoriale“. Secondo le linee guida, nel sistema sanitario riformato gli infermieri dovranno svolgere un ruolo centrale nell’assistenza domiciliare e nei servizi di consulenza familiare.
Inoltre, si parla anche di una nuova figura professionale, chiamata in via provvisoria “infermiere di famiglia e comunità” e definita come “la figura professionale di riferimento che fornisce assistenza in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera”.
Tra preoccupazioni e aspettative per il futuro, il sistema sanitario nazionale continua ad essere al centro del dibattito pubblico. La speranza di tutti gli italiani è che si smetta di chiudere ospedali e fare tagli alla sanità e si inizi ad investire seriamente, magari incentivando i nostri giovani infermieri a restare nel loro paese, piuttosto che dover fuggire in cerca di una vita migliore.