Spunta un’importante novità sul fronte delle pensioni: ecco l’opportunità che molti lavoratori non vorranno lasciarsi scappare.
Arriva una buona notizia per le migliaia di lavoratori che sono a un passo dalla pensione e vorrebbero andarci con un po’ di anticipo e senza troppe penalizzazioni. Ma solo per determinate categorie di impiego, e a una ben precisa serie di condizioni. Vediamo insieme tutti i dettagli.
La nuova finestra offre la possibilità per andare in pensione anticipata con la riunione di tutti i contributi previdenziali versati in diversi enti. Si tratta di ricostituire la propria storia pensionistica in una sola gestione previdenziale a costo zero. Potranno usufruirne i lavoratori autonomi e i professionisti iscritti alle Casse private previdenziali. La legge prevede che siano ricongiungibili i contributi previdenziali versati presso le varie casse private per i liberi professionisti con quelli versati presso le gestioni obbligatorie per i lavoratori dipendenti, pubblici o privati, o autonomi.
I soggetti interessati a questa nuova possibilità dovranno chiedere l’unificazione dei contributi per la pensione solo alla gestione presso la quale risultano iscritti al momento della domanda. Il tutto senza alcun costo, ma con lievi riduzioni degli importi finali del trattamento pensionistico. E ciò a causa del tasso di ricalcolo al 4,5%, più alto del normale per effetto dell’andamento dell’inflazione. Negli anni passati il rendimento per il calcolo del montante era all’1% circa.
Le nuove coperture sui contratti di espansione ammontano a 20 milioni di euro e sono state stanziate in sede di conversione in legge del “decreto Lavoro”. Serviranno a coprire i piani di uscita che si estendano fino al 2026. Ma le aziende che volessero aderire alla possibilità di mettere a riposo i propri dipendenti che si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia o dall’anzianità contributiva dovranno muoversi rapidamente. Perché le risorse non bastano per tutti i potenziali beneficiari. Inoltre bisogna tener conto degli stretti termini di scadenza delle domande.
Il nuovo Decreto Lavoro ha previsto solo l’ulteriore proroga fino al 2025 del contratto di espansione per andare in pensione con un anticipo di non più di 5 anni. Quanto alla riunione di tutti i contributi previdenziali versati dal contribuente nel corso della propria vita lavorativa, avviene su esplicita e apposita domanda dell’interessato, non automaticamente. A chi conviene di più? Di sicuro a chi ha maturato una progressione di carriera negli ultimi anni di lavoro. Perché potrà beneficiare del calcolo di un’unica pensione finale più alta.
Il contratto di espansione è stato introdotto dal Decreto Crescita nel 2019, in via sperimentale. Prevede un regime di aiuto per riorganizzare le imprese che passa per un accordo in sede governativa con le rappresentanze sindacali.
Il contratto ha contenuto di natura gestionale e contempla una serie di dati: numero dei lavoratori da assumere, indicazione dei profili professionali compatibili con i piani di reindustrializzazione e riorganizzazione, programmazione delle assunzioni. E ancora: durata dei contratti, riduzione complessiva media dell’orario di lavoro e del numero dei lavoratori interessati, numero dei lavoratori che possono accedere allo scivolo pensionistico. Per quanto riguarda il biennio 2022-2023, a questo tipo di contratti possono accedere solo le aziende che hanno un organico pari ad almeno 50 unità.
Per l’accesso al cosiddetto scivolo pensionistico, i dipendenti interessati devono ovviamente aver maturato non il requisito anagrafico. Ma anche quello contributivo minimo per poter beneficiare della pensione anticipata. E occorre che l’azienda abbia stipulato un accordo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con i sindacati e con le loro RSA/RSU. Inoltre è indispensabile pestare il consenso in forma scritta. Sempre restando al caso di pensione anticipata, l’azienda è tenuta versare i contributivi previdenziali (contribuzione correlata) necessari a maturare il diritto. L’importo? Deve corrispondere ai contributi figurativi previsti durante la corresponsione della Naspi.
Dal 2024, infine, con la dicitura “pensione Quota 41” probabilmente si intenderà una forma di pensionamento anticipato diversa. E cioè estesa a tutti i lavoratori, e non solo ai cosiddetti precoci. Il Parlamento e Palazzo Chigi stanno lavorando a una riforma del sistema pensionistico italiano. L’obiettivo è garantire una pensione accessibile a tutti coloro che hanno maturato 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Il 5 luglio 2023 la Camera dei Deputati ha tra l’altro approvato la mozione 1/00096 che impegna il Governo all’estensione strutturale delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75. Ma questa è un’altra storia.
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