Sicuramente vi sarà capitato di parlare da soli, ma tranquilli non state impazzendo. Ecco perché lo facciamo e cosa potrebbe comportare.
Si tende a pensare, erroneamente, che solo chi è affetto da qualche disturbo mentale possa parlare da solo. In realtà è capitato e capita a tutti di pronunciare delle parole che dovrebbero in teoria rimanere all’interno della nostra testa e di certo vi sarà capitato in varie circostanze di vedere qualcuno intento a parlare da solo.
Le circostanze più comuni sono gli esami universitari e le gare di atletica o di ballo. Non è raro infatti vedere uno studente che si ripete a voce alta questa o quell’altra nozione allo scopo di fissarla meglio nella propria mente, così come non è raro vedere un atleta o una ballerina che parla con sé stessa per ricordare al proprio corpo qual è la sequenza di movimenti che deve compiere.
Si tratta di metodi per massimizzare la concentrazione e in un certo senso esorcizzare lo stress, dicendo a sé stessi che tutto è stato preparato al meglio e che di lì a poco bisognerà mostrare i frutti di quella preparazione. Si evince da questi due esempi che si tratta di un’azione tipica di chi sta vivendo un momento di forte stress ed è per questo che chi è solito parlare da solo viene percepito come una persona fortemente stressata o addirittura mentalmente instabile.
In realtà il parlare a voce alta non è qualcosa di anomalo o preoccupante: si tratta semplicemente dell’esternazione della nostra voce interiore. Ciascun essere umano comincia a parlare con sé stesso intorno ai 2-3 anni, solitamente ripetendo gli insegnamenti che gli adulti – siano essi genitori o maestre d’asilo – gli hanno impartito. Questo perché il dialogo serve al bambino per fissare le regole da seguire e imparare più rapidamente ciò che gli viene insegnato.
Crescendo questo dialogo in solitaria – i bambini fantasticano spesso sulla voce interiore facendola diventare un amico immaginario – non avviene più in maniera udibile all’esterno, ma rimane esclusivamente nella nostra testa. Capita però, spesso a causa dello stress, che questo dialogo o monologo interiore torni ad essere udibile.
Come spiegato in un’interessante articolo di ‘Focus‘ che riporta i dati di uno studio effettuato dall’Università di Durham, questo dialogo interiore non è solo normale, ma è fondamentale. Attraverso questa pratica, infatti, siamo in grado di correggerci, di imparare più rapidamente i compiti da svolgere, velocizzare i calcoli e portare a termine tutto quello che ci siamo prefissati nel corso della giornata o del periodo che stiamo vivendo.
Dallo studio emerge che il parlare da soli capita quando stiamo pensando a qualcosa in maniera intenzionale, ovvero quando cerchiamo di incoraggiarci o ci dobbiamo ricordare di fare qualcosa. Durante l’esperimento, infatti, è stato chiesto a dei volontari di svelare a cosa stessero pensando mentre erano all’interno di un macchinario per la risonanza magnetica. Ed è emerso che la zona del linguaggio si attivava in tutti coloro che pensavano intenzionalmente a qualcosa.
In questi casi, dunque, la zona del cervello che si attiva è la stessa della formulazione delle parole. Solitamente – quando non dobbiamo parlare con altri – un’altra zona del cervello interviene per bloccare l’articolazione delle parole, ma capita in alcuni casi che questo meccanismo di sicurezza s’inceppi.
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