Ex conduttore Rai ha deciso di portare l’azienda di Stato in tribunale. Una vicenda che ha, al suo interno, infiniti e delicati risvolti.
In Viale Mazzini non ci giocano soltanto i bambini, come cantava Renato Zero. È anche la storica sede della Rai, Radiotelevisione Italiana S.p.A, azienda di Stato nonché società concessionaria del servizio pubblico radiofonico e televisivo in Italia.
Basta questa definizione per connotare la sua importanza. Il suo ruolo di azienda pubblica, peraltro irrorata dai cittadini italiani attraverso il pagamento di un canone annuo, la obbliga ad osservare delle rigide norme, che comprendono una pluralità di voci, riguardanti i programmi radio-televisivi da mandare in onda. Ma non soltanto, poiché anche in Rai, così come avviene in tutti gli ambiti lavorativi, i professionisti che ne fanno parte, accanto ad una professionalità indiscussa, ed indiscutibile, devono, o dovrebbero, sempre mostrare un’altrettanto indiscussa, ed indiscutibile, rettitudine morale.
Perché in più, e di diverso, che hanno coloro che sono volti noti della tv e protagonisti di programmi con grandi ascolti, è che sono personaggi pubblici che, attraverso il mezzo televisivo, entrano nelle case di milioni di famiglie. Pertanto quando un conduttore della Rai, un volto noto al grande pubblico, è oggetto di accuse pesanti, è giocoforza dell’Azienda Rai sospenderlo temporaneamente, per le motivazioni sopra menzionate. Questo è avvenuto. Ora però il conduttore sospeso passa al contrattacco.
Ex conduttore Rai la porta in Tribunale
Una vicenda delicata, oggetto di un procedimento penale che non è ancora arrivato al suo primo grado di giudizio. Il conduttore Rai coinvolto in questa vicenda è Enrico Varriale. Nato a Napoli 63 anni fa, giornalista, conduttore nonché ex vicedirettore di Rai Sport, circa sei mesi fa è stato sospeso in via precauzionale dalla Rai, a seguito delle accuse “per atti persecutori nei confronti di una donna con cui aveva una relazione“, come ci informa ilfattoquotidiano.it. Una decisione, quella della Rai, presa di comune accordo con il giornalista, una sorta di “intesa tra galantuomini“, come racconta il quotidiano La Repubblica.
Il processo intentato contro il giornalista napoletano non ha ancora portato al giudizio di primo grado. Pertanto Enrico Varriale ha ritenuto cosa buona e giusta rivolgersi al Giudice del Lavoro. Richiedere, inoltre, a gran voce, il reinserimento in Rai e la conduzione di un programma legato al calcio. Questo nonostante le parole del gip Monica Ciancio, che aveva disposto nei confronti del giornalista “il divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa“, nonché il divieto di comunicare con lei, siano degli autentici macigni.
Non resta che attendere i due diversi giudizi che riguardano il giornalista della Rai. Dovrebbero arrivare, infatti, la sentenza di primo grado del processo e la risposta del Giudice del Lavoro. Importante sarà anche vedere quale dei due giudizi arriverà prima.