L’eredità lasciata da Silvio Berlusconi a Marta Fascina rischia di sfumare? Il motivo di una eventuale nullità appare difficile da credere.
In questi giorni è diventato di pubblico dominio quanto contenuto nel testamento – più di uno a onor del vero – lasciato dall’ex premier, scomparso a 86 anni lo scorso 12 giugno.
Non che ci siano state particolari sorprese all’interno degli stessi. Come previsto ci sono state le disposizioni a favore dei figli avuti con le due mogli del Cavaliere, Carla Elvira Lucia Dall’Oglio e Veronica Lario, del fratello Paolo e della fidanzata Marta Fascina, la compagna di vita degli ultimi anni di Berlusconi.
Il quadro generale delle volontà berlusconiane appare delineato e anche le questioni più spigolose e delicate, quelle collegate alla legittima, sono state ben indirizzate dal patron di Mediaset. Tuttavia qualche difficoltà teoricamente potrebbe presentarsi comunque, in particolare riguardo l’eredità lasciata a Marta Fascina. C’è chi ha avanzato addirittura l’ipotesi di una possibile nullità, come si legge su Repubblica dell’8 luglio scorso. Ma un velo di problematicità è stato sollevato anche attorno al lascito a favore del fratello Paolo Berlusconi.
Cerchiamo allora di vedere cosa ha previsto il testamento di Silvio Berlusconi e quali potrebbero essere le disposizioni dubbie.
Silvio Berlusconi, come dicevamo, non ha lasciato un solo testamento, ma tre. Solitamente, in casi come questi si applica il testamento che risulta più recente, ma solo quando si differenzia dai precedenti. Nel caso del testamento di Berlusconi, però, la coerenza delle disposizioni emerge in maniera evidente nel complesso dei tre. I testamenti più recenti intervengono come a completare – e non a modificare – quelli che li precedono.
Come spiega a Repubblica l’avvocato Alessandro Simeone, esperto di famiglia, «i tre
testamenti, non essendo in contrasto, vanno letti come unicum». Spazi che possano dar luogo a impugnazioni da parte degli eredi – peraltro molto compatti tra di loro – non sembrano davvero essercene.
Non emergono dunque particolari problemi interpretativi, vista la sostanziale omogeneità delle disposizioni testamentarie di Silvio Berlusconi. L’unico punto critico appare appunto quello che tocca l’eredità della fidanzata Marta Fascina, rimasta accanto al leader di Forza Italia (anche in politica) fino ai suoi ultimi istanti di vita.
Entrando più nel particolare, il testamento redatto dal Cavaliere nel 2022 dispone dei legati in favore di Marta Fascina, Paolo Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Il legato consiste in un bene specifico, non in quote ereditarie come quelle assegnate invece agli altri eredi di Berlusconi. Nella fattispecie parliamo di somme in denaro. In particolare, Silvio Berlusconi ha lasciato 100 milioni di euro a Marta Fascina, altri 100 milioni di euro a Paolo Berlusconi e 30 milioni di euro a Marcello Dell’Utri. Questo tipo di volontà sono perfettamente valide, tanto più se non dovessero essere reputate lesive delle legittime.
Il punto problematico, fa notare però sempre a Repubblica l’avvocato Roberta Crivellaro, managing partner dello studio internazionale Withers, va rinvenuto nella frase che anticipa il legato. Infatti Berlusconi qui scrive: «Se non torno», in un velato ma chiaro riferimento al suo ricovero al San Raffaele di Milano e a una possibile dipartita.
Il lascito potrebbe essere eventualmente contestato su questa base, facendo leva sul fatto che non si sia verificata la condizione fissata dal testatore (Silvio Berlusconi stesso) e affermando la perduta efficacia del testamento. Quel «se non torno», commenta Crivellaro, «è un elemento di potenziale debolezza. Sembra una condizione interpretabile come un “se dovessi mancare”, ma una lettura restrittiva e meramente letterale potrebbe mettere in discussione i legati a Fascina e Dell’Utri».
La questione, come si può vedere, si gioca soprattutto sull’interpretazione che si può dare a queste parole, più o meno restrittiva. Se dovesse prevalere appunto l’interpretazione più restrittiva bisognerebbe limitare la condizione apposta da Silvio Berlusconi a quella particolare e specifica circostanza (il non ritorno dal San Raffaele, cioè la morte, però non verificatasi in quella situazione). In tale caso l’eredità di Marta Fascina (ma anche quella di Dell’Utri) si potrebbe considerare nulla.
Sul punto appare comunque di fondamentale importanza la posizione degli altri eredi di Berlusconi, che a quanto si sa non apparirebbero ostili. Ad ogni modo entrambi, tanto Fascina che Berlusconi, potrebbero chiedere una ulteriore valutazione in sede civile.
Meno problematico invece il nodo riguardante il fratello Paolo, visto che a quello stesso legato faceva riferimento anche un testamento precedente. In questo caso un eventuale dubbio sarebbe potuto sorgere intorno all’importo in denaro del legato. Ci si chiede se quella di Berlusconi sia stata una semplice ripetizione oppure se quei 100 milioni rappresentano un’aggiunta a quelli già destinati a Paolo.
Proprio il diretto interessato, Paolo Berlusconi è intervenuto a chiarire subito la faccenda affermando che, a sua conoscenza, la volontà del fratello Silvio era quella di lasciargli 100 milioni di euro. D’altronde questa è l’interpretazione più logica, a detta anche dell’avvocato Crivellaro. «Riletto alla luce della concitazione degli eventi, sembra lo stesso legato», dice Crivellaro. «L’interpretazione va in quella direzione». La ripetizione del legato appare dunque legata alla fretta e all’emotività di quel momento particolare.
Un altro punto critico, spiega Cavallaro, «è che un legato imposto ai figli che ricevono la sola legittima lede la loro quota». Ad ogni modo, conclude l’avvocato, «è centrale la volontà degli eredi. Se le parti sono d’accordo ad adempiere alla volontà del padre, e nulla fa credere il contrario, non ci saranno problemi»
Altre perplessità sul resto del testamento non paiono esserci, tenendo conto che anche per quelle sollevate siamo davvero nell’ordine delle sottigliezze. Insomma, il classico pelo nell’uovo, questioni di lana caprina, fate voi.
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