Il caso della 13enne morta dopo aver provato a seguire la nuova sfida di TikTok ha portato gli esperti a lanciare un allarme. Ecco che cos’è il “chroming”.
Negli ultimi anni il social network cinese si è guadagnato una sempre maggiore popolarità, in particolare tra i più giovani. Tuttavia TikTok è finito in diverse occasioni al centro di accese polemiche. Da un lato per via del tema della protezione dei dati degli utenti. Dall’altro per i rischi legati alle “challenge” particolarmente pericolose che si diffondo tra gli users meno consapevoli. Questo è il caso della ragazza di 13 anni recentemente deceduta.
Purtroppo, non è la prima volta che una sfida di TikTok si trasforma in una vera e propria tragedia. Poco più di un mese fa, in Ohio, un altro 13enne ha perso la vita in seguito all’assunzione di un antistaminico di banco. Jacob Stevens Greenfield, lo scorso 12 aprile, è deceduto a causa del sovradosaggio mentre era intenzionato a seguire una “challenge” diventata virale sulla piattaforma.
La sfida prevedeva il consumo del farmaco (solitamente prescritto per curare il raffreddore comune o legato all’allergia da fieno), in grado di provocare allucinazioni. Il 13enne ha iniziato ad avere una serie di crisi epilettiche intanto che il suo amico lo stava riprendo con lo smartphone per pubblicare il video della “challenge” sui social. Jacob ha passato sei giorni in ospedale collegato ad un respiratore prima di morire.
In seguito al caso della morte di Jacob Stevens Greenfield, TikTok ha pubblicamente espresso le sue condoglianze alla famiglia aggiungendo che l’azienda è sempre impegnata nella rimozione di “contenuti che promuovono comportamenti pericolosi” avendo “la sicurezza della community come priorità”.
La piattaforma ha assicurato di non aver mai visto una tendenza simile tra i post condivisi dagli utenti. Eppure già nel 2020 la Food and Drug Administration degli Stati Uniti aveva diffuso un messaggio di avviso circa i rischi legati all’uso inappropriato del farmaco che ha portato al decesso del 13enne, mettendo in guardia gli users. L’agenzia si era rivolta a TikTok chiedendo di eliminare qualsiasi video che esortasse al suo abuso.
Avvenimenti come questo hanno riportato in auge il dibattito intorno al social lanciato nel 2016, inizialmente con il nome musical.ly. L’anno seguente è stato acquistato dall’azienda ByteDance, che lo ha rinominato TikTok, e in poco tempo si è espanso a macchia d’olio diventando una delle piattaforme più scaricate ed utilizzate al mondo ed affermandosi come un nuovo rivale per i colossi come Instagram e Facebook.
Nel 2020 TikTok ha superato il miliardo di iscritti. Oggi figura come il motore di ricerca preferito delle nuove generazioni, che lo utilizzano per informarsi più di quanto facciano con Google. Sul social è possibile trovare qualsiasi tipo di contenuto. Dai tutorial di make-up e moda, ai “life hacks” (ossia quelle dritte per risolvere i problemi quotidiani che potrebbero riguardare, per esempio, la casa); dalle sopracitate “challenge” alle ricette di cucina.
È una vera e propria fonte di intrattenimento per tantissime persone sparse in tutto il mondo. Tuttavia, fin dal suo “boom“, non sono tardate ad arrivare le polemiche. Tre anni fa i membri del gruppo Anonymous hanno accusato apertamente la piattaforma di essere, in realtà, un malware sfruttato dal governo cinese per poter accedere ai dati personali degli utenti.
Col passare del tempo, diversi Paesi si sono schierati pubblicamente contro la piattaforma, dimostrando il loro scetticismo nei confronti delle garanzie sulla privacy degli iscritti. Alla fine dell’anno scorso gli Stati Uniti hanno vietato l’utilizzo del social sui dispositivi federali. A distanza di qualche mese, il Canada ha preso la stessa posizione. Quest’anno, invece, è arrivata la volta della Commissione Europea.
TikTok è stato bannato anche dai dispositivi governativi di Taiwan, Danimarca, Belgio e Regno Unito, sempre nell’intento di prevenire possibili rischi. Mentre la piattaforma fa di tutto per difendersi da quelli che, a detta sua, sarebbero solamente attacchi guidati dai pregiudizi verso il governo cinese, le critiche continuano a dilagare. Non solo per quanto riguarda l’aspetto della privacy, ma anche per la pericolosità del social in sé.
È stata ormai constatata la forte influenza che la piattaforma esercita sui più giovani, con risultati decisamente allarmanti. Precedentemente abbiamo menzionato il caso di Jacob Stevens Greenfield, morto a soli 13 anni per via di una “challenge”. Ebbene, la vicenda si è tristemente ripetuta negli scorsi mesi con il decesso della giovanissima Esra Haynes.
La ragazza – anche lei 13enne – ha perso la vita in seguito all’inalazione di un deodorante spray mentre si trovava a casa di una sua amica nel corso di un pigiama party. Stavano festeggiando la designazione di Esra a co-capitana della sua squadra di calcio femminile under-14. Durante la serata, però, le due hanno pensato di cimentarsi in una sfida vista su TikTok, nota come “chroming”.
La nuova tendenza consiste nell’inalare le sostanze tossiche derivanti da prodotti come il deodorante spray. O, in alternativa, da evidenziatori, pennarelli, vernici e così via. Come nel caso della morte di Jacob, la “challenge” punta ad entrare in uno stato di euforia caratterizzato da allucinazioni, con gli stessi esiti dell’assunzione di stupefacenti.
Tuttavia le sostanze in questione sono particolarmente dannose. Oltre a legarsi agli effetti appena descritti, possono essere causa di insufficienza renale, problemi al fegato e arresto cardiaco. A distanza di qualche ora dall’inizio del pigiama party, la mamma dell’amica di Esra ha contattato i genitori di quest’ultima dicendo loro che la figlia sembrava in preda ad un attacco di panico.
La 13enne ha avuto un arresto cardiaco ed è finita in coma, tenuta in vita da una spina che i genitori hanno deciso di staccare otto giorni più tardi. Oggi la sua famiglia è impegnata nella sensibilizzazione sui pericoli nascosti dietro quelle che potrebbero sembrare “challenge” innocue sui social.
Inoltre, si è rivolta al governo australiano (la tragedia, infatti, si è consumata a Melbourne) chiedendo che le sostanze tossiche presenti nei prodotti come i deodoranti subiscano un calo. I genitori di Esra, nonostante la disperazione per l’aver perso la figlia, si sono anche battuti affinché, nelle scuole, gli alunni ricevano gli insegnamenti base per la rianimazione cardiaca.
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