Piangere fa bene alla nostra salute psicofisica? Secondo gli esperti la risposta è decisamente positiva, ecco perché.
Spesso invochiamo le virtù di un pianto liberatorio, soprattutto nei momenti di sconforto. È convinzione comune che il pianto abbia un potere catartico, come una sorta di drenaggio emotivo capace di alleviare sentimenti come l’angoscia e lo scoraggiamento.
Questo potere calmante del pianto, la sua capacità di fungere da valvola di sfogo sono poco indagati dalle neuroscienze. Alcuni studi recenti però hanno iniziato ad occuparsene. Dalla ricerca sono emersi in particolare due tipi di effetti calmanti del pianto.
- Pianto autocalmante. Alcuni sostengono che le lacrime leniscano il nostro stato emotivo attraverso meccanismi neurobiologici diretti che hanno a che vedere con i processi omeostatici di regolazione dell’umore e di riduzione dello stress. In questo caso i ricercatori si concentrano sui processi neurobiologici che servono a regolare le emozioni quando piangiamo.
- Pianto socio-calmante. Il pianto è anche un calmante di origine sociale. In questo caso la ricerca cerca di capire come le reazioni delle altre persone condizionano il benessere psicofisico della persona che piange.
I poteri benefici del pianto
Una ricerca ipotizza che il pianto possa aiutare la persona a autoregolarsi attraverso alcuni meccanismi. In primo luogo attraverso Il Sistema Nervoso Parasimpatico (SNP), la parte del sistema nervoso autonomo deputata al controllo delle funzioni corporee involontarie, responsabile del riposo, rilassamento e del ripristino delle riserve energetiche corporee.
Alcuni studi hanno rilevato che l’inizio del pianto è associato a un aumento dell’attività simpatica (cioè legata al Sistema Nervoso Simpatico che invece esercita una funzione eccitante e stimolante), mentre la fine è collegata a un aumento dell’attività parasimpatica. In sostanza pare che la risoluzione del pianto sia legata a un “processo di recupero” fisiologico e psicologico.
Altre ricerche hanno notato che il pianto è legato a un aumento di ossitocina, che da una parte promuove rilassamento, calma, appagamento e dall’altra riduce stress e ansia. Secondo gli studi l’ossitocina può influenzare il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni quali serotonina e endorfine, in grado di aumentare la sensazione di benessere. L’ossitocina contribuisce anche a regolare le attività SNP.
Infine il pianto sembra assolvere una funzione simile a quella delle stereotipie, ovvero i modelli di movimento o comportamento ripetitivi, rituali e sovente senza scopo adottati dagli individui per gestire le emozioni, ridurre stress e ansia, mantenere il controllo in situazioni complicate. I ricercatori hanno notato che il singhiozzo durante il pianto può avere, grazie alla sua natura ritmica, effetti calmanti simili a quelli delle stereotipie. Serviranno però altre ricerche per approfondire questo aspetto.