Oggi lo stress ha assunto i contorni di una vera epidemia. Ma c’è una soluzione a costo zero che ci prende soltanto 20 minuti di tempo.
Come spesso capita gli “antidoti” ai problemi del vivere quotidiano consistono nel riscoprire esperienze e realtà semplici, meno sofisticate di quanto pensiamo.
Al giorno d’oggi lo stress è uno sgradito compagno di vita per moltissime persone. Una ricerca promossa qualche anno fa da Assosalute aveva mostrato che quasi 9 italiani su 10 (l’85%) soffrirebbero di disturbi collegati allo stress.
Ansia, stanchezza, irritabilità, mal di testa, insonnia, bruciori di stomaco, tensioni muscolari, a volte herpes sulle labbra e perfino il cuore che fa strane bizze. Ma anche facilità ad ammalarsi a causa di un calo delle difese immunitarie. A collegare tutti questi sintomi – e altri ancora – c’è un invisibile trait d’union: lo stress.
Stress, il male del secolo
Sempre stando all’indagine di Assosalute, per uscire dalla “stress zone” gli italiani puntano su rimedi come il riposo (oltre la metà) oppure su farmaci di automedicazione o prestando più cura alla dieta alimentare.
Insomma, il logorio della vita moderna ha trasformato lo stress in una vera e propria epidemia. Tanto che l’Organizzazione mondiale della Sanità è arrivata a definire lo stress il «male del XXI secolo».
Nel 2022 l’American Psychological Association ha condotto uno studio dal quale è emerso che oltre tre quarti degli adulti (76%) ha riferito di aver sperimentato almeno un sintomo di stress nell’ultimo mese. Mal di testa (38%), affaticamento (35%), sensazione di nervosismo o ansia (34%) e sensazione di depressione o tristezza (33%). Inoltre oltre 7 su 10 (72%) avevano manifestato ulteriori sintomi nell’ultimo mese, tra cui la sensazione di sentirsi sopraffatti (33%), cambiamenti nelle abitudini del sonno (32%) e/o una preoccupazione costante (30%).
Per rendere tutti più consapevoli dei rischi provocato da un eccesso di stress l’International Stress Management Association ha pensato di istituire lo “Stress Awareness Day”, cioè la Giornata per la consapevolezza dello Stress, che cade il 7 novembre.
Come uscire dalla “stress zone” a costo zero
Eppure – uno dei tanti paradossi in un mondo sempre più schermato tecnologicamente – una possibile soluzione antistress potrebbe essere a portata di mano: bastano 20 minuti e il costo è decisamente low cost, con spese praticamente azzerate.
È quanto emerge da una ricerca apparsa sulla rivista Frontiers in Psychology, secondo la quale un costante contatto con la natura – anche solo di una ventina di minuti al giorno – sarebbe in grado di ridurre il cortisolo, ovvero il principale ormone dello stress.
La vera “pillola antistress” sarebbe dunque stare all’aria aperta, circondati dal verde, impegnandosi in semplici attività come il giardinaggio, il lavoro in giardino o anche solo sedervisi tranquillamente.
Lo studio è stato condotto su un gruppo di volontari che per otto settimane hanno trascorso del tempo in luoghi naturali (come un parco). Senza però praticare sport, conversare con amici o fare altre attività che già per conto loro possono incidere sullo stress.
Una “pillola naturale” per combattere lo stress
I ricercatori hanno definito questa scoperta una “nature pill”, una pillola naturale, una sorta di antidoto allo stress.
MaryCarol Hunter, la docente della Università del Michigan che ha condotto la ricerca, spiega che «l’esposizione alla natura ha molti benefici, tra cui un sonno migliore, una riduzione dell’infiammazione, un miglioramento della funzione immunitaria e, soprattutto, un migliore stato di benessere mentale, inclusa la riduzione dello stress, la capacità di rimanere concentrati e l’esperienza dello stupore».
Ma non mancano anche i benefici fisici, tra i quali «l’esposizione a un’aria più pulita e a composti vegetali secondari benefici (phytoncides) e microbi benefici per la salute, e la produzione naturale di vitamina D, una componente importante di un sistema immunitario sano».
«Sappiamo che trascorrere del tempo nella natura riduce lo stress, ma fino ad ora non era chiaro quanto fosse sufficiente, quanto spesso farlo o anche quale tipo di esperienza nella natura ci avvantaggerebbe», spiega sempre Hunter.
Quali sono le attività antistress
La cosa notevole è che, secondo i ricercatori americani, l’impatto curativo nella natura non richiede un viaggio in profondità nella natura selvaggio o un’immersione completa nel verde.
Può bastare anche sedersi tranquillamente nel proprio giardino e mettersi a guardare il cielo. Oppure fare del giardinaggio o dei lavori in giardino, allenarsi all’aperto. Hunter consiglia anche di cercare dei percorsi con degli alberi quando si fa una passeggiata nel quartiere.
E chi non può uscire all’aperto? «Se non puoi uscire all’aperto, guardare attraverso una finestra la natura circostante supporterà il benessere mentale. Forse puoi aprire anche quella finestra, per far entrare i suoni, gli odori e il tocco della natura dall’aria e dal sole», afferma la studiosa. A prescindere dalle attività “outdoor”, spiega Hunter, «la riduzione dello stress e altri tipi di ripristino mentale avvengono più facilmente distogliendo delicatamente l’attenzione della mente da se stessa».
