Nuovi problemi all’orizzonte per Meta. Con la recente sentenza, potrebbe dover pagare una delle multe più alte della storia.
Le tensioni tra l’Unione Europea e le aziende Big Tech sono diventate sempre più evidenti negli ultimi anni. Mentre le Big Tech, come Google, Facebook, Amazon e Apple, hanno raggiunto un’enorme influenza e potere nel mondo digitale, l’UE ha cercato di regolare e controllare il loro comportamento per garantire la protezione dei consumatori, la concorrenza leale e la salvaguardia della privacy dei dati.
Lo scorso lunedì si è arrivati a una multa della cifra record di 1,2 miliardi di euro (1,3 miliardi di dollari) nei confronti di Meta, la società che gestisce Facebook, Instagram e Whatsapp.
La multa è stata comminata dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati a causa della violazione delle regole europee sulla protezione dei dati da parte dell’azienda di social media. Vediamo nel dettaglio cosa è successo
Qual è il futuro di Meta in Unione Europea
I regolatori europei affermano che Meta non ha seguito una decisione del 2020 della Corte di giustizia dell’Unione europea. La decisione stabiliva che i dati personali degli utenti che Facebook trasferiva negli Stati Uniti non erano abbastanza protetti dalle agenzie di spionaggio americane.
Oltre alla multa record, a Meta è stato ordinato di smettere di trasferire i dati degli utenti di Facebook dall’Europa agli Stati Uniti. Non è ancora chiaro quando e se Meta dovrà isolare effettivamente i dati degli utenti di Facebook in Europa. Meta ha annunciato che farà appello alla decisione, quindi ci potrebbe essere un lungo processo legale.
È quindi necessario che Meta e Unione Europea trovino un nuovo accordo. Questo accordo darebbe a Meta e ad altre aziende protezioni legali per continuare a spostare le informazioni tra i due continenti. Questo potrebbe annullare gran parte della decisione presa dall’Unione europea lunedì.
La controversia contro Meta è nata a causa delle politiche statunitensi. Queste, infatti, permettono alle agenzie di intelligence di intercettare le comunicazioni provenienti dall’estero, incluso il traffico online. Questa situazione è possibile grazie a un accordo tra Stati Uniti e UE, noto come Privacy Shield, che consentiva a Facebook e ad altre aziende di spostare dati tra le due regioni.
La multa data a Meta è un record secondo il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). In futuro, potrebbe avere un impatto sui dati come foto, amicizie e messaggi conservati da Meta. Potrebbe danneggiare gli affari di Facebook in Europa, specialmente la sua capacità di indirizzare annunci pubblicitari. Il mese scorso, il direttore finanziario di Meta, Susan Li, ha detto agli investitori che circa il 10% del loro fatturato pubblicitario globale proveniva dagli annunci inviati agli utenti di Facebook nei paesi dell’Unione europea.
Non è la prima volta: le altre multe celebri contro le big tech
La multa da 1.2 miliardi inflitta a Meta è la terza più grande di sempre a un’azienda tecnologica statunitense. Da quando il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) è stato implementato nella primavera del 2018, l’UE si è impegnata attivamente contro le grandi aziende tecnologiche. Negli ultimi anni, le aziende americane hanno dovuto affrontare problemi legati alla concorrenza o alla privacy dei dati degli utenti.
La multa comminata a Meta è inferiore solo a due multe inflitte alla casa madre di Google, Alphabet. Nel luglio 2018, infatti, l’UE ha multato Google per 5,1 miliardi di dollari per pratiche anticoncorrenziali nella promozione del suo motore di ricerca Android, che aveva oltre il 90% della quota di mercato globale. “Google ha utilizzato Android come strumento per consolidare il dominio del suo motore di ricerca”, ha dichiarato all’epoca il capo dell’antitrust Margrethe Vestager.
Google aveva affrontato una situazione simile l’anno precedente, quando i regolatori dell’UE avevano accusato il colosso di sfruttare in modo ingiusto la sua posizione dominante come motore di ricerca per promuovere i suoi servizi di comparazione degli acquisti. In quel caso, l’UE ha multato Google per 2,42 miliardi di euro, equivalente a 2,7 miliardi di dollari.
Le dispute tra le grandi aziende tecnologiche e i regolamenti europei e nazionali sono ormai all’ordine del giorno. Recentemente, in Italia ha avuto una grande eco mediatica una questione simile, che non è sfociata però in una multa. Il provvedimento preso è stato diverso e ha danneggiato direttamente anche l’esperienza degli utenti. Vediamo di cosa si tratta.
Non solo multe alle aziende: in Italia ci hanno rimesso anche gli utenti
Recentemente Meta ha dovuto affrontare una disputa con i legislatori italiani sull’uso delle canzoni sulla piattaforma. L’Antitrust aveva accusato l’azienda tecnologica di usare tattiche forti per cercare di ottenere ciò che vuole.
Meta ha dovuto quindi togliere agli utenti la possibilità di utilizzare nei propri contenuti canzoni con licenza dalla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE). Secondo il comunicato, l’azienda “non è stata in grado di rinnovare” il suo accordo di partnership con la SIAE. Per qualche mese, quindi, l’azienda non ha reso più disponibili le opere con licenza SIAE nella libreria musicale di Meta.
Il ritiro significa che qualsiasi contenuto che contiene canzoni gestite dalla SIAE sarà bloccato su Facebook, inclusi Facebook Reels e Facebook Stories. Instagram, invece, aveva scelto di silenziare i contenuti che utilizzano il repertorio dei membri della SIAE.
La situazione si è recentemente sbloccata e, grazie ad un accordo transitorio tra SIAE e Meta gli utenti possono di nuovo utilizzare le canzoni nei loro contenuti. Questa faccenda ha contribuito, però, a gettare luce sull’ennesima disputa tra grandi aziende tecnologiche e i governi nazionali.
Non resta che attendere qualche mese e sperare che le due parti trovino un accordo. Gli utenti non vogliono di certo smettere di utilizzare i social network, ma non vogliono neanche continuare a usarli sapendo che i loro dati sono a rischio.