Novità in vista sul fronte delle pensioni riguardo importi, detrazioni e uscita anticipata. In attesa della prossima riforma fiscale.
Pensioni: per questo mese di agosto sono in arrivo delle novità, in primo luogo per una categoria di pensionati che le aspettava da un po’ di tempo.
Muta ancora il panorama pensionistico, sia per quel che riguarda il piano degli importi – e non è escluso che ulteriori modifiche non giungano ancora nel corso dei prossimi mesi – sia relativamente a nuove possibilità di uscire in anticipo dal lavoro.
Di queste si sta cominciando a discutere in maniera serrata, in considerazione del fatto che quota 103 andrà presto ad esaurirsi e sarà necessario fornire ai lavoratori un’altra soluzione per anticipare il momento dell’uscita lavorativa rispetto ai requisiti abituali.
Ottime notizie soprattutto per le pensioni più basse che attendevano la rivalutazione degli assegni prevista dalla manovra di bilancio. Ad agosto infatti le novità per i pensionati interesseranno prima di tutto gli importi del cedolino relativi alle pensioni minime. Buone notizie in questo caso, perché finalmente arriveranno gli aumenti che erano stati decisi. Lo ha confermato l’Inps: in questo mese verranno versati gli aumenti delle pensioni minime.
Gli importi degli assegni minimi sono saliti da 563,74 a 572,20 euro e da 563,74 a quasi 600 euro (esattamente 599,82 euro) per i pensionati over 75. Agli aumenti previsti verranno aggiunti anche gli arretrati delle mensilità precedenti dal mese di gennaio.
Quella dell’adeguamento degli importi delle pensioni minime non è l’unica novità prevista per il mese di agosto. Altre novità riguardano i ricalcoli delle pensioni di reversibilità. Come confermato dalle ultime notizie l’importo di alcune pensioni di reversibilità potrebbe risultare più basso per via dei controlli da parte dell’Inps. Sono partiti a giugno sulle pensioni di reversibilità del precedente mese di maggio. Si tratta dei controlli avviati dopo che l’ultima sentenza della Corte Costituzionale ha sancito la necessità di ridurre l’importo delle pensioni di reversibilità per la quota maggiore di pensione in base alla cumulabilità con gli altri redditi, in particolare quelli da lavoro.
Nel caso in cui i controlli Inps avessero fatto emergere delle incongruenze negli importi, il percettore della pensione di reversibilità dovrà restituire la pensione indebitamente incassata proprio con la pensione di agosto 2023.
Oltre a ciò, le novità sugli importi delle pensioni di agosto coinvolgono altri aumenti: quelli derivanti dai pagamenti dei primi rimborsi del 730 2023.
Sulle stesse pensioni del mese di agosto dovranno poi essere calcolati anche i pagamenti Irpef, pagamento dell’addizionale comunale a titolo di acconto e Irpef e addizionali locali, con la tendenziale riduzione dell’importo della pensione netta. Ci sono poi anche i pagamenti delle addizionali regionali e comunali riguardanti l’anno di imposta 2022, trattenute (in 11 rate) nell’anno seguente a quello di riferimento.
Altre novità nel campo delle modifiche agli importi pensionistici potrebbero giungere con la legge delega per la riforma fiscale approvata il 4 agosto. Nella delega fiscale è contenuto il quadro di riferimento per la modifica del sistema tributario, oltre cinquant’anni dopo l’ultima riforma organica (risalente all’ottobre 1971). Adesso il governo di centrodestra avrà 24 mesi di tempo per esercitare la delega e produrre i decreti legislativi per attuare i singoli punti del provvedimento.
Su Twitter la premier Meloni ha espresso la sua soddisfazione per l’approvazione della delega fiscale: «Sono molto soddisfatta dell’approvazione in via definitiva in Parlamento della delega fiscale. Una riforma strutturale e organica, che incarna una chiara visione di sviluppo e crescita e che l’Italia aspettava da cinquant’anni. Meno tasse su famiglie e imprese, un fisco più giusto e più equo, più soldi in busta paga e tasse più basse per chi assume e investe in Italia, procedimenti più semplici e veloci. Sono alcuni dei principi di un provvedimento storico che rivoluzionerà il rapporto tra Fisco, cittadini e imprese e che il Governo lavorerà per attuare concretamente con i decreti attuativi. Un impegno preso con i cittadini che oggi abbiamo onorato, nell’interesse dell’Italia».
