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Nei: come fare l’autoesame | Così puoi capire se qualcuno è a rischio e rivolgerti ad uno specialista

Tenere sotto osservazione i nei è fondamentale per scongiurare la loro trasformazione in neoplasie maligne.

Il melanoma è uno dei tumori in via di aumento, anche tra i giovani; le cause possono essere genetiche e ambientali ma i rischi aumentano con l’esposizione al sole senza protezione adeguata.

Possiamo imparare a fare l’autoesame dei nevi per scongiurare rischi – Grantennistoscana.it

I soggetti che hanno la pelle chiara e molti nei hanno, tra l’altro, una maggior percentuale di rischio. Inoltre l’insorgenza del melanoma può essere favorita anche da scottature solari avute in età giovanile/pediatrica.

Naturalmente, in alcuni casi la neoplasia nasce dalla trasformazione di un neo già esistente, o dall’insorgenza di nei nuovi che possono comparire a qualsiasi età. Gli esperti consigliano di eseguire una visita dermatologica almeno una volta all’anno, ma se ciò non è possibile abbiamo l’opportunità di capire in autonomia come controllare i nevi.

Come per molte altre malattie, infatti, la prevenzione resta sempre un’arma efficacissima. Se la diagnosi di melanoma è effettuata all’inizio dello sviluppo ci sono più possibilità di guarire.

Cosa sono i nei e come fare a riconoscere quelli potenzialmente pericolosi

La maggior parte delle persone presenta dei nei sulla pelle, e ovviamente questo non significa che si vada automaticamente incontro a sviluppare un melanoma.

Alcuni cambiamenti nel comportamento dei nevi sono campanelli d’allarme – Grantennistoscana.it

Dobbiamo però ricordare che è importante tenerli sotto controllo, per capire se è iniziato uno sviluppo incontrollato di melanociti. Di nei ne esistono diverse tipologie e le lesioni si possono manifestare in molte forme. La maggior parte è di origine benigna e nascono sulla pelle per l’esposizione al sole o per predisposizione genetica.

Solitamente la forma, colore e spessore del neo rimane invariato nel corso della vita, ma è quando presenta variazioni che siamo di fronte ad un campanello d’allarme. Non dobbiamo temere, come spesso si crede, che i nevi più scuri, quelli rossi o quelli blu siano più pericolosi, perché le probabilità di trasformazione maligna sono le medesime.

Ancora la scienza non ha ben compreso, infatti, quali siano gli eventi scatenanti che inducano il fenomeno della cancerogenesi; si sa che alcuni fattori possono aumentare le probabilità. Tra questi, un sistema immunitario indebolito, l’eccessiva esposizione ai raggi UV senza protezione, ma anche l’uso di alcuni farmaci e ovviamente l’ereditarietà.

Caratteristiche dei nevi potenzialmente pericolosi

Prima di andare a fare una visita dermatologica possiamo fare un autoesame e capire se ci sono dei fattori di rischio. I nevi potenzialmente pericolosi non è detto che sfocino in melanoma, ma dobbiamo saper riconoscere i campanelli d’allarme.

Cambiamenti repentini nel colore, forma, spessore possono indicare la comparsa del melanoma – Grantennistoscana.it
  • Per prima cosa dobbiamo guardare la forma: se abbiamo un nevo non regolare – solitamente i nei sono ovali – dal bordo frastagliato o se cresce in dimensione (sopra i 6 centimetri) meglio consultare un dermatologo.
  • Se il nevo da piatto aumenta di volume e si “solleva può essere un’indicazione su cui approfondire. Soprattutto se questo cambiamento avviene in modo repentino.
  • Anche un cambiamento del colore è un campanello d’allarme; generalmente il nevo maligno assume una sfumatura più scura, tendente al nero ma anche sfumature rosso scure, bianche o bluastre.
  • L’insorgere di un nuovo nevo è altresì un elemento da tenere sotto controllo. Soprattutto se le varie tipologie di alterazioni avvengono nell’arco di poche settimane. I nevi benigni infatti, anche se manifestano lievi cambiamenti, lo fanno molto lentamente e anche raramente.
  • Anche un cambiamento nella consistenza è un fattore a cui fare attenzione; ad esempio se il nevo diventa morbido o rugoso, se presenta sgretolature o se è circondato da un alone arrossato.
  • Infine, dobbiamo approfondire anche se il nevo comincia a dare prurito o fastidio, se diventa troppo sensibile, se dà dolore o se sanguina oppure se perde siero o produce pus.

Come effettuare l’autodiagnosi dei nevi

Abbiamo detto che controllare periodicamente lo stato dei propri nevi non sostituisce la diagnosi di uno specialista. Possiamo però imparare a capire se stiamo andando verso una condizione di rischio.

Per osservare attentamente i nei non basta guardarli, anche con una lente; esistono alcuni passaggi sconosciuti ai più. Ecco dunque i consigli degli esperti.

Per fare l’autoesame dei nevi dobbiamo munirci di lente e di una buona luce – Grantennistoscana.it
  • Il primo passaggio è quello di procurarsi uno specchio e una fonte di luce sufficientemente luminosa. Partendo dal volto, non si devono trascurare le zone del naso e delle orecchie e anche della mucosa orale.
  • Per quanto riguarda il resto del corpo, l’analisi va fatta anche sotto le unghie e tra le dita. Ricordiamo ad esempio che recentemente è stato dimostrato che l’uso dei raggi UV per l’asciugatura dello smalto gel è un ulteriore fattore di rischio.
  • Non vanno assolutamente escluse dall’ispezione le zone intime, perché il 10% dei tumori si forma proprio sulle mucose.
  • Naturalmente, nelle zone dove non riusciamo in autonomia, dovremo farci aiutare da qualcuno. Ad esempio per esaminare i nevi sulla schiena o sul cuoio capelluto. Riguardo a questi ultimi, per intravederli meglio è opportuno avere i capelli bagnati.

Queste operazioni possono far scoprire precocemente i nevi potenzialmente maligni; per qualsiasi cambiamento o sospetto, è poi opportuno effettuare una visita dermatologica. Più la diagnosi è precoce e maggiori sono le probabilità di guarigione e aspettativa di vita.

Rimangono valide anche le azioni preventive da adottare quando ci esponiamo al sole. Usare un buon prodotto solare è fondamentale, ricordando che va applicato ogni due ore e dopo aver fatto il bagno. Soprattutto chi ha un fototipo chiaro dovrà preferire protezioni 30+, mentre chi ha un fototipo scuro dovrà comunque usare una protezione almeno 30 sul viso, che è più a rischio.

Stefania Stefania Guerra

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