È legittimo controllare se un lavoratore usa per altri scopi i giorni di permesso concessi dalla legge 104? E come funziona? Ecco i dettagli.
Può capitare che qualcuno voglia fare il furbetto e approfittare dei permessi retribuiti per scopi che con l’assistenza al familiare disabile non hanno nulla a che vedere. Ma bisogna fare attenzione perché in questi casi il lavoratore scorretto rischia. E non poco, se viene sorpreso mentre abusa del permesso.
Come noto la legge 104/1922 riconosce, tanto al lavoratore disabile quanto al familiare lavoratore che gli presta assistenza, il diritto di avere ogni mese 3 giorni di permessi retribuiti dal lavoro.
In questi giorni il familiare della persona disabile deve dedicare la maggior parte della propria giornata all’opera di assistenza del parente. La parte residua della giornata invece può essere lasciata al riposo o allo svolgimento di compito necessari al familiare che ha ottenuto il permesso.
Commette però un abuso chi invece sfrutta i permessi per seguire esclusivamente – o comunque per la maggior parte del proprio tempo – attività differenti dall’assistenza al familiare disabile. Gesto che può costare una sanzione di ordine disciplinare, fino ad arrivare al licenziamento per giusta causa.
Permessi Legge 104, chi controlla?
La domanda è dunque questa: a chi spetta il controllo dei lavoratori che hanno ottenuto i permessi grazie alla legge 104? Com’è facile immaginare, la risposta è che questo diritto spetta al datore di lavoro, che può controllare il proprio dipendente e eventualmente intervenire in caso di abuso.
Ma attenzione: il controllo del datore di lavoro è relativo soltanto al familiare che presta assistenza al disabile. Infatti il lavoratore disabile può usare come desidera i 3 giorni di permesso al mese. La legge si prefigge di consentirgli di prendere una pausa del lavoro per recuperare le energie.
Questo perché chiaramente un lavoratore con disabilità si stanca di più e con maggiore facilità, a causa del proprio stato di salute, rispetto agli altri lavoratori. Motivo per cui la legge gli riconosce il diritto ad avere 3 giorni di permessi al mese, frazionabili eventualmente anche ad ore.
Diverso invece lo scopo del permesso concesso al familiare che assiste il portatore di disabilità. Che è appunto quello di dargli assistenza. Non farlo e dedicarsi ad altro significa commettere un abuso verso il datore di lavoro e anche verso l’Inps, che deve farsi carico della retribuzione dei giorni di permesso anticipati dal datore di lavoro in busta paga.
Controlli del datore di lavoro sui permessi 104, in che modo possono avvenire
Quali “armi” ha a disposizione il datore di lavoro per controllare che non ci siano abusi nel campo dei permessi legge 104? Può controllare lui stesso oppure servirsi di un collega o, in alternativa, di un investigatore privato.
Per “pizzicare” il lavoratore scorretto vanno prodotte delle prove documentali (video o foto) che lo riprendano, nei giorni in cui usufruisce dei permessi retribuiti, mentre è impegnato in attività differenti dall’assistenza al familiare disabili. Ad esempio se va in piscina o a fare acquisti nei negozi. Insomma, se è impegnato in tutt’altre faccende salvo quelle di cui dovrebbe occuparsi in quel momento: prendersi cura della persona disabile.
Il datore di lavoro può pedinare il suo dipendente?
Va anche tenuto presente che non costituisce reato pedinare un lavoratore all’infuori della sede lavorativa per controllare che non si comporti in maniera scorretta. Lo sarebbe invece – come stabilisce lo Statuto dei lavoratori – nel caso in cui il lavoratore dipendente fosse controllato da telecamere all’interno del proprio ufficio.
Il datore di lavoro dunque può controllare che il suo dipendente non stia abusando dei permessi 104. E la prova raccolta può entrare anche in un eventuale processo civile contro il dipendente, che a sua volta ha diritto a confutarne l’attendibilità.
Ma anche se fosse in grado di contestare con successo le immagini presentate dal datore di lavoro – raccolte in prima persona, da un collega o da un investigatore privato – il giudice potrebbe comunque ammettere la testimonianza del pedinatore.
Cosa rischia chi abusa dei permessi 104
Il lavoratore che viene sorpreso ad abusare dei permessi 104 rischia grosso. Infatti può andare incontro al licenziamento disciplinare oppure al licenziamento per giusta causa. Ma all’atto pratico, cos’è che viene considerato abuso e cosa si può fare invece quando si usufruisce dei permessi 104? Vediamolo in maniera più dettagliata.
Come visto, l’attività di controllo del datore di lavoro ha un limite ben preciso: non può controllare il lavoratore disabile, ma solo i familiari del portatore di handicap. Inoltre non ogni attività è da considerare un abuso, in particolare se richiedono un tempo ridotto, senza che questo pregiudichi il tempo da dedicare all’assistenza del familiare disabile.
Il legislatore infatti non vieta in alcun modo di allontanarsi dal familiare disabile mentre viene assistito. A condizione che l’assenza sia breve e ad ogni modo deve sempre permanere un nesso di causalità tra l’assenza dal luogo di lavoro e l’assistenza alla persona portatrice di handicap.
Permessi 104: quali attività non sono ammesse
Quanto alle attività giudicate abusive, in linea di principio basta pensare a ogni attività priva di uno stretto collegamento con la prestazione di assistenza al disabile e collegata invece soltanto al proprio personale svago o piacere.
Ad esempio durante le ore di permesso retribuito è sicuramente inammissibile dedicarsi ad attività come quelle che seguono:
- recarsi dal parrucchiere, dal barbiere o in un qualche altro centro estetico;
- fare shopping al centro commerciale per conto proprio;
- andare a divertirsi in un bar;
- andare al mare o in piscina per puro divertimento personale;
- andare a fare una gita fuori porta nei tre giorni di permesso 104.
Permessi 104, cosa si può fare: le attività che non costituiscono abuso
Come già detto, non ogni attività svolta durante il permesso retribuito viene considerata come abusiva. Per esempio non è un abuso:
- andare a fare la spesa per conto del familiare disabile;
- comprare farmaci e medicinali in farmacia per il parente disabile;
- fare dei servizi per conto del disabile assistito;
- svolgere dei servizi personali, ma per un breve momento di tempo;
- prendere parte a un convegno sulla malattia che affligge il parente disabile;
- tentare di risolvere situazioni impreviste (sempre per un tempo limitato).
In tutti questi casi, dunque, anche se il datore di lavoro dovesse fare i suoi controlli non potrebbe documentare con delle prove l’abuso del permesso 104.
In linea generale, perciò, è bene aver presente che sarebbe meglio non uscire e se proprio non si può evitare occorre che ci sia un nesso tra la nostra assenza e l’assistenza al familiare disabile.