Pensione anticipata o pensione di vecchiaia? Per aiutare nella scelta capiamo quale scivolo permette di prendere più soldi ogni mese.
Molti lavoratori si chiedono se sia meglio andare in pensione con Quota 103 oppure attendere la pensione di vecchiaia ossia 67 anni di età. La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto Quota 103 come scivolo pensionistico attivo per l’anno in corso.
Permette di lasciare il lavoro a 62 anni di età avendo maturato 41 anni di contributi. Significa, dunque, evitare di dover attendere altri cinque anni per accedere alla pensione di vecchiaia ma prevede un numero elevato di contributi da maturare.
I requisiti dovranno essere maturati entro il 31 dicembre 2023 ma si ipotizza una proroga nel 2024 qualora il Governo non riuscisse ad escogitare altri soluzioni flessibili e strutturali entro la prossima Legge di Bilancio.
Naturalmente il panorama previdenziale italiano non include unicamente le due forme di pensionamento citate – Quota 103 e la pensione di vecchiaia. C’è la pensione anticipata ordinaria (42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne), Opzione Donna (60 anni di età e 35 di contributi), l’Ape Sociale (63 anni di età e 30/36 anni di contributi), la pensione per precoci (41 anni di contributi se si appartiene ad una categoria dell’Ape Sociale). Insomma, tante soluzioni ma quelle più convenienti sono Quota 103 e la pensione di vecchiaia.
Pensione anticipata o di vecchiaia, quale consente guadagni maggiori
Per capire quale scivolo permette un guadagno maggiore occorre tener conto di alcune variabili prima tra tutte l’età di uscita. Il nostro sistema previdenziale, infatti, calcola la pensione tenendo conto dell’età. Più è bassa meno soldi si prenderanno. Si deve considerare, nello specifico il meccanismo di indicizzazione con il quale si rivalutano annualmente i versamenti effettuati alla previdenza sociale nonché i coefficienti di trasformazione. Più alta l’età, più favorevoli saranno i coefficienti.
Un secondo fattore è il montante contributivo dato che più contributi il lavoratore avrà versato nella sua carriera maggiore sarà l’assegno pensionistico spettante. Mentre la prima variabile incide specialmente sul sistema di calcolo contributivo, questo secondo fattore incide sia nel sistema contributivo che retributivo.
Ipotizziamo un uomo che compirà 63 anni nel mese di ottobre 2023 avendo maturato 41 anni e tre mesi di contribuzione al 31 dicembre 2023. L’ultimo imponibile fissiamolo a 134 mila euro. Con Quota 103 prenderebbe circa 2 mila euro netti andando in pensione nell’anno in corso. Aspettando il 2025 fino al compimento dei 65 anni la pensione diventerebbe di 3.400 euro netti (grazie all’età maggiore e ai due anni aggiuntivi di versamenti).
Attendendo i 67 anni, invece, l’assegno pensionistico netto si aggirerebbe intorno ai 4.180 euro al mese. Significherebbe lavorare fino ad ottobre 2027 ma ottenendo una pensione ben più ricca rispetto all’uscita con Quota 103.