Tema scottante, da rintracciare nella psicologia stessa di chi si trova spesso in situazioni più che mai imbarazzanti. Come si fa davvero?
La domanda delle domande, si potrebbe definire, al di la di quelle che sono le riflessioni, le chiacchiere e soprattutto le posizioni in merito. Il tema è la mancia. Come considerarla, quali fattori prendere in considerazione per quantificarla. Cosa succede in qualsiasi individuo quando ci si trova coinvolti in questa fatidica e spesso addirittura angosciante situazione.
La domanda delle domande si diceva. Quanto si lascia di mancia in qualsiasi contesto? Chiaramente la riflessione in merito per lo più viene fuori nel momento in cui ci si trova al ristorante o magari in albergo, dove le regole in merito ai criteri di quantificazione della mancia sono, per cosi dire, molto più pratici, molto più riferiti a regole più o meno standard.
La verità rispetto a quelli che dovrebbero essere i doveri dei clienti in certi luoghi e situazioni spesso corrispondono a vere e proprie posizioni consolidate. Esiste, insomma, un criterio più che mai consolidato, soprattutto, forse, in altri paesi del mondo. Regole riconosciute da tutti più o meno, in rigoroso silenzio. Niente di ufficiale, insomma, ma tutto molto concreto.
Mancia al ristorante o in hotel: la regola vuole si agisca in un modo preciso
La questione mancia, affonda radici in contesti che sono ben lontani da quelli che riguardano la ristorazione o magari il settore turistico in particolare. Riflessioni in merito possono essere trovate in numerose scene cinematografiche, momenti televisivi, addirittura qualche romanzo. Testimonianza del fatto che la dinamica è più che mai sentita dagli stessi potenziali “clienti“.
La mancia rappresenta in un modo o nell’altro il riconoscimento, per il lavoratore in questione, dell’ottimo lavoro fatto. Un guadagno extra che gratifica, sicuramente, e che vuol dire che, tutto sommato, il proprio lavoro lo si esegue al meglio con tanto di apprezzamento finale da parte del cliente. Proprio per questo, a margine dei comportamenti degli stessi fruitori dei vari servizi esiste spesso un ragionamento netto in merito alla stessa natura della mancia.
Nel nostro paese, si diceva, la regola in merito alla quantificazione della stessa mancia non è a ritenersi in qualche modo ufficiale. Generalmente tutto si basa su quello che accade al momento. Il tipo di servizio offerto, la simpatia magari del cameriere di turno o del receptionist se ci si trova in albergo. Tutto insomma, finisce per diventare una vera e propria “storia da gestire al momento“.
In ambito alberghiero, per il cliente, la volontà di lasciare una mancia significativa può nascere, cosi come si diceva, dal servizio offerto. Una camera pulita, per esempio, magari anche nei giorni seguenti al proprio arrivo. Il personale cordiale, disponibile, sempre pronto a soddisfare le richieste del cliente troverà di certo buona predisposizione in quest’ultimo in merito alla possibilità di un possibile “extra” da elargire.
Tra i luoghi più frequentati in assoluto dai cittadini, dove la questione mancia nasce ogni volta che bisogna pagare il conto troviamo sicuramente il ristorante. Anche in quel caso, niente di prestabilito. Tutto nasce, si evolve, in base al rapporto, per cosi dire, che si crea con lo stesso personale di sala. Accoglienza, disponibilità e quant’altro, insomma, determinano ogni cosa.
Uno dei consigli che spesso si danno in questi casi è quello di arrotondare per eccesso l’importo dello stesso conto. Un importo finale di 63 euro, per esempio, potrebbe diventare alla fine di 70 euro, considerando l’extra da lasciare al cameriere di turno. In alternativa ci si può sempre regolare considerando il 10% dello stesso conto da lasciare come mancia. Niente di scritto, niente di ufficiale. La soluzione, però, è in ogni caso dietro l’angolo.
