Osservare gli occhi può proteggerti da questa tremenda patologia: vediamo la nuovissima scoperta che cambia tutto.
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che purtroppo colpisce milioni di persone. Ad essere particolarmente danneggiate sono la qualità della vita e le funzionalità motorie. Si tratta di una di quelle patologie che sconvolgono la quotidianità di chi ne è colpito ma anche della sua famiglia. Una novità realmente sorprendente può offrire nuove prospettive per la diagnosi precoce di questa patologia.
La diagnosi precoce per quanto riguarda il Parkinson è una delle vere grandi armi a disposizione dei pazienti. Come per tante patologie, prendere per tempo questa malattia significa avere molte possibilità in più di affrontarla nel migliore dei modi. Studi recenti hanno messo in luce una possibile correlazione tra l’anatomia della retina ed il rischio di sviluppare questa malattia. In linea di principio questo può cambiare tante cose riguardo il Parkinson perché ci potrebbe consentire di identificare ed affrontare questa condizione in modo molto più rapido e tempestivo.
Uno studio innovativo
Un recentissimo studio ha creato un clima di grande interesse e di grande speranza nella comunità scientifica. Questo studio ha coinvolto tantissime persone perché i ricercatori hanno analizzato i dati di un database che riguarda oltre 150.000 individui di età superiore ai 40 anni. Un altro database esaminato dagli esperti invece contiene informazioni su oltre 67.000 volontari e l’età questa volta è compresa tra i 40 ed i 69 anni.
Dunque questo studio è andato ad analizzare i dati di un numero impressionante di individui e si può ben capire come i risultati ottenuti stiano suscitando un grande interesse. Il punto di vista di questo studio è stato quello di cercare di individuare eventuali particolarità della retina che possono essere associabili al Parkinson.
La rivoluzionaria connessione tra la retina e questa patologia
In sostanza gli scienziati si sono chiesti se le persone che poi avrebbero sviluppato il morbo di Parkinson avessero qualche cosa di particolare o qualche peculiare anomalia nella retina. Quello che ha sorpreso i ricercatori è che il ridotto spessore dello strato nucleare interno (INL) e dello strato plessiforme interno delle cellule gangliari (GCIPL) sembra essere proprio connesso al rischio di sviluppare il Parkinson. Ciò che gli scienziati hanno scoperto è veramente sorprendente. Infatti le persone con uno spessore ridotto di questi strati retinici hanno dimostrato proprio un aumento tra il 62 e il 70% del rischio di sviluppare questa malattia.
È possibile misurare zone così interne dell’occhio grazie agli strumenti avanzati di scansione oculare come la Tomografia Ottica Computerizzata. Analizzando nel profondo lo spessore di questi strati retinici si potrebbe quindi prevedere con grande anticipo chi è a rischio di sviluppare il Parkinson ed agire in modo tempestivo. Le implicazioni di questa scoperta sono realmente importanti. In un futuro probabilmente molto prossimo, un banale esame oculistico potrebbe consentire di diagnosticare il Parkinson addirittura sino a sette anni prima della comparsa dei sintomi.
Si potrà intervenire sette anni prima
Poter intervenire con sette anni di anticipo su una malattia così tremenda significa avere tantissime chance in più di contrastarla. Secondo i medici nel futuro le persone potrebbero apportare tutta una serie di cambiamenti al proprio stile di vita per prevenire il Parkinson e potrebbero già cominciare a prendere i medicinali per bloccarne la comparsa.
Eppure anche se questo studio è oggettivamente importantissimo ci vuole del tempo per creare tecnologie diagnostiche precise e ci vogliono anche delle conferme. In conclusione possiamo dire che probabilmente gli occhi saranno la chiave di volta per identificare il Parkinson prima che i sintomi si manifestino, però ancora è presto per avere delle indicazioni già immediatamente utilizzabili.