L’approvazione del disegno di legge delega per la riforma fiscale è l’ultimo provvedimento all’esame dell’assemblea di Montecitorio prima della pausa estiva. Dopodiché l’aula chiuderà i battenti per riaprirli il prossimo 5 settembre alle 15.
Il ddl delega può essere considerato la cornice contenente i princìpi e i criteri da applicare nella riforma del sistema tributario. Il governo avrà il compito di tradurli, entro i prossimi 24 mesi, in norme attraverso specifici decreti legislativi. La delega fiscale consiste in 23 articoli (distribuiti in cinque titoli). Tra i principali contenuti del provvedimento c’è spazio per la revisione delle aliquote Irpef e per il riordino delle detrazioni che sicuramente andranno a incidere anche sugli importi delle pensioni.
Tra gli obiettivi del governo c’è infatti la modifica delle attuali aliquote Irpef di tassazione. L’esecutivo mira a passare dall’attuale sistema a quattro aliquote a un regime a tre aliquote, che sarebbe solo il primo passo per arrivare all’aliquota unica. Secondo le previsioni del governo la riforma dovrebbe portare a più guadagni per tutte le fasce di reddito, con meno tasse da pagare. Sono varie le ipotesi di revisione attualmente oggetto di confronto.
È prevista anche una revisione delle detrazioni, con l’introduzione di un nuovo sistema di riconoscimento di sconti sulla base del reddito.
Per la revisione delle detrazioni allo stato attuale la discussione sembra orientarsi in direzione di uno schema che prevede varie percentuali di detrazioni in base ai redditi conseguiti. Potrebbero essere quelle elencate di seguito:
Quanto alle importanti modifiche per le pensioni anticipate, è atteso sempre per agosto il primo resoconto dell’Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell’impatto della spesa previdenziale e l’analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico.
A istituire l’Osservatorio, alcuni mesi fa, è stata la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, incaricandolo di delineare un possibile piano per la riforma sostenibile del sistema previdenziale. Questo a cominciare da soluzioni per i pensionamenti anticipati, in vista del prossimo esaurimento (previsto per il 31 dicembre 2023) di quota 103.
Nel mirino del governo c’è soprattutto la revisioni degli ordinari requisiti per uscire dal mondo del lavoro con la pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi o in pensione anticipata ordinaria, con 42 anni e 10 mesi di contributi maturati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, in un caso come nell’altro indipendentemente dal requisito dell’età anagrafica.
Il resoconto dell’Osservatorio per la spesa previdenziale era atteso per il mese di luglio, ma ancora non è arrivato. Motivo per cui non sono attualmente disponibili le definizioni e le previsioni da parte dei tecnici sui costi e le prospettive dell’attuale situazione del sistema delle pensioni. Se il resoconto fosse in dirittura d’arrivo proprio in questi giorni i lavori sulla riforma delle pensioni potrebbero partire già da settembre, in previsione della nuova manovra finanziaria. La prossima legge di bilancio dovrebbe sicuramente contenere delle novità sulle pensioni anticipate, vista la scadenza di quota 103 per la fine del 2023.
Al momento la discussione sull’uscita anticipata dal lavoro è incentrata su proposte come quella di una quota 41 per tutti i lavoratori. Per consentire di andare in pensione prima soltanto con 41 anni di contributi senza prendere in considerazione il criterio anagrafico (calcolando però l’importo finale dell’assegno solo col sistema contributivo).
Ma sul tavolo c’è anche la proposta di una nuova quota 96. Con questo sistema il lavoratore potrebbe andare in pensione a 61 anni e con 35 anni di contributi versati. Quota 96 sarebbe però limitata ad alcune specifiche categorie di lavoratori, a cominciare da quelli impiegati in attività particolarmente gravose e usuranti.
Si discute anche di una nuova forma di anticipo pensionistico per le lavoratrici donne che hanno superato i 60 anni di età. Nelle intenzioni dovrebbe essenzialmente replicare il meccanismo dell’Ape sociale.
Una misura cioè per accompagnare chi lavora fino alla maturazione dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni di età. Dopo i quali si andrebbe a percepire il normale assegno pensionistico.
Si starebbe parlando anche di un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati. Sarebbe destinato a quelle aziende che stanno pianificando nuove assunzioni. Nelle intenzioni dovrebbe consentire di poter andare in pensione fino a 5-7 anni di anticipo. L’idea sarebbe quella di accorpare in un’unica misura i tre attuali sistemi di uscita anticipata dal lavoro, e cioè:
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