Mancano soldi per la legge di Bilancio e il Governo pensa a condoni e sanatorie per fare cassa. Ecco chi potrà approfittarne.
La strada per la prossima manovra si preannuncia però in salita per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che deve fare i conti con una situazione non facile.
Si avvicina il momento di varare la prossima manovra di Bilancio. Il Governo si trova in difficoltà: i dati sull’economia italiana non sono quelli previsti. Nel secondo trimestre il PIL della locomotiva Italia ha rallentato (-0,4% rispetto al primo trimestre). Cala anche l’occupazione, in frenata dopo diversi mesi di crescita continua.
Fatto sta che i soldi per finanziare la legge di Bilancio da qualche parte devono saltare fuori. La compagine governativa pensa allora a una classica soluzione all’italiana per fare cassa: condoni e sanatorie.
In Italia l’abusivismo edilizio è una piaga antica che risale almeno al boom edilizio degli anni Cinquanta-Sessanta. E lo Stato non ha mai trovato una vera soluzione per questo problema che non fossero i condoni. Una soluzione che soluzione non è in un Paese dove, secondo le stime, per ogni 100 costruzioni autorizzate ce sono più di 15 abusive.
Sanatoria e condono sulle “piccole irregolarità”
Si è parlato molto nelle ultime ore, tra indiscrezioni circolate sulla stampa e non smentite dalla maggioranza di centrodestra, di una possibile sanatoria su scontrini, fatture e ricevute fiscali irregolari. Sull’Ansa si leggeva: «Tutti i contribuenti che hanno commesso una violazione fra il primo gennaio 2022 e il 30 giugno di quest’anno potranno mettersi in regola pagando però multe ridotte. Ci sarà tempo fino al 15 dicembre».
La novità, contenuta in un articolo della bozza sul decreto energia, è approdata in Consiglio dei Ministri lo scorso lunedì. Il testo approvato in Cdm, fa sapere Il Fatto Quotidiano, «prevede però sconti meno generosi sulle sanzioni, nel probabile tentativo di aumentare gli introiti dell’operazione».
Ancora al vaglio dell’esecutivo invece il condono edilizio sulle “piccole irregolarità” lanciato in concomitanza dal leader del Carroccio Matteo Salvini. L’idea – certo non nuova nel panorama politico italiano – ha trovato spazio durante un convegno di Confedilizia a Piacenza. È qui che il Ministro delle Infrastrutture ha parlato di un condono sui «piccoli abusi edilizi» come possibile soluzione per reperire risorse in vista dell’imminente manovra di Bilancio.
Senza giri di parole Salvini ha dichiarato: «Lo dico senza ipocrisia: ci sono problemi di bilancio? Ci sono centinaia di migliaia di piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche che intasano gli uffici tecnici dei comuni di mezza Italia? Sì, allora non sarebbe più saggio per quelle di piccola entità andare a sanare tutto?».
A spingere per il condono è soprattutto la Lega, con gli altri soci di maggioranza più restii. Peraltro una sanatoria come questa potrebbe certo aiutare a fare un po’ di cassa assicurando delle entrate supplementari da mettere in manovra. Ma non basterebbero certo a coprire il buco attuale. Insomma, parliamo di qualcosa che non sarebbe risolutivo. Senza contare che Bruxelles ha sempre fatto capire chiaramente di non gradire particolarmente questi escamotage.
Che fine ha fatto la tassa sugli extraprofitti delle banche?
Su Money.it si sono poi spinti a riesumare il divo Giulio («a pensare male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca») a proposito del tempismo «alquanto sospetto» con cui è spuntata la proposta del condono. Tra un mese – il 27 ottobre prossimo – il governo dovrà infatti presentare la NaDef, ossia il documento che serve a tracciare il perimetro della legge finanziaria.
Bene, uno dei pilastri della prossima legge di Bilancio dovrebbe essere rappresentato, stando a quanto più volte ribadito dall’esecutivo durante l’estate, dalla legge che andrebbe a tassare gli extraprofitti delle banche. Il piano iniziale della maggioranza di centrodestra, a quanto è trapelato, prevedeva di raccogliere ben 3 miliardi dalla tassazione sui super utili degli istituti di credito. Quando però le intenzioni del governo sono state rese pubbliche i titoli bancari italiani sono crollati in Borsa, per non parlare della sonora bocciatura da parte dei più importanti analisti internazionali.
A seguito di quell’annuncio all’interno della maggioranza è partito un lungo lavoro di mediazione, con gli azzurri di Forza Italia non particolarmente entusiasti di una legge sugli extraprofitti bancari. E alla fine, mediazione dopo mediazione, angolo smussato dopo angolo smussato, alla fine a valle è rimasto ben poco della valanga iniziale. In sostanza l’esecutivo ha rivisto decisamente le sue intenzioni degli inizi.
Il reale impatto sulla manovra della legge sui profitti extra delle banche
L’esito finale sembrerebbe infatti essere quello riportato dal Manifesto. «La nuova proposta – si legge – ricalibra il prelievo sul biennio 2021-23 e fissa allo 0,26% (invece dello 0,1%) il tetto massimo dell’imposta. Ma cambia la base imponibile: non più il totale dell’attivo ma l’importo complessivo dell’esposizione al rischio, esclusi dunque i titoli di Stato».
In più gli istituti di credito potrebbero versare quanto dovuto oppure, in alternativa, stanziare una riserva nel proprio patrimonio. In buona sostanza il governo Meloni lascerebbe quindi alle banche la scelta se pagare o meno. Le conseguenze di questa decisione governativa appaiono chiare. Evidente che l’impatto della tassa sugli extraprofitti delle banche sulla manovra di Bilancio 2024 sarà di certo molto ridotto rispetto ai 3 miliardi delle previsioni iniziali.
Manovra di Bilancio 2024: perché Bruxelles potrebbe mettersi di traverso
Appare dunque difficile non pensare male, cioè non notare il tempismo tra la proposta di condoni e sanatorie e l’ammorbidimento del rigore sulla legge che voleva tassare gli utili in eccesso delle banche.
Al di là di tutto rimane però una questione di fondo. Ineludibile. Certamente il governo non può pensare di raccogliere i circa 20 miliardi di coperture che ancora servono per la manovra finanziaria attraverso condoni e sanatorie. Tanto più che l’Europa, anche di recente, ha bocciato le entrate frutto di condoni o spending review. Insistendo su questa linea il governo rischia perciò di andare incontro a nuove tensioni con la Commissione europea. Quest’ultima potrebbe infatti chiedere all’Italia – come successo in passato – di modificare la manovra di Bilancio, minacciando di bocciare la legge finanziaria.
In sostanza, il ricorso a sanatorie e condoni pare più che altro una mossa elettorale in vista delle prossime elezioni europee. Ma per mettere in ordine i conti della prossima manovra servirà qualcosa di decisamente più sostanzioso da mettere in campo.