Una vacanza da sogno o una gita in montagna o al mare possono trasformarsi in una trappola fatale. Ecco dove si trova il pericolo
Sembra incredibile, eppure un soggiorno in una località desiderata da tempo può avere conseguenze letali. Il fatto è che, pur di godersi fino in fondo le giornate, si arriva a rinunciare a un’ora di sonno. Si è talmente felici che non si vorrebbe mai dormire. E le ore di mancato riposo si sommano l’una all’altra, fino a determinare un effetto che non ci si aspetterebbe mai: la sonnolenza. Così si apre un baratro improvviso, proprio durante il viaggio di ritorno a casa in auto, rimandato fino all’ultimo momento per non perdersi neanche un minuto di vacanza.
Il Centro per il controllo delle malattie dello Stato di New York ha reso noto un sondaggio che lascia pochi dubbi: un adulto su 25 ha ammesso infatti di essersi addormentato al volante almeno una volta nei 30 giorni precedenti. La sua automobile in quel momento è diventata un’arma letale, che poteva coinvolgere chiunque in uno scontro drammatico. La minaccia della sonnolenza è tra le più pericolose: lo conferma il fatto che un quinto degli incidenti mortali è dovuto proprio a questa causa. Il dato, precisamente, è del 21% ed è stato elaborato dalla Foundation for Traffic Safety.
Statistiche inquietanti negli Stati Uniti, ecco i motivi
La ricercatrice principale ed esperta certificata in problematiche del sonno Susan Miller, che lavora per sleepmattress.com ha sottolineato che le ore di sonno perse compromettono seriamente la capacità di valutare la situazione in cui ci si trova, rallentando il processo mentale della decisione, che tarda o nemmeno perviene. Si passa di fronte alla segnaletica senza leggerla, si tira dritto come se non ci fosse nessun altro veicolo lungo la carreggiata, si sottovaluta il pericolo. L’automobilista può aver la sensazione di star bene e avere il proprio mezzo sotto controllo. Tutto il contrario: equilibrio, coordinazione e motricità fine sfuggono.
L’esperto del sonno, CEO e co-fondatore di Rise Science Jeff Kahn sottolinea ulteriormente l’insidiosità di un pericolo che cresce sotto l’apparente tranquillità. All’improvviso, avverte lo studioso, gli occhi si chiudono in una fase di micro-sonno che dura soltanto pochi secondi, racchiusi in un momento di inconsapevolezza. Un secondo o due possono sembrare ingiustamente irrilevanti. Sono decisivi, eccome, alla velocità a cui si percorre un’autostrada e possono costare la vita propria e altrui.
Si può ritenere di essere abbastanza lucidi, sentendosi sempre in grado di rimediare in tempo a un errore di guida. L’insonnia tuttavia mette in condizioni simili allo stato di ebbrezza. Se non si dorme per 24 ore consecutive le conseguenze dovrebbe essere talmente rilevanti da indurre alla cauta scelta di posticipare il viaggio previsto. Tant’è vero che ci si trova nelle stesse condizioni di chi ha un tasso alcolemico dello 0,10%, superiore alla soglia di legge. Si può inoltre cadere in un tranello ancora più ingannevole, ed è la somma tra le ore di sonno cui il nostro corpo ha diritto.
C’è un dato che si dovrebbe sempre tener presente
Senza che ce ne rendiamo conto, il nostro organismo rivendica le ore di riposo e ci fa pagare anche di sorpresa la privazione cui è stato costretto. Chi perde sistematicamente un’ora di sonno per dieci notti consecutive, ha continuato a spiegare Jeff Kahn, si ritrova con un deficit cognitivo uguale a chi non ha dormito per 24 ore intere. Insomma il debito nei confronti del sonno va pagato ogni notte, ben prima di ritrovarsi vittime di una restituzione forzata e improvvisa del maltolto. Gli orari in cui si verificano più probabilmente gli incidenti conferma quanto spesso si cade nel medesimo trabocchetto.
Le statistiche del Dipartimento della Salute indicano chiaramente che i sinistri accadono per la maggior parte fra le 13 e le 16 oppure tra le 2 e le 6. Sono sempre dati dello Stato di New York, comunque indicativi perché il corpo umano funziona secondo le stesse leggi ovunque. Sono due intervalli orari solitamente dedicati al riposo: rinunciarvi per guidare non è un’iniziativa apprezzabile. Il corpo è regolato da un proprio orologio interno, che prende il nome di ritmo circadiano, come osserva Jeff Kahn: biologicamente i picchi e le cadute cadono esattamente in quelle fasi del giorno.
E’ impossibile sottrarsi a un ritmo naturale, perché, che si abbia dormito o no, il calo di energia si verifica puntualmente sempre in quelle ore. Se in più si aggiunge lo stress della mancanza di riposo notturno, ci si espone a un grave rischio.