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L’ultimo viaggio di Papa Francesco: l’annuncio che ha lasciato tutto il mondo senza parole

Al ritorno dal suo ultimo viaggio apostolico in Mongolia Francesco ha spiazzato tutti con parole dal sapore misterioso, quasi enigmatico.

Cosa avrà voluto dire il Papa col suo annuncio? Le interpretazioni e le ipotesi in queste settimane si sono sprecate. Cerchiamo di capirci di più grazie a qualcuno che lo conosce bene e da molto tempo.

Papa Francesco sul volo di rientro dal suo viaggio apostolico in Mongolia (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Sono passati più di dieci anni e mezzo da quel 13 marzo 2013 che lo ha visto affacciarsi per la prima volta in Piazza San Pietro, subito dopo l’elezione che lo ha consacrato come 266° Papa della Chiesa Cattolica. Molte cose sono successe da allora: crisi economiche, pandemie, guerre. Ma papa Francesco è ancora lì, ben saldo sulla cattedra dei successori di San Pietro. E il prossimo 17 dicembre raggiungerà il traguardo delle 87 primavere.

Come i suoi predecessori – in particolare Giovanni Paolo II, il pontefice che lui stesso ha canonizzato nell’aprile del 2014 insieme al «papa buono» Giovanni XXIII – anche papa Francesco ha passato questo decennio “con la valigia in mano”, sempre pronto a partire per annunciare il Vangelo in tutto il mondo. In particolare però Francesco non ha fatto mancare la sua presenza in quelle che lui stesso ha definito le «periferie esistenziali» della terra: i luoghi del pianeta finiti nel dimenticatoio della storia.

Dimenticati forse dagli uomini, ma non certo da Dio. Non si stanca di ripeterlo Francesco. Una condizione, quella della marginalità, del resto ben conosciuta anche da Gesù di Nazareth, nato in un semisconosciuto villaggio alla periferia della Giudea (una delle poche località palestinesi non menzionate da nessun versetto dell’Antico Testamento), a sua volta periferia di una periferia dell’impero romano: la Giudea.

Quelle parole misteriose di Francesco sul volo al rientro dalla Mongolia

Tuttavia lo sforzo per girare il mondo e predicare ovunque la parola di Gesù comincia a pesare non poco a Francesco. Da diverso tempo il Papa ormai è alle prese con acciacchi e problemi di salute che mettono a dura prova il suo fisico.

Cosa ha detto di così misterioso Papa Francesco al ritorno dall’Asia? (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Sempre più difficile tenere il ritmo di inizio pontificato. Papa Bergoglio non ha avuto timore di confessare le sue difficoltà sul viaggio di ritorno dalla Mongolia, sessantunesimo Paese visitato nei suoi dieci anni di pontificato oltre che, appunto, una di quelle periferie esistenziali che stanno a cuore a Francesco (che peraltro è stato il primo pontefice a recarsi in terra mongola per visitare quella giovanissima chiesa).

Sull’aereo che lo riportava a casa lo scorso 4 settembre, il pontefice argentino è apparso davvero affaticato mentre cercava di rispondere alle domande dei cronisti che avevano accompagnato il papa “venuto dalla fine del mondo” nel suo viaggio apostolico. A loro ha detto, impugnando ben stretto il bastone che gli è sempre più necessario per muoversi: «Vi dico la verità, per me fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio, ci sono limitazioni nel camminare».

Poco prima Francesco si era espresso in maniera anche più enigmatica rispondendo alla domanda su un suo possibile viaggio in Vietnam: «Se non andrò io certamente ci andrà Giovanni XXIV», ha detto il Papa. Parole che hanno sorpreso e allarmato i fedeli del tutto il mondo. E che naturalmente hanno animato le discussioni sui social spingendo molti commentatori a interrogarsi.

Come interpretare le parole di Francesco?

