Marco Giallini e la confessione sul lavoro che svolgeva prima di diventare famoso: ecco i dettagli e le curiosità.
Uno degli attori che con il suo grandissimo talento e la sua professionalità è riuscito a conquistare il mondo dello spettacolo è proprio lui, Marco Giallini. L’uomo ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti soprattutto per alcuni film come Perfetti Sconosciuti, Tutta colpa di Freud e Acab-All Coops are Bastard. In molti si sono sempre chiesti di cosa si occupava Giallini prima di diventare un attore di successo: ecco svelato il mistero.
Marco con il tempo ha sempre tenuto saldi i valori che la vita gli ha permesso di imparare; tra questi l’umiltà, il sacrificio, la forza e il talento. A ventidue anni ha inseguito il suo più grande sogno, quello della recitazione, cominciando a studiare presso la scuola teatrale “La scaletta” di Roma, avendo l’opportunità di lavorare con i maestri dello spettacolo italiano come Adriano Vianello e Angelo Orlando.
L’esordio per Marco Giallini avviene con una parte significativa nel 1998, L’ultimo Capodanno, interpretando il marito di Monica Bellucci. Quella parte, come spiegato in una intervista, l’ha ottenuta grazie al suo amico Valerio Mastandrea che ha sempre creduto in lui e lo ha fatto conoscere al regista Marco Risi. La notorietà e la visibilità ma soprattutto la carriera è cominciata per Giallini a soli 49 anni, dopo la scomparsa della sua musa, sua moglie Loredana. L’attore ha deciso di rivelare qualche dettaglio inedito in una intervista rilasciata al Corriere della sera.
La confessione inedita di Marco Giallini
Marco Giallini oggi è un attore molto rispettato nel mondo dello spettacolo, ma come ha spiegato nell’intervista rilasciata a Candida Morvillo, il successo è arrivato molto tardi, alla soglia dei 50 anni.
Come lui stesso ha spiegato prima dell’esordio nel mondo del cinema e della televisione svolgeva altri lavori. Nel dettaglio ha rivelato: “Facevo l’imbianchino, otto ore. E la sera, la scuola di teatro. Poi, otto ore erano troppe. Ho iniziato a portare il camion delle bibite, la mattina. Dopo, tornavo a casa, doccia, prendevo il mio Yamaha, andavo a scuola. Parcheggiavo contro il muro, non avevo manco il cavalletto e entravo, col chiodo, i capelli lunghi. Boom! A volte, mi prendevano per uno spettacolo. Un giorno, per strada, avevo il cappello di carta da muratore, incontro un collega attore. Mi guarda: ma che fai? E io: stamo a fa’ un film”.