Alcune malattie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzheimer, preoccupano ancora: tuttavia compare una nuova cura legata al sonno.
Sono molti anni che si sta cercando di far guarire i sempre più numerosi pazienti affetti da Alzheimer o Parkinson, ma c’è ancora molta strada da fare. Dopo la pandemia da Covid e in seguito alla scoperta della tecnologia a mRNA sembrava aperta una rivoluzionaria strada ai vaccini contro le patologie che colpiscono il cervello, e anche contro i tumori.
Al momento, però, non si hanno ancora cure “miracolose” e la Ricerca va avanti, sperando di trovare mezzi più efficaci. Si cercano terapie preventive tramite esami sempre più sofisticati del DNA che vanno a identificare i possibili rischi. Si lavora molto anche sulla prevenzione poiché come sappiamo molte malattie possono essere evitabili migliorando gli stili di vita. Ma ancora, purtroppo, non basta.
Oggi però emerge un altro studio che sembra aver trovato un nuovo potenziale metodo “miracoloso” per trattare il Parkinson e l’Alzheimer. Gli esperimenti che sono stati condotti su alcuni pazienti hanno dato risultati incoraggianti.
Cosa c’entrano il sonno e la memoria con l’Alzheimer e il Parkinson e cosa hanno scoperto i ricercatori
La scoperta è stata effettuata da Itzhak Fried, docente di neurochirurgia, psichiatria e scienze biocomportamentali dell’Università della California UCLA di Los Angeles e da un team di ricercatori dell’Università di Tel Aviv, in Israele. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Neuroscience.
Tutto parte dalla volontà di aiutare i pazienti che soffrono di demenza a migliorare la memoria e le funzioni cognitive. L’esperimento è nato forse “per caso” perché è stato reso possibile da esami con elettrodi nel cervello di alcuni soggetti che soffrivano di convulsioni.
Il sonno, o la mancanza di esso, influiscono molto sulla memoria, e allora ecco che i ricercatori hanno pensato di stimolare alcune aree del cervello proprio durante la notte, e capire se ciò sortiva effetti benefici. Ai pazienti sono stati posti dei test mnemonici: dovevano guardare delle foto e appunto memorizzare personaggi famosi e/o animali.
Durante la notte ai pazienti sono state effettuate delle “delicate stimolazioni elettriche” e incredibilmente al mattino hanno mostrato miglioramenti nella memoria, ovvero nel riconoscimento dei soggetti. Ovviamente l’esperimento si è svolto in maniera più complessa, ma la sintesi è questa: secondo gli esperti, grazie a stimolazioni elettriche modulate si possono ottenere benefici sulle capacità cerebrali, anche legate alla memoria.
I ricercatori sono entusiasti perché pensano che se la tecnica verrà migliorata potrà risolvere anche altri problemi: potenziare alcuni ricordi, eliminare quelli traumatici o spiacevoli, e guarire anche dai disturbi post-traumatici da stress.