Cosa avrà voluto dire il Papa? Qualcuno ha ipotizzato le sue prossime dimissioni a causa della stanchezza e dell’età. Altri invece, decisamente più “allarmisti”, si sono lanciati anche oltre il peso del ministero petrino spingendosi a fare supposizioni sullo stato di salute del Papa, convinti che gli resti poco tempo da vivere.

Qual è il vero significato delle parole del Papa? (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Altri ancora però hanno rintuzzato gli “allarmisti”: per loro Francesco non ha alcuna intenzione di lasciare – né la cattedra di Pietro né questa vita terrena – e conta di restare ancora diversi anni al timone della Chiesa. Al massimo avrà voluto dire che d’ora in avanti non girerà più molto per il mondo e lascerà l’incombenza al prossimo papa.

Comunque sia, sempre in aereo Francesco ha annunciato la volontà di recarsi a Marsiglia (visita già fissata dal 22 al 23 settembre prossimi). Al vaglio c’è anche un viaggio in un piccolo Paese europeo.

I punti di contatto tra i due Papi

Il punto è che Francesco però non ha semplicemente fatto una generica allusione a un suo ipotetico successore alla guida della Chiesa. Si è spinto anche a immaginarne il nome: Giovanni XXIV. Il che ha spinto molti commentatori – e non poteva essere altrimenti – a vedere un collegamento con l’ultimo Papa che ha portato questo nome. Che naturalmente è stato Giovanni XXIII, come aveva deciso di chiamarsi il bergamasco Angeli Roncalli.

Giovanni XXIII e Francesco: due papi che hanno molto in comune (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

A legarlo a Francesco, come ricordato, c’è innanzitutto il fatto della canonizzazione. È stato proprio Francesco a dichiarare la santità di Papa Roncalli nel 2014, insieme a Giovanni Paolo II (il papa “viaggiatore” per eccellenza che nei suoi 27 anni di pontificato ha fatto qualcosa come più di 200 viaggi a Roma e in Italia e 105 viaggi internazionali, visitando 136 Paesi, in diversi dei quali è tornato più volte).

Altro particolare che lega Francesco a Giovanni XXIII è l’età dell’elezione al soglio pontificio: per entrambi l’elezione è arrivata nel 77esimo anno di vita. Angeli Roncali (nato nel 1881) divenne il 261° Papa della Chiesa Cattolica nel 1958. Così come Jorge Mario Bergoglio (classe 1936) è stato eletto col nome di Francesco nel 2013.

Papa Bergoglio ha invece già “battuto” Giovanni XXIII quanto alla durata del pontificato. Papa Roncalli resse la Chiesa per meno di cinque anni (contro gli oltre dieci di Francesco), durante i quali convocò però lo storico Concilio Vaticano II, programmato e organizzato in pochi mesi per l’ottobre del 1962 (Giovanni XXIII non riuscì a vederne la fine, dato che morì il 3 giugno 1963 a causa di un tumore allo stomaco).

Col Concilio Vaticano II Giovanni XXIII è passato alla storia come un riformatore della vita della Chiesa, un altro particolare che lo accomuna a un rinnovatore come Francesco. E anche papa Roncalli fu molto amato dai fedeli – è rimasto impresso nei cuori il suo famoso “discorso alla luna” proprio nella serata inaugurale del Concilio – guadagnandosi il soprannome di “Papa buono” (non che gli altri papi fossero cattivi naturalmente, anche se qualcuno, contento lui, ama insinuarlo).

Qual è il Papa preferito da Francesco?

Ma gli interrogativi restano comunque. Perché Francesco ha fatto riferimento esplicito a un ipotetico successore di nome «Giovanni XXIV» sull’aereo che lo riportava dalla Mongolia? Segno di una predilezione per papa Giovanni?

A quale Papa del passato si è ispirato l’attuale pontefice? (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

In effetti uno dei più autorevoli biografi di Francesco, il giornalista britannico Austen Ivereigh, ha ricordato quanto accaduto dopo il conclave che nel 2005 portò all’elezione del cardinale Joseph Ratzinger, antico braccio destro di papa Wojtyla divenuto suo successore col nome di Benedetto XVI.

