Tra i tanti fattori di rischio per il cancro al seno c’è anche l’assunzione di un farmaco piuttosto diffuso. Ecco tutti i dettagli.
Il cancro al seno, carcinoma mammario per essere più precisi, è una patologia che purtroppo colpisce ogni anno moltissime donne in tutto il mondo. Rappresenta infatti una delle principali cause di mortalità femminile legate ai tumori. All’origine di questo tipo di cancro c’è la crescita anormale delle cellule della ghiandola mammaria, con il rischio di diffusione ad altre parti del corpo (le cosiddette metastasi). Va da sé che la diagnosi e il trattamento precoce sono fondamentali per aumentare le possibilità di sopravvivenza delle pazienti. In tal senso, una ricerca fresca di pubblicazione accende un nuovo campanello di allarme su un farmaco che aumenterebbe sensibilmente il rischio di ammalarsi.
Il lungo percorso di conoscenza del tumore al seno è cominciato almeno 3.000 anni fa, con la prima descrizione di questa malattia rinvenuta addirittura in un papiro egiziano. Oggi si continuano a muovere ogni giorno passi in avanti per migliorare sempre più la vita delle pazienti affette da questa terribile patologia, ma purtroppo non esiste ancora una cura valida ed efficace nella totalità dei casi. Di qui l’importanza di lavorare sul fronte della prevenzione. Lo stile di vita gioca un ruolo fondamentale rispetto alla salute, e in questo senso lo studio in questione apre uno scenario inedito: non a caso ha subito attirato i riflettori dei media internazionali.
La pillola anticoncezionale rappresenta da decenni uno dei metodi contraccettivi più popolari e utilizzati al mondo. Ma è davvero una soluzione sicura per la salute delle donne? Il dibattito su possibili rischi associati al suo utilizzo – cancro al seno compreso – ha suscitato interesse e preoccupazione tra le popolazione femminile e la comunità scientifica. Di recente uno studio condotto dall’Università di Oxford ha aggiunto un nuovo importante tassello al bagaglio di conoscenze degli addetti ai lavori in questo campo. I ricercatori hanno messo in luce nuove associazioni tra l’assunzione di contraccettivi ormonali e l’aumento del rischio di neoplasie mammarie.
Lo studio in questione, pubblicato sull’autorevole rivista Plos Medicine, è stato condotto dai ricercatori Daniele Fitzpatrick e Kirstin Pirie dell’Università di Oxford. I dati per l’analisi sono stati attinti da 9.498 pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno prima del compimento del 50º anno di età. Quindi sono stati messi a confronto con un gruppo di controllo di 18.000 loro coetanee in salute. Dall’indagine è emerso che il 44% delle pazienti oncologiche aveva fatto uso di contraccettivi ormonali, rispetto al 39% del gruppo di controllo. Non solo: il rischio di sviluppare una neoplasia al seno è risultato del 20-30% più elevato tra le partecipanti che avevano fatto ricorso alla pillola come metodo di controllo delle gravidanze indesiderate. Non sono numeri da prendere sotto gamba.
Gli autori dello studio hanno rimarcato che le pillole anticoncezionali sono classificate in diversi sottotipi in base alle dosi di ormoni presenti e alle loro modalità di utilizzo. Si va da una dose minima di 15-20 a una massima di 50 microgrammi di ormoni, sia progestinici che estrogeni. Quanto alla somministrazione, può avvenire a intervalli regolari ma specifici per ciascuna formulazione.
Una serie di ricerche precedenti aveva già messo in evidenza il nesso tra assunzione di ormoni e rischio di tumore al seno. Gli esperti raccomandano un’attenta valutazione dei pro e contro della pillola anticoncezionale, alla luce del profilo di rischio individuale. Il discorso vale anche per contraccettivi ormonali più leggeri, come la minipillola. I progestinici, su cui si basa quest’ultima, possono incrementare la probabilità di diagnosi di carcinoma mammario. In ogni caso è importante far tesoro di queste evidenze senza inutili allarmismi: i benefici dell’utilizzo di anticoncezionali potrebbero comunque superare i potenziali rischi.
Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC), i contraccettivi orali a base di estrogeni e progestinici sono correlati a proprietà sia cancerogene sia preventive del cancro. Nello specifico, esistono sufficienti dimostrazioni del fatto che la pillola anticoncezionale aumenti lievemente il rischio di cancro al seno, alla cervice uterina e al fegato. E riduce allo stesso tempo le probabilità di sviluppare neoplasie dell’ovaio e dell’endometrio. Tra i principali effetti collaterali della pillola figurano possibili aumenti di peso, pressione arteriosa, sbalzi d’umore, ansia, depressione e altri disturbi.
“Questo studio – concludono i ricercatori – fornisce nuove importanti prove del fatto che l’uso di contraccettivi ormonali è associato a un lieve, ma significativo aumento del rischio di sviluppare cancro al seno. Ad ogni modo, tuttavia, non siamo stati in grado di valutare potenziali associazioni a lungo termine dell’uso della pillola anticoncezionale, mentre i benefici derivanti dall’assunzione del contraccettivo sono ben noti”.
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