Ci sono alcuni segnali del morbo di Parkinson che arrivano mentre dormiamo. Ecco quali dovrebbero far scattare un campanello d’allarme.
Il morbo di Parkinson è un disturbo neurologico che colpisce circa 6 milioni di persone in tutto il mondo. I sintomi sono facilmente riconoscibili e normalmente consistono in tremori e movimenti convulsi, che possono compromettere anche la capacità di equilibrio. Questi sintomi sono leggeri agli esordi della malattia, ma peggiorano con il tempo, impedendo progressivamente alla persona di camminare e parlare con scioltezza. Non sono rari cambiamenti a livello della personalità e del sonno e il pericolo della depressione è sempre dietro l’angolo.
Va detto che i segnali “premonitori” della malattia possono variare da persona a persona. Uno dei primi sintomi è la perdita di espressività facciale. Le braccia potrebbero non oscillare quando si cammina. Si potrebbe inoltre perdere il filo del discorso mentre si sta parlando. Ma ci sono alcuni segnali che si palesano durante il sonno. Ecco quali.
Morbo di Parkinson: i segnali che arrivano nel sonno
Secondo uno studio condotto dall’Università di Genova, un sonno molto agitato e “teso” potrebbe essere una prima spia del morbo di Parkinson, se si verifica dopo i 70 anni. In questi casi, si è stimato che la malattia potrebbe colpire entro due anni dallo sviluppo di questi sintomi.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain e ha subito ottenuto una grande eco. Nella ricerca viene sottolineato che con “sonno agitato” si fa riferimento a movimenti bruschi di gambe e braccia durante la notte, a urla e comportamenti insoliti che di solito si verificano nella fase REM, quando il corpo è nella fase più profonda del sonno.
Si tratta di un vero e proprio disturbo del sonno REM, definito Rbd (REM Behavior Disorder) che, stando a quando asserito dagli studiosi, potrebbe aumentare il rischio di Parkinson fino a sei volte.
Il rischio è quindi molto alto e, per questo, in presenza di questi sintomi notturni vengono somministrate terapie preventive neuroprotettive per ridurre il rischio di comparsa del morbo. Secondo il coordinatore di ricerca Dario Arnaldi, i bruschi movimenti notturni durante il sonno sono collegati a ciò che si sta sognando, che appare molto vivido nella mente. Questi spinge il corpo stesso a muoversi e ad agitarsi.
In queste persone si verifica un vero e proprio malfunzionamento di alcune aree cerebrali. Si tratta di una scoperta davvero significativa, che potrebbe aiutare a individuare la malattia ancor prima dell’avvento dei tipici sintomi. Questo, chiaramente, porterebbe i medici ad attivarsi per tempo per provare a scongiurarne lo sviluppo.