Scoperta incredibile su un animale che potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella cura del cancro.
Sviluppare la ricerca su questa specie potrebbe portare a mettere a punto nuovi strumenti e soluzioni nella lotta contro questa terribile malattia che ogni anno porta alla morte milioni di persone.
È uno dei grandi misteri della medicina: perché alcune specie animali si ammalano più di frequente di cancro mentre in altre sorprendentemente questa terribile malattia si presenta molto più raramente?
Ad esempio le balene e gli elefanti si ammalano poco di cancro, che invece rappresenta la principale causa di morte per i nostri amici a quattro zampe cani e gatti. Anche leopardi e volpi sono suscettibili alla malattia, molto meno invece pecore e antilopi. E naturalmente il cancro è una faccenda che purtroppo riguarda anche noi esseri umani. Per l’uomo il cancro infatti è una delle principali cause di morte. Ogni anno uccide circa 10 milioni di persone nel mondo.
Perché alcuni animali si ammalano poco o nulla di cancro?
Appare paradossale il fatto che animali enormi come elefanti e balene siano poco esposti al rischio di ammalarsi di cancro quando invece la loro mole dovrebbe esporli particolarmente visto il gran numero di cellule dei loro corpi, ciascuna delle quali potrebbe far partire un tumore. Più cellule si hanno, più alta dovrebbe essere la probabilità di ammalarsi di cancro.
Ma per queste creature gigantesche la regola sembra non valere. Un paradosso che ha anche un nome: il paradosso di Peto, dal nome dello statistico britannico (Richard Peto) che per primo lo ha indicato. Com’è possibile? Il cancro è una malattia che si manifesta quando una cellula del corpo va incontro a una serie di mutazioni nel proprio DNA, iniziando a dividersi in maniera incontrollata, con le difese dell’organismo impotenti a frenarne la crescita.
Gli scienziati hanno scoperto che nelle specie più longeve – le balene vivono in media 100-200 anni, gli elefanti circa 70 anni – il ritmo delle mutazioni è più lento rispetto a quelle che hanno la vita più corta. Per esempio il topo (4 anni circa di vita media) accumula circa 800 mutazioni ogni anno mentre noi umani (83,6 anni di vita media) ne accumuliamo circa 47 nello stesso periodo di tempo.
Non è ben chiaro però il meccanismo che permette agli animali più longevi di rallentare il tasso di mutazioni del loro DNA. In più il legame tra tassi di mutazione e durata della vita appare acclarato solo per gli animali che hanno una durata medio-breve della vita.
Qual è la specie animale che potrebbe aiutarci a sconfiggere il cancro
Parlavamo di roditori topi e ratti, ad alto rischio di ammalarsi di cancro. Lo sapevate che i roditori rappresentano il più grande numero di specie di mammiferi? Il 43% circa dei mammiferi è composto dai suddetti.
Il secondo gruppo più numeroso di mammiferi è costituito invece dai pipistrelli, che comprendono il 20% delle specie. Il pipistrello ha una brutta reputazione. Nell’immaginario gli animali volanti vengono associati all’ala, simbolo di elevazione e purificazione. Non il pipistrello però, sovente associato al mondo notturno e della tenebra.
Malgrado la loro aura sinistra – certo non migliorata dal ruolo che secondo alcuni hanno avuto nella comparsa del Covid – i pipistrelli sono esseri eccezionali tra i mammiferi. Non soltanto per la loro capacità di volare, ma anche per la loro longevità, il vigore del loro sistema immunitario e, last but not least, e il basso tasso di insorgenza di patologie tumorali. I pipistrelli si ammalano poco di cancro.
Secondo un recente studio proprio i poco affascinanti pipistrelli, così spesso demonizzati, potrebbero rivelarsi dei preziosi alleati nella lotta contro il cancro. Infatti potrebbero svolgere un ruolo salvavita nella cura, secondo un nuovo studio che ha provveduto a esaminarne lo straordinario sistema immunitario.
