Come sarà l’importo delle pensioni per i prossimi mesi? Attenzione alle novità in vista, non tutte positive: ecco lo scenario
Entro il 2024, ormai è cosa certa, non è prevista alcuna riforma delle pensioni in quanto l’Esecutivo ha deciso di lavorare su alcune priorità tra le quali la riforma del Fisco e anche per problemi legati alle risorse a disposizione. Ciò non toglie però che da qui alla fine dell’anno non siano previste importanti novità, sia positive che potenzialmente negative, per i pensionati.
Una di queste riguarda proprio il pagamento dei trattamenti pensionistici del mese di ottobre: come sarà l’importo? Il tema è caldo, considerato il caro vita galoppante, ed in tanti vogliono sapere se potranno beneficiare di un importo aggiuntivo per far fronte all’incremento dei costi provocato dall’inflazione. Stando a quanto emerge però lo scenario non è propriamente quello che si potrebbe immaginare.
Pensioni, novità positive in arrivo? Non solo. Ecco la situazione da ottobre in poi
Focalizzandoci sul mese di ottobre infatti non dovrebbero essere previste particolari modifiche degli importi previsti anche se per averne la certezza occorrerà verificare il cedolino Inps disponibile accedendo al sito ufficiale e collegandosi al proprio profilo (o, per chi ha effettuato l’abilitazione, via email). Infatti la cifra al netto dipenderà da quelle che saranno le trattenute Irpef, dall’acconto dell’addizionale comunale, dalle addizionali locali e dalle addizionali regionali e comunali che fanno riferimento all’anno 2022.
Esse infatti vengono prelevate, trattenendole dal cedolino, in 11 rate nell’anno successivo a quello di riferimento. Nel caso delle pensioni fino a 18mila euro ricordiamo che sulla base del ricalcolo Irpef è stato determinato un conguaglio a debito di oltre 100 euro ed in questo caso la rateazione sarà prevista anche per il mese di novembre.
Un’altra variazione potrebbe essere dovuta al rimborso degli importi a credito eventualmente presenti sulla dichiarazione dei redditi e non ancora percepiti dai pensionati, oltre ad eventuali conguagli previsti. Infatti chi ha inviato il 730/2023 tra luglio e agosto potrebbe ricevere tali somme proprio a partire da ottobre. Mentre non vi sarà alcun conguaglio relativo al ricalcolo sulla base della rivalutazione pensionistica 2023 legata all’indice definitivo, per il quale bisognerà aspettare ancora.
La rivalutazione delle pensioni
Ma di cosa si tratta? Solitamente ad inizio anno viene effettuata una prima rivalutazione sulla base di un indice provvisorio stabilito a sua volta sulla base dell’andamento inflazionistico. Provvisorio, per l’appunto, perché entro gli ultimi mesi dell’anno viene effettuato un ricalcolo basato sulla rivalutazione definitiva e, qualora vi fossero differenze in positivo rispetto a quella provvisoria, sulla pensione verrà aggiunto il corrispettivo. Per il 2023 l’indice provvisorio è stato del 7,3% ed il calcolo è avvenuto sulla base dell’andamento dei prezzi al consumo relativo al 2022 e fino al mese di ottobre.
Entro fine anno i pensionati hanno dunque visto il loro cedolino aumentare così da poter avere maggiore potere di acquisto contro l’inflazione che, in quel periodo, ha toccato l’11%. L’indice definitivo è stato calcolato sulla base dell’andamento dei prezzi di novembre e dicembre 2022 ed è risultato dell’8,1%. Vale a dire che vi è una differenza dello 0,8% da colmare. Si tratta di un conguaglio che solitamente arriva a fine anno ma che in questo caso salterà, spostato probabilmente al nuovo anno, dunque un aumento ‘retroattivo’.
Per quanto riguarda il prossimo anno dovrebbe essere prevista una nuova rivalutazione del momento che, per legge, le pensioni devono seguire l’andamento dei prezzi annualmente. Ma stando alle anticipazioni l’indice di rivalutazione pensionistica sarà inferiore rispetto a quanto previsto se si guarda all’andamento dell’inflazione nel corso del 2023. Proprio come, del resto, accaduto nel 2022 quando tra l’indice ed il livello di inflazione vi erano quasi 4 punti di scarto. Altra novità riguarda le percentuali rivalutative che il governo Meloni ha raddoppiato: se in precedenza erano tre, ovvero del 100, 90 e 75% per pensioni, rispettivamente, fino a 2062, 2577,90 e oltre 2577,90, ora saranno sei.
La revisione dei coefficienti di rivalutazione
Si parte sempre dal 100, scendendo poi all’85, al 53, al 47, al 37 e al 32%. In questo caso gli scaglioni sono i seguenti: per assegni fino a 4 volte il minimo ovvero fino a 2100 euro lordi mensili e, a seguire, fino a 2626, fino a 3150, fino a 4200, fino a 5250 euro mensili ed infine per i cedolini oltre 10 volte il minimo. Pertanto, fatto salvo per le pensioni più basse, gli altri importi non saranno oggetti di aumenti ‘pieni’ ma, in alcuni casi, decisamente inferiori rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare. Non è tutto perché, tema caldo di queste settimane, l’Inps ha evidenziato la necessità di andare a rivedere i coefficienti di trasformazione che vengono applicati al montante contributivo e che sono determinanti per stabilire l’importo definitivo della pensione.
Ad oggi tali coefficienti sono uguali per tutti, non tenendo cioè conto delle differenze tra importi degli stipendi e categorie di lavoratori. Secondo l’Inps il governo dovrebbe intervenire introducendo specifici coefficienti di trasformazione sulla base delle differenze legate al lavoro svolto, valutando dunque una serie di categorie di lavoratori, ognuna con il suo coefficiente. Questo andrebbe ad eliminare una serie di disparità tra pensionati. Chiaramente però la modifica avrà da un lato conseguenze positive ma dall’altro un effetto negativo: in alcuni casi infatti intervenire in tal senso porterebbe ad una diminuzione dell’importo mensile. Considerato lo scenario attuale in materia di prezzi per beni di prima necessità e servizi e l’evoluzione delle pensioni per i prossimi mesi, la situazione è dunque tutt’altro che rosea.