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Curiosità

Le superstizioni a tavola, ce ne sono almeno 10: sì, c’è anche il numero 13

Siete delle persone superstiziose o siete un po’ scettici? In ogni caso, se siete solo curiosi, vi faremo scoprire le scaramanzie a tavola

Le superstizioni sono credenze che variano in base al Paese in cui ci si trova. In grado di influire sul pensiero, sul credo e sulle scelte di vita delle persone. In quest’ultimo secolo sempre meno persone si affidano alle superstizioni, o per lo meno, in maniera minore, eppure queste dicerie ancora persistono. Oggi, sono state portate avanti senza molte spiegazioni. Per esempio, capita di vedere giovani che non si passano il sale di mano in mano, senza alcun motivo, solo perché sono stati abituati in questa maniera, dai nonni.

Le superstizioni a tavola, ce ne sono almeno 10 – grantennistoscana.it

Ci sono credenze che ci portiamo dietro da anni e che comunque la gente fa fatica a dimenticare. Regole di comportamento che non bisognerebbe mai fare, oppure si avranno tot anni di sfiga o chissà quale altre disastro può accadere. Se attraversa un gatto nero,

non bisogna proseguire; non bisogna mai passare sotto una scala; mai aprire l’ombrello in un luogo chiuso e così via. Oggi vi portiamo nel mondo della scaramanzia a tavola!

Scaramanzia a tavola: 10 superstizioni alimentari

Iniziamo dalla più comune del numero 13; mai sedersi in tredici persone a tavola. La storia di questa superstizione risale a prima del Cristianesimo e narra che durante una cena tra dodici divinità di Asgar, arrivò Loki. Loki era il Dio degli inganni e della discordia e, offeso per non essere stato invitato, decise di essere il tredicesimo a tavola. La sua intromissione provocò dei litigi e conflitti, in cui Balder fu ucciso dallo stesso Loki. Questa leggenda arrivò alle orecchie del Cristianesimo, che decise di farne una tradizione. Inoltre, nell’ultima cena di Gesù Cristo, i partecipanti sono tredici, motivo per cui si pensa che il tredicesimo morirà entro l’anno. Se siete superstiziosi e vi capita di partecipare ad una cena, con una tavolata di tredici persone, invitate il quattordicesimo.

Numero tredici la madre di tutte le superstizioni- grantennistoscana.it

Un altro gesto da non fare a tavola è capovolgere il pane, perché porta sfortuna ed è una mancanza di rispetto per gli altri commensali. La provenienza di questa credenza ha due origini, una storica e una religiosa. Durante la Rivoluzione Francese, veniva servito un pane di scarsa qualità ai boia, questo portava il popolo a pensare che chi aveva un boia come cliente, diventata, a sua volta, il cliente del boia. Fu, addirittura, emesso un decreto, in cui non bisognava più fare distinzioni tra i clienti. Nonostante ciò, i fornai provavano disprezzo verso il boia, quindi gli serviva il pane rovesciato. Da qui, i boia iniziarono a lavorare con il cappuccio, in modo da non essere riconosciuti e godere dello stesso pane degli altri. La motivazione religiosa, invece, prevede che il pane non vada rovesciato, perché è il corpo di Cristo, quindi capovolgerlo è blasfemia.

Abbiamo già accennato in precedenza del sale che non va passato di mano in mano. Quante volte vi capita di essere a tavola con persone che non prendono il sale dalle vostre mani ma preferiscono che lo appoggiate su di una superficie? Una credenza che viene dalla Bibbia, poiché si pensa che Giuda, abbia fatto cadere il sale addosso un apostolo, passandoglielo in mano, senza appoggiarlo. Dunque, passandosi il sale di mano in mano possa accresce la possibilità di rovesciarlo e causare sventure.

Appoggiare il sale sul tavolo, invece di passarlo di mano in mano – grantennistoscana.it

Incrociare le posate richiama il simbolo della crocifissione. Una scaramanzia che viene dalla corte francese, durante i banchetti, infatti è un rischio che si corre soprattutto in ambienti eleganti, a causa della moltitudine di posate. Nella tradizione, incrociare le posate potrebbe portare a litigate tra i presenti a tavola.

Versare bibite con il dorso della mano è maleducazione. In epoca romana, gli avvelenamenti erano all’ordine del giorno e per farlo, si utilizzava un anello in cui era presente il veleno da versare nel bicchiere. Prendere una bottiglia, girando il dorso della mano, permetteva di nascondere l’anello e far cadere il veleno nel bicchiere. Perciò, se non volete essere accusati di avvelenamento o essere avvelenati, ricordatevi di questa piccola accortezza.

A volte, dopo cena, non si ha moltissima voglia di sparecchiare, lasciando la tavola com’è e sistemandola la mattina. Tuttavia, non bisogna mai lasciare una tovaglia bianca apparecchiata durante la notte. Simboleggia un presagio di morte. La credenza nasce dal pensiero che i fantasmi preferiscano i teli bianchi in cui nascondersi, inoltre, ricorda il lenzuolo funebre.

Brindare guardandosi negli occhi è un simbolo di sincerità e onestà. Sempre a causa dei vari avvelenamenti, però questa volta nel Medioevo e non in età romana, venne introdotta la regola di brindare guardando gli occhi della persona con cui si brinda. Quando si sbattono i bicchieri, potrebbero saltare delle gocce, e se avvelenate, finirebbero nei bicchieri degli altri, quindi si nota qualcuno che si tira indietro, vuol dire che è un soggetto sospetto.

Brindare guardandosi negli occhi simbolo di sincerità – grantennistoscana.it

Quando si mangia il primo frutto o ortaggio della stagione, bisogna esprimere un desiderio, che si dovrebbe avverare entro il medesimo anno.

Oltre a origini storiche e motivazioni religiose, c’è una superstizione amorosa, ovvero, non bisogna sedersi con la gamba del tavolo tra le proprie gambe. Il tavolo è un elemento disturbante, che porta a sfortune nella vita amorosa, che sia matrimoniale oppure no.

Secondo la tradizione napoletana, per allontanare le male lingue bisogna ricorrere ai cornetti di peperoncino, ma devono essere regalati. La forma del peperoncino, che ricorda le corna degli animali, simboleggia la virilità, il potere e la forza.

Caterina Fagiani

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