Pipistrelli, da dove nasce la loro incredibile resistenza
Lo documenta la ricerca della Oxford University Press pubblicata la scorsa settimana su Genome Biology and Evolution. Gli scienziati newyorkesi sperano che comprendendo meglio la straordinaria capacità di queste creature alate di ospitare e sopravvivere alle infezioni si possa arrivare e sviluppare delle cure per il trattamento e la prevenzione del cancro negli esseri umani.
I pipistrelli vivono in media dai 20 ai 40 anni e si ammalano davvero raramente di cancro. Alcune specie hanno poi 50 geni unici che potrebbero renderle perfino immuni da patologie tumorali.
Gli scienziati del Cold Spring Harbor Laboratory di Long Island hanno scoperto nei pipistrelli adattamenti genetici in sei proteine collegate alla riparazione del DNA e in 46 proteine collegate al cancro, vale a dire proteine che in precedenza i ricercatori avevano scoperto essere in grado di sopprimere il cancro.
Grazie alla piattaforma long-read di Oxford Nanopore Technologies e servendosi di campioni di pipistrelli raccolti con l’ausilio dell’American Museum of Natural History in Belize, i ricercatori sono riusciti a sequenziare i genomi di due specie di pipistrelli. Si tratta del pipistrello della frutta giamaicano (Artibeus jamaicensis) e del pipistrello baffuto mesoamericano (Pteronotus mesoamericanus). Successivamente hanno eseguito un’analisi genomica comparativa completa con una serie diversificata di pipistrelli e di altri mammiferi.
Cosa è emerso dal sequenziamento dei genomi dei pipistrelli
«Generando questi nuovi genomi di pipistrelli e confrontandoli con altri mammiferi continuiamo a trovare nuovi straordinari adattamenti nei geni antivirali e antitumorali», ha dichiarato in una nota Armin Scheben (Cold Spring Harbor Laboratory di Long Island), autore principale dello studio.
«Queste indagini sono il primo passo verso la traduzione della ricerca sulla biologia unica dei pipistrelli in informazioni rilevanti per comprendere e trattare l’invecchiamento e le malattie, come il cancro, negli esseri umani», ha aggiunto Scheben.
In particolare, lo studio ha scoperto che questi geni alterati legati al cancro erano arricchiti più del doppio nel gruppo dei pipistrelli rispetto ad altri mammiferi. La straordinaria capacità dei pipistrelli di tollerare le infezioni virali potrebbe «derivare da caratteristiche insolite della loro risposta immunitaria innata», hanno scoperto i ricercatori.
Serviranno naturalmente ulteriori studi per permettere alla comunità medica di capire più a fondo l’effettivo funzionamento del sistema immunitario dei pipistrelli. Comprendere al meglio i meccanismi che consentono a questa specie di tollerare infezioni virali mortali. Questo potrebbe permetterci, hanno sottolineato gli esperti, di «prevenire meglio le epidemie di malattie dagli animali alle persone».
Verso nuovi studi sui pipistrelli
In altre parole la grande capacità dei pipistrelli nel tollerare le infezioni virali potrebbe essere il frutto di caratteristiche innate e inusuali del loro sistema immunitario. Tutte peculiarità che fanno di questi mammiferi degli interessanti oggetti di studio, con possibili implicazioni per la salute umana. Stando ai ricercatori, le analisi genetiche comparative tra pipistrelli e mammiferi potrebbero fornire in futuro nuove informazioni sulle cause del cancro e sui collegamenti tra cancro e immunità.
Gli studi sui pipistrelli e altri organismi completano infatti quelli basati sui topi. Benché questi ultimi siano più suscettibili alla manipolazione sperimentale rispetto ai pipistrelli, presentano però meno caratteristiche con implicazioni per le malattie umane. La ricerca sui pipistrelli potrebbe dunque rivelarsi un terreno più promettente per la cura delle malattie dell’uomo. A partire proprio dal cancro.