La Delega fiscale riserva novità positive per il popolo delle partite Iva. Ecco tutti i cambiamenti in arrivo.
Dopo la pubblicazione della Delega fiscale (legge 111/2023) sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, lunedì 14 agosto, è ufficialmente partito il countdown per l’iter attuativo della riforma. Il Governo ha tempo due anni per mettere in pratica e trasformare in legge tutti i punti del suo programma. Tra le novità più salienti c’è la possibilità per le partite iva di aderire al concordato preventivo biennale con l’Agenzia delle Entrate. Ecco come funziona questo strumento e tutti i vantaggi che può offrire.
Ricordiamo innanzitutto che il governo guidato da Gioria Meloni mira a raggiungere diversi ambiziosi obiettivi con la riforma in questione: rivedere le normative dell’attuale sistema fiscale, rivisitare la relazione tra ente finanziario e contribuenti affinché sia più chiara e comunicativa, offrendo ai contribuenti debitori una serie di opzioni alternative senza che lo Stato si presenti come un “nemico”. A tal fine sono molte le innovazioni messe in campo dall’esecutivo, in particolare per il nutrito e spesso trascurato popolo delle partite Iva.
In base agli ultimi calcoli elaborati, sarebbero ben oltre 1 milione le partite Ive pronte a beneficiare del “concordato preventivo biennale “con l’Agenzia Entrate (valido anche per le pmi). Di cosa si tratta? In buona sostanza, è un accordo preventivo sulle tasse che il contribuente si impegna a pagare nei due anni successivi alla stipula del concordato stesso. Il quantum è determinato dall’incrocio di infiniti dati in possesso del Fisco, tra fatturazione elettronica, liquidazioni periodiche Iva, pagelle fiscali, e così via. Una mole di informazioni che permette all’amministrazione finanziaria di avere ben chiara la situazione dei titolari di partita Iva e dei piccoli e medi imprenditori.
Tale accordo, dunque, prevede la definizione per un biennio della base imponibile su cui pagare le tasse. Di conseguenza, il contribuente è in grado di sapere in anticipo e con certezza quante tasse dovrà versare nei successivi due anni. Va precisato tuttavia che la misura del concordato preventivo biennale non varrà per tutti i contribuenti, ma solo per i titolari di reddito d’impresa e per i lavoratori autonomi o professionisti con Partita Iva il cui fatturato non è particolarmente consistente. Come detto, stime alla mano oltre un milione di partite Iva potrà beneficiarne. I dati più recenti dicono infatti che ben il 44,6% dei contribuenti con partita Iva, pari a circa 1,2 milioni, avrebbe la possibilità di sottoscrivere l’intesa col Fisco.
I vantaggi dell’adesione a tale misura sono molteplici. Poiché il concordato preventivo biennale à concepito come uno strumento finalizzato a migliorare i rapporti tra Fisco e contribuente e ad abbassare il tasso di evasione fiscale, chi vi aderisce può pagare le tasse usufruendo di un interessante sconto fiscale. Non solo: il contribuente che sottoscrive il concordato sarà meno soggetto a controlli e accertamenti fiscali. Ed è lecito aspettarsi che la novità contribuisca a ridurre i casi di mancate dichiarazioni, favorendo l’adempimento spontaneo e dunque un comportamento virtuoso da parte dei contribuenti.
Com’è ovvio, il vantaggio più immediato per il contribuente sta nel fatto che, se gli introiti dovessero crescere, l’agenzia delle Entrate non chiederà alcun conguaglio al termine di due anni di concordato. Tuttavia, ciò non vuol dire che il contribuente stesso sia esentato dagli obblighi dichiarativi e contabili. Inoltre, l’Iva verrà applicata secondo le regole ordinarie, sempre tramite fatturazione elettronica. E nel caso in cui non venissero rispettate tali condizioni, il concordato andrebbe a decadere nella sua interezza.
Al momento, tuttavia, si è in attesa di ulteriori decreti legislativi che dovranno determinare i criteri generali e dettagliare i requisiti previsti per l’accesso alla misura. È molto probabile che verranno delineate particolari soglie di reddito per le attività coinvolte. In particolare, per il nuovo concordato preventivo potrebbe essere preso in considerazione un sistema di punteggi, in modo da dare precedenza per l’accesso allo strumento a coloro che hanno un’elevata affidabilità fiscale. Cioè a imprese e professionisti che hanno sempre versato regolarmente tutte le imposte e in regola con gli altri adempimenti fiscali.
Ed è qui che entrano in gioco gli ISA (Indicatori sintetici di affidabilità). Il ruolo di questi ultimi per i contribuenti che potranno accedere al concordato fiscale biennale cambierà radicalmente. E non nel senso di una totale abrogazione, bensì di un diverso utilizzo, in un’ottica di semplificazione. Se ne riparlerà a settembre…
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