Anche allora Jorge Mario Bergoglio, all’epoca cardinale arcivescovo di Buenos Aires, era in lizza tra i “papabili”. Anzi fu proprio lui, secondo alcune fonti, a lasciare via libera all’elezione di Ratzinger chiedendo agli altri cardinali di votare per il vecchio e fidatissimo collaboratore di Giovanni Paolo II.

Dopo il conclave, racconta Ivereigh nella sua biografia su Francesco intitolata Tempo di misericordia, l’arciprete di San Pietro Francesco Marchisano chiese al cardinale Bergoglio quale nome avrebbe voluto assumere in caso di elezione. E lui rispose in questa maniera: «Avrei assunto il nome di Giovanni, in onore del “papa buono” e mi sarei ispirato integralmente a lui». Marchisano ha rivelato questo particolare al giornalista Gianluca Barile, che lo ha riportato nel suo Diario di un papista.

Un altro famoso biografo di Francesco, il filosofo Massimo Borghesi, acuto studioso del pensiero di papa Bergoglio al quale ha dedicato diversi lavori, indica invece in Paolo VI – il successore di Giovanni XXIII che portò a termine l’opera conciliare – il vero riferimento del papa argentino.

«Nel corso del suo pontificato Francesco si è richiamato in molte occasioni a Paolo VI indicandolo in qualche modo come modello». Borghesi lo scrive nel suo volume intitolato semplicemente Francesco. Sono diversi i punti di contatto tra i due pontificati, quello di Bergoglio e quello del bresciano Giovanni Battista Montini.

Battuta o messaggio? Il parere di don Antonio Mazzi

Come stanno davvero le cose? Quale tra i papi precedenti è stato l’ispiratore di Francesco? Giovanni XXIII o Paolo VI? Per la prima ipotesi propende decisamente don Antonio Mazzi, 93 anni, creatore della Fondazione Exodus e amico personale di papa Bergoglio fin dai tempi in cui era ancora arcivescovo di Buenos Aires.

Don Antonio Mazzi ha detto la sua sulle parole di Francesco in aereo (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Interpellato a questo proposito dal giornalista Oliviero Marchesi per il settimanale “Dipiù”, don Mazzi preferisce non addentrarsi in ipotesi sul futuro di Francesco sulla cattedra di Pietro. «Nessuno può sapere con certezza se Francesco sta davvero pensando di fare un passo indietro perché si sente vecchio e stanco, o se, invece, sull’aereo, ha solo voluto fare una battuta».

Ma perché parlarne proprio ora? Marchesi lo chiede al sacerdote. «In realtà una mia idea ce l’ho» risponde don Mazzi, che però inizialmente questa opinione sembra volersela tenere per sé. Come prima cosa il prete antidroga mette in luce un fatto. «Con questa frase, che conteneva un evidente riferimento a Giovanni XXIII, Francesco ha fatto una rivelazione importantissima».

Cosa ha rivelato Francesco con la frase su un possibile «Giovanni XXIV»

E quale sarebbe questa rivelazione importantissima? Facendo quel nome, prosegue il fondatore di Exodus, Francesco «ci ha lasciato capire qual è il suo Papa preferito, il Papa al quale si è ispirato, quello che considera la sua guida e il suo modello: papa Giovanni, appunto».

Non è facile interpretare le parole di papa Francesco sul suo possibile successore (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Don Mazzi prosegue spiegando di non essere rimasto affatto sorpreso dalle parole di Francesco: «Io, al tempo di papa Giovanni, ero un giovane prete: mi ricordo benissimo di lui, dell’impatto rivoluzionario che ha avuto, dell’aria nuova che ha fatto entrare nella Chiesa». «E per tante cose – afferma il sacerdote impegnato nella lotta contro la tossicodipendenza –, rivedo lui in papa Francesco».

