Naspi, perché i pagamenti dell’indennità di disoccupazione non arrivano? Sono molte le cause che potrebbero spiegare quanto sta accadendo.
Chi almeno una volta ha fatto domanda per avere la Disoccupazione Naspi conosce bene il problema: i ritardi nei pagamenti dell’indennità mensile riconosciuta ai lavoratori dipendenti che hanno perso involontariamente il lavoro.
Ma come mai i pagamenti della Naspi arrivano in ritardo? Cerchiamo di capire quali problematiche si possono presentare ai cittadini rimasti disoccupati.
I ritardi possono cominciare già col primo pagamento. La risposta sulla domanda di Disoccupazione Naspi dovrebbe ricevere una risposta (accolta o meno) entro 30-60 giorni (dipende dalla mole di lavoro delle sedi). L’Inps invierà una lettera cartacea all’indirizzo di residenza e manderà una comunicazione anche nella cassetta Postale Online.
Anche se ai Patronati o all’Inps ci si sente dire che la domanda dovrebbe essere approvata nel giro di 60 giorni – requisiti permettendo – la realtà dei fatti spesso e volentieri è un’altra. Ovvero che mediamente il primo pagamento Naspi ci mette 3-4 mesi per arrivare, con tempi che a volte si dilatano anche fino a 5-6 mesi per via della corposa mole di dati che l’Inps si trova a gestire.
Senza contare le volte che le cose vanno a rilento perché la domanda, semplicemente, manca di tutti i documenti necessari per farla camminare. Chi invece è convinto di avere tutta la documentazione in ordine e non riesce a spiegarsi il prolungato ritardo nei pagamenti ha comunque la possibilità di sollecitare l’Inps.
Tra i principali motivi che potrebbero far ritardare il pagamento della Naspi possiamo menzionare questi:
Bisogna poi aver presente che i primi pagamenti della Naspi sono calcolati per pochi giorni. Il saldo sarà pagato a fine mese o entro il 15 di quello successivo. Dunque niente preoccupazioni se i primi pagamenti dovessero risultare incompleti e parziali.
Non è detto però che ci siano ritardi nei pagamenti Naspi solo durante i primi mesi. I ritardi potrebbero andare avanti anche per quelli successivi (la Naspi, ricordiamo, dura al massimo 24 mesi). L’esperienza dice che dal terzo-quarto mese in avanti le date dei pagamenti Naspi si fanno più regolari e da lì in poi l’Inps paga ogni mese tra il settimo e il ventesimo giorno. Sul fascicolo previdenziale del cittadino è possibile visualizzare le date dei pagamenti.
Ci sono diverse altre cause che potrebbero essere all’origine dei rallentamenti nei pagamenti della Naspi per i mesi successivi al primo.
Innanzitutto è importante ricordare che l’Inps può pagare la Naspi anche entro l’ultimo giorno del mese. Il che significa che in alcuni mesi i pagamenti potrebbero arrivare in coda, anche il 30 o il 31. È buona cosa anche inviare, a gennaio di ogni anno, il reddito presunto dell’anno corrente relativamente alle prestazioni di lavoro occasionali (se vengono svolte o sono state svolte).
Altra cosa che può succedere è che ci siano dei ritardi negli aggiornamenti dell’area riservata Inps. Infatti l’Inps non aggiorna nello stesso momento tutte le aree riservate. Un’altra causa di ritardo può essere l’inizio di un nuovo lavoro senza averlo comunicato col modello Naspi com.
Se succede questo, si blocca la Naspi e per poter incassare l’indennità fino all’inizio del nuovo lavoro bisogna comunicare entro 30 giorni all’Inps di aver iniziato appunto una nuova attività lavorativa. C’è anche la possibilità che in alcune aree geografiche o in determinate sedi territoriali si verifichino ritardi nei pagamenti Naspi.
I ritardi possono verificarsi anche in caso di malattia insorta durante il periodo in cui si percepiva l’indennità di disoccupazione, ma comunque entro 60 giorni dalla data in cui è terminato il rapporto di lavoro.
Il punto è che la Naspi non sostituisce l’indennità di malattia. Dunque nel periodo in cui il lavoratore la percepisce scatta la sospensione della Naspi, che verrà ripristinata successivamente, per la parte residua, dal momento in cui si riprenderà la capacità di lavorare.
Ritardi nei pagamenti Naspi possono esserci anche in un altro caso. Quello in cui la lavoratrice disoccupata e sotto Naspi si trovi all’inizio del periodo di congedo per la maternità. In questo caso le spetta l’indennità giornaliera di maternità anche se dovessero essere passati 60 giorni dalla fine del rapporto lavorativo. Anche in questo caso scatta la sospensione della Naspi, che si vedrà ripristinare successivamente per la parte residua alla fine del periodo di maternità.
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