Ci sono città del Belpaese in cui gli abitanti sono tristi, ai primi posti si trovano nomi insospettabili: vediamo quello più triste d’Italia.
Chi ci osserva dall’esterno ritiene che noi italiani siamo un popolo allegro, capace di divertirsi anche se si trova in difficoltà. Per il turista, l’italiano è quello che ama uscire la sera e fare baldoria con gli amici, il casinista, quello che rallegra la serata, ma è davvero così? Per quale ragione si è creato questo stereotipo dell’italiano fuori dai nostri confini nazionali?
Probabilmente in parte è colpa della nostra filmografia e in parte è perché molti degli italiani che emigrano all’estero sono persone che provengono dal Sud Italia, regioni in cui si è più calorosi e tendezialmente più chiassosi che in quelle del Nord. Tanto che l’idea che hanno all’estero dell’Italiano è di base lo stereotipo del napoletano: quante volte avete sentito l’imitazione “We, We…Italia…Pizza e mandolino“? Agghiacciante.
Ma non divaghiamo troppo, è vero che in Italia si è generalmente felici? Dipende dal posto in cui si vive e dalla singola persona. Di sicuro gli italiani hanno diversi motivi di scontento, non per ultimo il mondo lavorativo. Ancora oggi molti sono alla ricerca di un lavoro e tantissimi giovani si devono accontentare di un posto precario.
Ci sono poi le problematiche amministrative. A Roma ad esempio lottano da anni con le buche stradali, spazzatura, cinghiali e gabbiani senza trovare una soluzione. In molte città del sud ci sono problemi persino nella gestione dei trasporti urbani, ce ne sono poi altre come Catania in cui il Comune è andato in fallimento, senza poi contare la criminalità organizzata, l’impossibilità di richiedere un mutuo e di acquistare una casa.
Insomma di motivi di scontento ce ne sarebbero, ma gli italiani sono resilienti e non si lasciano abbattere dalla prima difficoltà che incontrano. In più tantissimi sono ormai abituati a vivere in condizioni svantaggiate e sanno come accontentarsi del poco che riescono ad ottenere. Certo la speranza è rivolta al cambiamento ed è proprio questa che consente a molti di non abbattersi e cogliere il lato positivo da qualsiasi situazione.
A molti basta avere la possibilità di incamerare uno stipendio per poter progettare un percorso di vita insieme al proprio partner, avere la possibilità di svagarsi uscendo a cena fuori oppure andando ad una serata o al cinema. La presenza di tanti locali, di vita notturna, un costo non elevato della vita, commisurato alla media degli stipendi di chi abita nella città, può bastare a soddisfare e se non a rendere felici, quantomeno a rendere sereni (distratti, il cosiddetto divertissement pascaliano) gli abitanti.
I problemi sociali e le difficoltà generano più rabbia che tristezza, un sentimento di ingiustizia che spesso viene affogato in attività distrattive. Se invece si abita in una città in cui i costi della vita sono altissimi e non basta quanto si guadagna per concedersi qualche sfizio, in cui ci sono pochi abitanti e poche alternative di svago, allora sì che la popolazione comincia a sviluppare un forte senso di tristezza, di insoddisfazione e alla lunga persino la depressione.
Si può misurare la felicità di una città? Da qualche tempo a questa parte c’è uno strumento quantomeno per capire la soddisfazione dei cittadini. Si tratta della pagina Twitter iHappy, sulla quale vengono raccolti tramite i tweet degli utenti i feedback sulla soddisfazione dei cittadini.
Grazie a questo strumento imperfetto ma indicativo, si è scoperto che l’indice di soddisfazione è leggermente inferiore nei grossi centri cittadini. Abbiamo anche scoperto che le città più felici d’Italia sono Genova e Cagliari e che per quanto riguarda le regioni, i primi due posti sono occupati non a sorpresa da Emilia Romagna e Puglia.
Ciò che sorprende è il risultato sulle 5 province più tristi d’Italia. Già al quinto posto si rimane un po’ attoniti nello scoprire che vi si trova Venezia. Città simbolo di bellezza architettonica, meta turistica più gettonata e all’estero, luogo simbolo dell’amore più della Verona di Romeo e Giulietta, ma evidentemente non troppo bella da vivere per chi vi risiede. Ad influire oltre all’eccessivo turismo, sono i prezzi elevati ed i problemi che d’inverno soprattutto causa la laguna.
Al quarto posto si trova Imperia (Liguria), borgo che dà sul mare e luogo di turismo estivo, ma poco popolato e vivo durante il resto dell’anno. Padova apre il podio. Città architettonicamente bellissima, dotata di uno dei più importanti poli universitari d’Italia e dunque viva anche d’inverno per i giovani, ha come lati negativi le temperature rigide d’inverno e i costi elevati della vita. Al secondo posto troviamo Nuoro, piccolo bordo sardo popolato da 33mila abitanti, che offre poco svago a chi lo abita.
E il primo posto? A vincere questa poco lusinghiera classifica è Aosta. Anche qui ci troviamo di fronte ad una località turistica amatissima sia dagli italiani e anche dagli stranieri. Ad attirare sia d’estate che d’inverno sono le bellezze paesaggistiche che la circondano. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è meraviglioso da visitare, ma non è l’unica attrattiva naturalistica della zona. Ai paesaggi incontaminati si aggiungono le piste da scii, vera e propria attrazione turistica nella stagione invernale.
Ciò non basta a rendere felici i residenti. Tra i problemi segnalati c’è l’alto tasso di disoccupazione, ma anche il costo della vita troppo alto che non permette ai cittadini di svagarsi. Ancora viene segnalata la rigidità dell’inverno che impedisce per mesi di godersi anche una giornata all’aperto. L’assenza di grandi centri commerciali, di sale cinematografiche moderne, di una zona ricca di locali notturni.
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