L’avvento ed esplosione del digitale ha cambiato, probabilmente evoluto, il mondo degli orologi, ma fino a un certo punto.
Ora gli orologi di nuova generazione vanno per la maggiore, dominano per certi versi il mercato. Chiunque può permettersi uno smartwatch, perfino un bambino delle elementari. Ce ne sono per tutti i gusti, per tutte le tasche ed oltrepassano il concept di scandire le ore di una giornata. Con lo smartwatch si contano i passi, è il miglior aiutante per il mondo del fitness, ma anche quello medico, grazie a tante funzionalità come la misurazione della febbre, del cuore. E simili.
C’è perfino uno smartwatch con gli auricolari dentro e il mouse, per gli incalliti che non riescono a fuoriuscire dal mondo fatato del gaming (perché ogni momento è buono per trasformarsi in un player): Vivo, il capostipite di un nuovo top gamma che vuole portare l’esperienza di uno smartwatch a un livello successivo. Ma c’è chi è ancorato ancora al vecchio mondo. E non lo fa certo per una questione di lusso. Perché quando c’è di mezzo Tiffany, anche il lusso si trasforma in qualcosa di nuova generazione.
Un’asta vertiginosa
Ha fatto notizia, ma soprattutto scalpore l’asta di beneficienza di New York, i cui proventi sono andati alla Nature Conservancy. La prima asta di orologi dal vivo ospitata da Phillips a New York in due anni e la prima asta di orologi dal vivo nel nuovo spazio dell’azienda al 432 di Park Avenue.
Un’asta sui generis, appartenente a un mondo che fu, ma che esiste ancora. E’ una nicchia, perché non sono in molti a potersi permettere di acquistare un orologio Patek Philippe Nautilus caratterizzato dalla griffe di Tiffany (nel quadrante). Un’asta per pochi, perché dalla base si è volati a un’altezza vertiginosa in un amen, 14 minuti e 39 secondi per l’esattezza: l’edizione limitata del Patek Philippe Nautilus (ne sono stati rilasciati appena 170 esemplari) è partita da 20.000 dollari, passando subito a 50.000 (prezzo al dettaglio) e a stretto giro a 500.000, fino a 3,5 milioni. Solo qui l’asta vertiginosa ha rallentato, perché quando il gioco si fa duro, i duri entrano i campo.
Qui è iniziata la battaglia tra gli offerenti telefonici rappresentati dagli specialisti di Phillips Clara Kessi e Marcello de Marco. Ad un tratto è intervenuto un collezionista di nome Zach Lu, ciò nonostante sembrava avesse vinto Clara, quando all’improvviso arriva il classico colpo di teatro, quello di un offerente online di New York: 5.250.000 di dollari! Aurel Bacs, che ha presieduto l’asta con il martelletto in mano, solo lì a esclamato: venduto! In realtà il Patek Philippe Nautilus ha raggiunto il prezzo finale di 6.503.000 di dollari, rendendolo il nono orologio più costoso mai messo all’asta. Altro che smartwatch.