Le nuove normative europee sulle emissioni inquinanti sono in fase di definizione, ma per i consumatori non sembrano esserci buone notizie.
L’inquinamento atmosferico continua ad essere un enorme problema in tutta Europa, con quasi tutti i cittadini europei esposti a aria tossica che supera le Linee Guida sulla Qualità dell’Aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Dal 2018, la Commissione europea è impegnata nello sviluppo di nuove norme sulle emissioni Euro 7 per automobili, furgoni, autobus e camion al fine di ridurre l’inquinamento derivante dal trasporto su strada e migliorare la qualità dell’aria.
La bozza della proposta è stata pubblicata nel novembre 2022 e ha generato molte discussioni e critiche. Infatti, questi interventi avranno dei costi non indifferenti e non è ancora chiaro chi sarà a subirne le conseguenze. Quasi sicuramente, i consumatori.
Secondo un recente rapporto di ACEA, la proposta europea sulle emissioni di inquinanti comporterebbe però aumenti diretti dei costi di gran lunga superiori rispetto a quelli precedentemente dichiarati dalla Commissione europea.
Costi molto più alti delle previsioni: fino a 2000 euro in più per ogni macchina
La proposta di regolamentazione Euro 7 aumenterà i costi di produzione di automobili, furgoni, camion e autobus. Uno studio condotto da Frontier Economics calcola i costi aggiuntivi intorno ai 2.000 euro per automobili e furgoni con motore a combustione interna e vicini ai 12.000 euro per camion e autobus diesel. Queste cifre sono da 4 a 10 volte superiori alle stime della Commissione nel suo studio sull’impatto di Euro 7 (180-450 euro per automobili e furgoni e 2.800 euro per camion e autobus).
Queste stime includono solo i costi diretti di produzione, principalmente per attrezzature e investimenti. È importante notare che questi costi aggiuntivi non corrispondono ai prezzi di acquisto. Questo significa che aumentano ulteriormente i prezzi per gli utenti finali.
Con le attuali norme Euro 6/VI, l’UE ha gli standard più completi e rigorosi al mondo per le emissioni di inquinanti. Le emissioni di scarico sono già a un livello appena misurabile grazie alla tecnologia dei veicoli all’avanguardia.
Oltre ai costi diretti, la proposta Euro 7 comporterà costi indiretti, come un consumo di carburante più elevato. Nel corso della vita del veicolo, ciò potrebbe aumentare i costi del carburante del 3,5%. Questi costi indiretti, che vengono ignorati nella valutazione dell’impatto della Commissione, si aggiungono ai costi diretti. Tutto questo significa ulteriore pressione finanziaria sui consumatori e sulle imprese in un momento di alta inflazione e aumento dei prezzi dell’energia.
Cosa ne pensa il direttore dell’ACEA
L’Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA) ha accolto positivamente lo standard Euro 7, definendolo uno dei più rigorosi al mondo. Tuttavia, ritiene che l’UE farebbe meglio a mantenere in vigore le attuali normative Euro 6/VI fino al 2035.
“L’industria automobilistica europea si impegna a ridurre ulteriormente le emissioni a vantaggio del clima, dell’ambiente e della salute. Tuttavia, la proposta Euro 7 non è semplicemente il modo giusto per farlo. Gli interventi avrebbero un impatto ambientale estremamente basso a un costo estremamente elevato”, ha dichiarato Sigrid de Vries, Direttore Generale dell’Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA).
“Maggiori benefici ambientali e sanitari verranno raggiunti con la transizione all’elettrico. Nel frattempo si potrebbero concentrare gli sforzi nel sostituire i veicoli più vecchi sulle strade dell’UE con modelli Euro 6/VI altamente efficienti”.
Cosa ne pensano i paesi UE
Secondo alcuni paesi europei, i nuovi requisiti di emissioni per automobili e veicoli commerciali leggeri sono del tutto da scartare. Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia hanno recentemente firmato un documento in cui dichiarano di opporsi a “qualsiasi nuova regolamentazione riguardante le emissioni di gas di scarico, inclusi i nuovi requisiti per i test e i limiti di emissione, per automobili e veicoli commerciali leggeri”.
Secondo questi paesi, l’industria automobilistica sprecherebbe denaro inutilmente, mentre potrebbe impiegare tali risorse per sviluppare veicoli a emissioni zero. Questa coalizione di paesi rappresenta una maggioranza sufficiente per bloccare le prossime negoziazioni sugli standard Euro 7 tra il Consiglio e il Parlamento europeo.
Quando dovrebbe entrare in vigore Euro 7
Se tutto procederà secondo i piani (e sembra chiaro già da adesso che non sarà così), il nuovo set di standard dovrebbe diventare effettivo a partire dal 1° luglio 2025 per automobili e veicoli commerciali leggeri, e dal 1° luglio 2027 per i veicoli pesanti.
Questo si riferisce alle nuove omologazioni, poiché la normativa non avrà effetto retroattivo, ovviamente. Quindi, per i veicoli già in circolazione, non ci saranno cambiamenti, a meno di restrizioni alla circolazione introdotte dai singoli comuni.
A partire da quella data, tutti i produttori automobilistici non potranno vendere veicoli che non siano conformi alle norme stabilite.
Tuttavia, è importante notare che, nella pratica, rispettare questa tempistica potrebbe risultare difficile ed è facile ipotizzare un possibile slittamento fino al 2026.
Non solo Euro 7: gli altri provvedimenti dell’UE per lo stop dei veicoli a motore endotermico
Il Parlamento Europeo ha approvato lo scorso febbraio anche una legge per vietare la vendita di nuove auto a benzina e diesel nell’Unione Europea a partire dal 2035, al fine di accelerare il passaggio ai veicoli elettrici e contrastare il cambiamento climatico.
I Ministri dell’Energia europei hanno approvato a maggioranza la messa al bando dei motori a combustione interna, ad eccezione di quelli che utilizzano carburanti sintetici. Tra i Paesi che hanno partecipato al voto, l’Italia, la Bulgaria e la Romania si sono astenute.
La Polonia, invece, si è opposta all’introduzione del divieto per i veicoli con motori endotermici. Tuttavia, le posizioni di questi Paesi non sono state sufficienti per costituire una “minoranza di blocco” in grado di impedire l’adozione della misura.
È importante ricordare che anche questo divieto stabilito dall’UE non si applica ai veicoli già in circolazione né al mercato dell’usato. Le vetture a benzina, diesel e ibride di seconda mano potranno essere scambiate e utilizzate liberamente in tutti i Paesi dell’Unione Europea.