Mancheranno 3 milioni di barili di petrolio al giorno: shock energetico in arrivo

Stiamo per assistere al nuovo shock energetico e stavolta avrà un impatto molto superiore alla crisi storica del 1973.

Gli appassionati di storia dell’economia o semplicemente gli appartenenti alla “Gen” X sanno perfettamente cosa successe nel 1973, quando si verificò la cosiddetta “crisi energetica” che costrinse milioni di italiani a piedi, e non solo.

cos'è lo shock energetico
Stiamo per assistere ad una nuova crisi del petrolio? Gli scenari sono preoccupanti – Grantennistoscana.it

Oggi siamo di fronte a un’altra bolla che sta per scoppiare e la deflagrazione colpirà tutti i Paesi del mondo. Chi pensava dunque che la guerra in Ucraina non avrebbe devastato poi così tanto l’economia mondiale si sbagliava, e il peggio praticamente deve ancora arrivare.

Cos’è la crisi del petrolio del 1973 e perché ha molte similitudini con il momento attuale

Tra la fine del 1973 e il 1974 accadde qualcosa che cambiò in breve tempo l’economia a livello europeo, ma colpì anche gli Stati Uniti. Ad un certo punto il prezzo del petrolio vide un aumento del 300%, in pochi mesi. Proprio com’è successo recentemente, cittadini e aziende cercarono di risparmiare sui consumi dell’energia elettrica e alla fine le persone lasciarono addirittura le auto ferme. Si tornò a fare le passeggiate a piedi e le commissioni in bicicletta.

crisi del petrolio 1973
Nel 1973 le persone furono costrette ad abbandonare le auto e andare a piedi o in bicicletta – Grantennistoscana.it

I danni, però, furono molto più ampi: l’inflazione arrivò a livelli record, aumentò la disoccupazione e si verificò un fenomeno “nuovo”, ovvero la stagflazione. Indagando a fondo, si comprende come la crisi de petrolio del ’73 venne innescata soprattutto da crisi geopolitiche.

Oltre all’attacco da parte dell’esercito egiziano a Israele, i Paesi dell’OPEC cominciarono a contrarre la produzione del petrolio, innalzandone anche il prezzo. Non dimentichiamo, poi, che due anni prima Nixon rese i dollari non più convertibili in oro e questo costrinse i produttori di petrolio a compensare le perdite economiche.

Crisi ma anche opportunità per un “reset”, ecco come risposero i Paesi allo shock energetico

Quella del ’73 è stata definita sempre come una crisi ma in realtà gli scenari che si aprirono permisero di entrare in quella che è stata poi la vera economia dal dopoguerra.

A seguito del rialzo dei prezzi del petrolio, i Paesi si adeguarono inventando auto e strumenti meno energivori e l’Europa andò a caccia di nuove fonti di petrolio nel Mare del Nord. Contemporaneamente quella che era l’Unione Sovietica diventò uno dei principali esportatori proprio dell’oro nero e cominciò una nuova era socio politica ed economica.

Il prezzo del petrolio è destinato a schizzare ancora verso l’alto, e non è una buona notizia. Le ultime notizie riportano che nell’ultimo trimestre del 2023 ci potrebbe essere un taglio di 3 milioni di barili al giorno.

cosa succede in ue col prezzo del petrolio
L’aumento del prezzo del petrolio è destinato a salire rovinosamente – Grantennistoscana.it

Lo riporta un report dell’OPEC, che sottolinea come la contrazione dell’offerta del Regno saudita, in un periodo di domanda record, abbia già fatto salire i prezzi dell’oro nero sopra ai 90 dollari al barile a Londra. Le riduzioni nella produzione da parte dell’Arabia Saudita aumenteranno di un altro milione di barili al giorno almeno fino alla fine del 2023, in una delicata fase di contrazione, aumentando così la crisi energetica.

Impossibile non notare come l’aumento del Diesel e dei carburanti stia continuando ad aumentare, mentre il Governo Italiano non intende ancora intervenire, appellandosi ad una soglia di prezzo del petrolio che sicuramente sarà raggiunta a breve.

È opportuno valutare anche quale legame esiste tra la crisi militare e quella petrolifera, per vedere se la prima produce, crea e favorisce la crisi petrolifera oppure se è la crisi petrolifera che precede, che crea le basi per questo conflitto

Non solo l’Europa, però, sta vivendo un momento davvero difficile. Anche in America, dove Biden si avvicina alla prossima campagna elettorale, deve vedersela con una popolarità in drastica diminuzione e con un prezzo al gallone della benzina che sfiora i 4 dollari. Ricordiamo che dall’insediamento di Biden il prezzo della benzina negli States è aumentata del 63% e di conseguenza, come da noi, sono aumentati i prezzi finali di prodotti e servizi.

Se gli equilibri geopolitici non muteranno, potremmo vedere una nuova crisi globale, proprio come quella del ’73, ma stavolta con risvolti ancora più preoccupanti. I problemi economici, infatti, si sommano a quelli ambientali, a quelli sanitari, e si inseriscono in una situazione già molto complessa di partenza, cosa che invece non sussisteva negli anni ’70, epoca che arrivò dopo i famosi 30 anni di crescita e benessere post bellici.

Il problema è anche il fattore “tempistica”: l’UE non è ancora pronta al distacco totale dalla dipendenza da petrolio e gas, e non ci sono le basi per effettuare velocemente una transizione verde, come da programma e da Agenda 2030. Nel mentre, a farne le spese saranno principalmente i cittadini e le imprese, con effetti a cascata che potrebbero eliminare definitivamente innanzitutto la cosiddetta classe media. Non dimentichiamoci che nella peggiore delle ipotesi potremmo dover assistere alla terza guerra mondiale, ipotesi che davvero tutti scongiuriamo con tutte le nostre forze.

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