Sono tante, spiega don Mazzi, le somiglianze tra i due Papi. Oltre sessant’anni fa Giovanni XXIII comprese che non ci si poteva più asserragliare dietro le mura del Vaticano. La Chiesa doveva entrare in dialogo col mondo, parlare con tutti. Un’eredità portata avanti oggi da Francesco.

Un’altra novità introdotta da papa Roncalli e che lo accomuna a Francesco, ricorda il sacerdote nato a Verona nel 1929, è il fatto di essere stato il primo Papa – con l’enciclica Pacem in Terris del 1963 – a rivolgersi non solo ai fedeli cattolici, ma anche a “tutti gli uomini di buona volontà”. E lo stesso ha fatto Francesco con la sua enciclica del 2015 sull’ecologia, la Laudato si’.

Per non parlare del suo sforzo per dialogare con tutte le parti coinvolte nella sanguinosa guerra in Ucraina, nel tentativo di arrivare alla pace. Peraltro è noto l’importante sforzo di mediazione da parte di Giovanni XXIII per scongiurare un possibile conflitto nucleare tra le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica. Il Papa si prodigò molto al tempo della crisi di Cuba nel 1962. Fu allora che il mondo tremò quando le cose sembrarono sul punto di precipitare nel baratro del disastro atomico.

Quei due Papi accomunati dallo stesso stile

C’è anche un altro punto di contatto tra i due papi. Giovanni XXIII suscitò scalpore all’epoca perché andava personalmente a confortare i sofferenti negli ospedali e i carcerati negli ospedali. Come del resto chiede Gesù nel Vangelo. E Francesco non fa forse la stessa cosa? Anche lui va dai malati e dai carcerati. C’è poco da fare, sottolinea don Mazzi: «Questi due Papi si somigliano nelle parole, nelle azioni e nello stile».

Lo stile semplice e la vicinanza agli ultimi: due tratti che accomunano Francesco e Giovanni XXIII (Foto Ansa) – grantennistoscana.it

Sulle parole e sulle azioni siamo d’accordo, ma che significa che papa Francesco e papa Giovanni si assomigliano anche nello stile? Don Mazzi – che, tra le altre cose, è anche giornalista professionista – spiega che un tempo la figura del Papa poteva apparire a volte più simile a quella che è stata definita del “sovrano pontefice: una sorta di “re della Chiesa”, un monarca circondato dalla venerazione dei fedeli ma che si presentava ai loro occhi come un regnante severo, distante, quasi inaccessibile. Raramente i papi sorridevano.

Con Giovanni XXIII le cose presero un’altra piega. Papa Roncalli, al contrario, sorrideva sempre. Altro elemento che lo caratterizzava, nota don Mazzi, erano «i modi semplici di un parroco di campagna». Quella sera del famoso “discorso alla luna”, in Piazza San Pietro era presente anche lui: don Antonio. Era l’11 ottobre 1962, la sera in cui si apriva il Vaticano II. Papa Giovanni si affacciò alla finestra e disse: «Tornando a casa, dare una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa».

«Eravamo tutti commossi», ricorda don Mazzi. «Non si era mai sentito un Papa parlare così. E Francesco, per me, si è chiaramente ispirato a lui: parla “a braccio” come lui, ha la stessa semplicità da parroco, anzi, da nonno».

Perché Francesco ha accelerato i tempi per canonizzare papa Giovanni

Del resto, fa notare l’intervistatore, a provare quanto amore e ammirazione abbia Francesco per Giovanni XXIII c’è anche un altro fatto. Quello cioè di averlo canonizzato il 27 aprile 2014, nello stesso giorno che ha visto elevare alla gloria degli altari anche Giovanni Paolo II.