La ricerca Usa sui benefici del contatto con la natura
Lo studio pubblicato nel 2019 su Frontiers of Frontiers of Psychology esponeva i risultati di una ricerca durata otto settimane. Durante questo periodo 36 volontari hanno accettato di vivere un’esperienza nella natura per almeno 10 minuti, almeno tre volte alla settimana.
I partecipanti potevano scegliere l’ora del giorno, la durata e il luogo della loro esperienza nella natura. Questa era definita come un luogo in cui il volontario si sentiva connesso con essa.
Una volta ogni due settimane i partecipanti hanno raccolto dei campioni di saliva prima e dopo l’assunzione della “pillola naturale” giornaliera. Dalle analisi dei campioni di saliva è emerso che i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, erano variati dopo l’esperienza nella natura. In particolare i ricercatori hanno registrato un calo del 21,3% all’ora dei livelli di cortisolo. Con una punta massima quando la “pillola naturale” durava circa 20-30 minuti. Prolungando il contatto con la natura il sollievo dallo stress continuava ad aumentare, ma a un ritmo più lento.
Ai partecipanti era stato detto di non usare cellulari o altri dispositivi elettronici durante le loro esperienza nella natura. A fare la differenza, sottolinea Hunter, è quello che facciamo quando siamo seduti in silenzio.
Secondo alcuni studi, ad esempio, la riduzione dello stress – misurata sempre in termini di abbassamento dei livelli di cortisolo – risulta maggiore facendo mezz’ora di giardinaggio rispetto a rimanere seduti in casa senza vista sulla natura o leggendo riviste popolari prive di immagini naturali.
Nature Is Nurture
Perfino l’esercizio fisico apporta un maggiore benessere emotivo se praticato in ambienti naturali anziché al chiuso o in città. Praticare attività fisica all’aperto aggiunge ai benefici fisici miglioramenti dell’umore e della cognizione, oltre ad altri aspetti del benessere mentale.
Stare all’aria aperta, a contatto con la natura, ha un potere rigenerativo dunque. È la conferma del detto secondo cui «Nature is Nurture»: la natura che nutre, influenzando positivamente il benessere mentale.
Per gli autori dello studio i risultati raggiunti dalla loro ricerca potrebbero già da ora essere utili. In particolare ai clinici, per la prescrizione di “pillole naturali” ai pazienti a rischio di stress elevato. In questo modo i pazienti potrebbero trarre notevoli benefici dal contatto con la natura.
Perché stare in mezzo la natura ci fa così bene
Commentando i risultati della ricerca Usa, la dottoressa Katia Rastelli, psicologa di Humanitas, spiega che il contatto con la natura può funzionare come «riequilibratore» del cortisolo. Che rimane un ormone molto importante e indispensabile perché serve ad attivare i meccanismi di attacco/fuga davanti a eventi pericolosi e difficili da affrontare.
Il cortisolo è necessario per sopravvivere quando ci troviamo a fronteggiare pericoli reali. Ma se associato troppo di frequente a situazioni della vita quotidiana rischia di portare a infiammazioni e malesseri.
Infatti il ritmo della vita di ogni giorno spesso è troppo ricco di stimoli e eccitazioni, di situazioni di difficile gestione, di rapporti da curare, di cose da organizzare e riorganizzare in maniera rapide. Tante anche le cose a cui pensare nell’arco di una giornata. Di conseguenza il cervello rischia di essere sovrastato da tutta questa marea di input.
Mettersi in connessione con la natura rallenta invece il ritmo degli stimoli, che viaggiano più lentamente, diminuendo di intensità e di numero. Un ritmo più lento che può darci il tempo di osservare la bellezza dei suoni, dei colori e dei profumi. Lasciando al nostro cervello il tempo adeguato per elaborarli e collegarli a sensazioni, emozioni e ricordi positivi.
In pratica, si tratta di tornare, almeno per un breve lasso di tempo, a un funzionamento “meno performante”, più a contatto con la terra e le radici. «Certo 20 min al giorno, per chi vive e lavora in città, non sono proprio un obiettivo facilmente raggiungibile», riconosce la psicologa. «Proviamo però almeno a compensare la dose consigliata con i fine settimana immersi nel verde, il parco vicino casa o un adeguato angolo verde dentro casa, nel quale decomprimere (magari potando e innaffiando) le tensioni della giornata».
La natura, un rifugio per la vita
Nel suo Trattato del ribelle lo scrittore Ernst Jünger aveva teorizzato il «passaggio al bosco», inteso come un processo di rigenerazione interiore prodotto dalla comunione psichica fra l’animo e la mente dell’uomo e le forze primordiali della natura. Il bosco come «rifugio della vita» alla ricerca di un’oasi di quiete e libertà interiore in una vita sempre più massificata e controllata. Il bosco per Jünger era chiaramente una metafora, una condizione esistenziale.
Uscendo dalla metafora, riscoprire il contatto con la natura – in un tempo in cui si parla perfino di rivoltarsi contro l’ordine biologico – può essere un primo passo verso un’ecologia autenticamente umana che al primo posto mette il rispetto della nostra natura più profonda e delle sue necessità.