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Economia

Perché i pagamenti Naspi non stanno arrivando: lasciamo rispondere l’INPS

Naspi, perché i pagamenti dell’indennità di disoccupazione non arrivano? Sono molte le cause che potrebbero spiegare quanto sta accadendo.

Chi almeno una volta ha fatto domanda per avere la Disoccupazione Naspi conosce bene il problema: i ritardi nei pagamenti dell’indennità mensile riconosciuta ai lavoratori dipendenti che hanno perso involontariamente il lavoro.

Naspi, perché i pagamenti non arrivano? (logo Inps nell’immagine, foto Ansa) – grantennistoscana.it

Ma come mai i pagamenti della Naspi arrivano in ritardo? Cerchiamo di capire quali problematiche si possono presentare ai cittadini rimasti disoccupati.

I ritardi possono cominciare già col primo pagamento. La risposta sulla domanda di Disoccupazione Naspi dovrebbe ricevere una risposta (accolta o meno) entro 30-60 giorni (dipende dalla mole di lavoro delle sedi). L’Inps invierà una lettera cartacea all’indirizzo di residenza e manderà una comunicazione anche nella cassetta Postale Online.

Anche se ai Patronati o all’Inps ci si sente dire che la domanda dovrebbe essere approvata nel giro di 60 giorni – requisiti permettendo – la realtà dei fatti spesso e volentieri è un’altra. Ovvero che mediamente il primo pagamento Naspi ci mette 3-4 mesi per arrivare, con tempi che a volte si dilatano anche fino a 5-6 mesi per via della corposa mole di dati che l’Inps si trova a gestire.

Ritardi nei pagamenti Naspi: le cause principali

Senza contare le volte che le cose vanno a rilento perché la domanda, semplicemente, manca di tutti i documenti necessari per farla camminare. Chi invece è convinto di avere tutta la documentazione in ordine e non riesce a spiegarsi il prolungato ritardo nei pagamenti ha comunque la possibilità di sollecitare l’Inps.

Dietro ai ritardi nei pagamenti della Naspi può esserci un mix di ragioni diverse – grantennistoscana.it

Tra i principali motivi che potrebbero far ritardare il pagamento della Naspi possiamo menzionare questi:

  • Non essersi recati, entro 15 giorni dall’invio della domanda per la Naspi, al centro dell’impiego per il patto di servizio. In questo caso la Naspi finirà per bloccarsi dopo pochi mesi (ritardando di conseguenza i pagamenti). In più il disoccupato deve mantenere lo stato di disoccupazione e frequentare i corsi di formazione per la riqualificazione professionale, oltre a prendere parte alle nuove iniziative lavorative proposte dal centro per l’impiego;
  • Non aver allegato il modello Sr163 (l’adempimento è stato eliminato dal 2020);
  • Mancata comunicazione, nel fare la domanda Naspi, del reddito presunto dell’anno in corso per le prestazioni di lavoro occasionali e il reddito effettivo riferito all’anno precedente;
  • Essersi dimenticati di allegare – in caso di dimissioni per giusta causa nel periodo di maternità – la convalida delle dimissioni della Direzione provinciale del lavoro;
  • Non aver allegato, sempre nel caso di dimissioni per giusta causa, per il mancato pagamento delle retribuzioni, la contestazione che è stata fatta al datore di lavoro;
  • Per chi aveva un rapporto di lavoro a tempo determinato (ad esempio i contratti dei docenti supplenti), non aver allegato il contratto (o i contratti) di lavoro;
  • Può essere che il datore di lavoro non abbia comunicato, attraverso il consulente del lavoro, i modelli Uniemens. La stessa cosa vale anche per i lavoratori agricoli, nel caso in cui il datore di lavoro non abbia presentato per via telematica i modelli DMAG. In questo caso l’Inps non potrà erogare la disoccupazione agricola. Se è così si dovranno allegare, se possedute, anche le buste-paga dell’intero periodo;
  • Non si è allegato il permesso di soggiorno del lavoratore straniero.

Bisogna poi aver presente che i primi pagamenti della Naspi sono calcolati per pochi giorni. Il saldo sarà pagato a fine mese o entro il 15 di quello successivo. Dunque niente preoccupazioni se i primi pagamenti dovessero risultare incompleti e parziali.

Perché il pagamento Naspi può ritardare anche dopo i primi mesi

Non è detto però che ci siano ritardi nei pagamenti Naspi solo durante i primi mesi. I ritardi potrebbero andare avanti anche per quelli successivi (la Naspi, ricordiamo, dura al massimo 24 mesi). L’esperienza dice che dal terzo-quarto mese in avanti le date dei pagamenti Naspi si fanno più regolari e da lì in poi l’Inps paga ogni mese tra il settimo e il ventesimo giorno. Sul fascicolo previdenziale del cittadino è possibile visualizzare le date dei pagamenti.

Non solo il primo mese, anche dopo i pagamenti dell’indennità possono ritardare (foto Ansa) – grantennistoscana.it

Ci sono diverse altre cause che potrebbero essere all’origine dei rallentamenti nei pagamenti della Naspi per i mesi successivi al primo.

Innanzitutto è importante ricordare che l’Inps può pagare la Naspi anche entro l’ultimo giorno del mese. Il che significa che in alcuni mesi i pagamenti potrebbero arrivare in coda, anche il 30 o il 31. È buona cosa anche inviare, a gennaio di ogni anno, il reddito presunto dell’anno corrente relativamente alle prestazioni di lavoro occasionali (se vengono svolte o sono state svolte).

Ritardi nell’aggiornamento dell’area riservata o legati ad atre cause

Altra cosa che può succedere è che ci siano dei ritardi negli aggiornamenti dell’area riservata Inps. Infatti l’Inps non aggiorna nello stesso momento tutte le aree riservate. Un’altra causa di ritardo può essere l’inizio di un nuovo lavoro senza averlo comunicato col modello Naspi com.

Ritardi negli aggiornamenti dell’area riserata possono spigare i rallentamenti nel pagamento della Naspi – grantennistoscana.it

Se succede questo, si blocca la Naspi e per poter incassare l’indennità fino all’inizio del nuovo lavoro bisogna comunicare entro 30 giorni all’Inps di aver iniziato appunto una nuova attività lavorativa. C’è anche la possibilità che in alcune aree geografiche o in determinate sedi territoriali si verifichino ritardi nei pagamenti Naspi.

Sospensione Naspi per malattia o maternità

I ritardi possono verificarsi anche in caso di malattia insorta durante il periodo in cui si percepiva l’indennità di disoccupazione, ma comunque entro 60 giorni dalla data in cui è terminato il rapporto di lavoro.

Il punto è che la Naspi non sostituisce l’indennità di malattia. Dunque nel periodo in cui il lavoratore la percepisce scatta la sospensione della Naspi, che verrà ripristinata successivamente, per la parte residua, dal momento in cui si riprenderà la capacità di lavorare.

Attenzione: la Naspi non sostituisce l’indennità di maternità o quella malattia, in queste circostanza viene sospesa – grantennistoscana.it

Ritardi nei pagamenti Naspi possono esserci anche in un altro caso. Quello in cui la lavoratrice disoccupata e sotto Naspi si trovi all’inizio del periodo di congedo per la maternità. In questo caso le spetta l’indennità giornaliera di maternità anche se dovessero essere passati 60 giorni dalla fine del rapporto lavorativo. Anche in questo caso scatta la sospensione della Naspi, che si vedrà ripristinare successivamente per la parte residua alla fine del periodo di maternità.

Emiliano Fumaneri

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