Statua di Giovanni XXIII a Istanbul, dove fu delegato apostolico per la Turchia e la Grecia – grantennistoscana.it

Ma non è tutto, ribatte don Mazzi: l’enorme stima di papa Francesco per Giovanni XXIII emerge anche dalla procedura insolita che ha voluto seguire per la sua canonizzazione. Il pontefice argentino infatti ha voluto accelerare i tempi facendo ricorso alla procedura della cosiddetta “canonizzazione pro gratia”, che permette di proclamare un Santo solo in considerazione della sua vita e del suo esempio, senza badare ai miracoli. Insomma, per papa Giovanni non si sono attesi i canonici due miracoli attribuiti all’intercessione del candidato alla santità.

«Del resto – ricorda il sacerdote noto al pubblico televisivo e della carta stampata -, papa Giovanni aveva in comune con Francesco il fatto di essere devotissimo a san Giuseppe, lo sposo di Maria: un grande Santo che è Santo non perché abbia operato miracoli, ma per i suoi sublimi gesti d’amore».

Francesco e il suo successore: le ipotesi di don Mazzi

Oliviero Marchesi però insiste: ma perché parlare proprio ora del suo successore? Il fatto è, risponde il sacerdote attivo soprattutto nel territorio milanese, che Francesco e Giovanni XXIII condividono anche un’altra cosa meno piacevole. Vale a dire l’esistenza di un’agguerrita opposizione interna alla Chiesa.

Quale Papa arriverà dopo il pontificato di Francesco? – grantennistoscana.it

«Ebbene, io penso che abbia voluto fare cenno al suo successore chiamandolo “Giovanni XXIV” per mandare un preciso messaggio ai suoi avversari», dice don Mazzi.

Insomma, un modo per dire loro che il prossimo Papa proseguirà l’agenda riformatrice. Anche il suo successore, sembra dire Francesco, sarà un Papa che «continuerà il lavoro che Giovanni XXIII ha iniziato e che io ho portato avanti: cambiare la Chiesa per fare in modo che sia sempre più una Chiesa del popolo e dei poveri». Questa l’interpretazione di don Mazzi – che certo non ignora che la Chiesa prima di tutto è di Cristo.

Ad ogni modo il noto sacerdote televisivo conclude l’intervista nel segno di un auspicio. «Ma io spero e prego che papa Francesco resti fra noi a lungo».

Un Papa che non si ferma e continua a viaggiare

Nel frattempo il pontefice, anche se stanco e provato, non vuole saperne di deporre la valigia e continua a viaggiare. Il prossimo viaggio, come detto, è imminente: dal 22 al 23 settembre – venerdì e sabato prossimi – Francesco sarà a Marsiglia. Prima volta che un Papa si reca in tempo moderni nella città portuale che secondo la tradizione ha accolto Marta, Maria e Lazzaro, i tre fratelli di Betania amici di Gesù più volte citati nei vangeli (dove Lazzaro è protagonista di uno dei più famosi miracoli del Salvatore).

Marsiglia, dove da venerdì 22 a sabato 23 settembre papa Francesco sarà in visita nel suo 44esimo viaggio apostolico internazionale – grantennistoscana.it

A Marsiglia, porto di fondamentale importanza del Mediterraneo, Francesco toccherà i temi che più hanno caratterizzato il suo pontificato: l’ambiente, l’accoglienza dei migranti, la fraternità, la pace.

Sullo sfondo, ha ricordato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, nel briefing di ieri in sala stampa vaticana sul prossimo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco, ci sarà sempre la guerra in Ucraina. Da tempo il pontefice ha lanciato la sua “offensiva di pace” per giungere alla fine delle ostilità nel sanguinoso scontro tra Mosca e Kiev, che ai suoi occhi è un conflitto cruciale in quella che ha definito la “terza guerra mondiale a pezzi”.

Francesco, è facile immaginarlo, si rivolgerà alla Madonna della Guardia, antica presenza a Marsiglia, alla quale si rivolgono ancora oggi i marinai e i naviganti, allo stesso modo dei missionari in partenza per terre lontane. Ce n’è davvero bisogno nel tormentato mondo di oggi, lacerato da grandi tensioni.

Emiliano Fumaneri

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