Mens sana in corpore sano non è solo un detto antiquato: grande scoperta sull’utilità della palestra

Dimmi quanto sport fai e ti dirò che cervello avrai: in estrema sintesi, è la conclusione cui giunge un nuovo studio scientifico sugli effetti virtuosi dell’allenamento in palestra.

Che una sana e costante attività fisica praticata fin dall’infanzia faccia bene alla forma fisica non è certo una novità. Quel che forse non sapevamo – o meglio, che avevamo probabilmente dimenticato – è che allenarsi giova enormemente anche alla forma mentale. E in particolare alla salute del cervello. Mens sana in corpore sano, dicevano i nostri antenati. E ora ne abbiamo la conferma scientifica.

studio utilità palestra salute mentale
Andare in palestra e mettere su muscoli quando si è giovane potrebbe aiutare a proteggersi dalla demenza in età avanzata. (Grantennistoscana.it)

Un’équipe di ricercatori statunitensi ha condotto uno studio ad hoc al riguardo, scoprendo qualcosa di molto interessante. Innanzi tutto, le persone con più massa muscolare magra che hanno praticato attività fisica per tutta la vita hanno il 12% di probabilità di meno di contrarre una malattia mortale in età avanzata. Secondo gli esperti d’oltreoceano, poi, andare in palestra e mettere su muscoli quando si è giovani potrebbe aiutare a proteggersi dalla demenza in età avanzata. Ma c’è di più.

Tutti i pro dell’allenamento in palestra

Gli autori dello studio in questione hanno passato al setaccio i dati di oltre un milione di soggetti per capire se e come la loro forma fisica abbia influenzato il loro cervello nel corso degli anni. Il dottor Iyas Daghlas, dell’Università della California di San Francisco, non ha dubbi: la ricerca suggerisce “una relazione causa-effetto tra massa magra e rischio di Alzheimer”.

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L’obesità, per esempio, è stata associata ad un aumento del rischio di malattia di Alzheimer in numerosi studi. (Grantennistoscana.it)

Attualmente il numero totale di persone affette da demenza in Italia è pari a circa 1,2 milioni (di cui circa la metà con demenza di Alzheimer). E, stime alla mano, nei prossimi anni la cifra salirà esponenzialmente. L’Alzheimer è la forma più comune di demenza e, per quanto ne sabbiamo finora, è probabilmente causata da accumuli di proteine nel cervello, tra cui tau e amiloide. In tutto ciò le condizioni fisiche non sono un dettaglio.

L’obesità, per esempio, risulta associata ad un aumento del rischio di malattia di Alzheimer in numerosi studi. E livelli più bassi di massa muscolare magra sono stati collegati a una maggiore vulnerabilità alla patologia. L’ultimo studio in materia, pubblicato sul British Medical Journal, si è basato su una tecnica di previsione genetica nota come randomizzazione mendeliana per ottenere dati sul legame tra massa muscolare magra e Alzheimer.

Magro è bello (e intelligente)

I ricercatori hanno stimato la massa muscolare magra e il tessuto adiposo nelle braccia e nelle gambe, prendendo in considerazione l’età, il sesso e l’ascendenza genetica dei soggetti monitorati. In generale, una massa muscolare magra più elevata è stata collegata a un calo ridotto ma statisticamente significativo del rischio di malattia di Alzheimer. La massa magra è stata anche collegata a migliori prestazioni nei compiti cognitivi, hanno scoperto i ricercatori. Il grasso corporeo non risulta invece associato al rischio di Alzheimer, ma a prestazioni cognitive più scarse.

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La massa magra è stata anche collegata a migliori prestazioni nei compiti cognitivi. (Grantennistoscana.it)

Secondo il dottor Daghlas, i risultati “confutano l’idea di un grande effetto della massa grassa sul rischio di malattia di Alzheimer”. Ed “evidenziano l’importanza di distinguere tra massa magra e massa grassa quando si studia l’effetto delle misure di adiposità sui risultati in termini di salute“. Ma sono dati da maneggiare con cautela. “I nostri risultati devono essere replicati con prove complementari prima che possano influenzare la sanità pubblica o la pratica clinica”. In particolare “occorrono ulteriori ricerche per determinare il cut-off per l’età dopo cui le modifiche della massa magra potrebbero non ridurre più il rischio”, conclude l’esperto.

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