Forse nessuno ci aveva mai riflettuto a fondo, ma sembra proprio che ci comportiamo in modo diverso coi bambini maschi e femmine.
Un interessante studio ha posto l’accento su una questione attuale più che mai, non fosse altro per il fatto che oggi i bambini possono “scegliere” se sentirsi in modo differente rispetto al loro sesso.
Non si sa bene di preciso quando sia iniziato questo fenomeno, fatto sta che oggi molte più persone rispetto al passato possono scegliere a quale genere appartenere. L’argomento, seppur affrontato ad ampio raggio, è comunque spinoso e di non facile comprensione, almeno inizialmente. Anche perché il cambio di genere – tra gli adulti in questo caso – sta creando non poche difficoltà “tecnico-pratiche”.
Pensiamo allo sport, dove le donne trans hanno ottenuto la possibilità di gareggiare insieme alle cisgender (donne nate fisiologicamente donne e che si sentono tali) ma le hanno surclassate fisicamente. Infatti, sempre prendendo ad esempio lo sport, molto difficilmente vediamo l’effetto opposto, ovvero donne che sono diventate uomini e che gareggiano con uomini nati fisiologicamente tali.
Che differenza c’è tra sesso e genere
Per chi si trovasse ancora un po’ spiazzato da questo nuovo modo di vivere il proprio Io, ricordiamo la definizione tecnica-sociologica di sesso e di genere:
sesso è il termine utilizzato in riferimento alle differenze anatomiche e fisiologiche dei corpi maschili e femminili; genere è inerente alle differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e femmine (e può essere diverso dal sesso biologico).
Oggi dunque in famiglia possiamo avere dei figli maschi, femmine o di genere neutro. Indipendentemente da ciò, però, uno studio ha rivelato che i genitori si rivolgono alla propria prole con modi e toni di voce diversi a seconda del loro genere.
Come i genitori parlano in modo diverso a seconda del genere/sesso del figlio con cui interagiscono
In passato altri studi avevano cercato di capire il comportamento dei genitori – e comunque delle persone – che cambiava in base al sesso dei figli. In sostanza, quando una madre e un padre parlano coi bambini attuano delle modalità comunicative (ovviamente inconsce) molto variabili.
Uno studio, che è stato poi pubblicato su Sex Roles, ha voluto dimostrare definitivamente questo fenomeno; per farlo, ha assoldato circa 500 mila persone adulte. I soggetti, sia genitori che non, hanno dovuto rispondere a delle domande ed effettuare dei test.
Ai soggetti coinvolti sono state mostrate delle foto di bambini maschi, di femmine e di bambini di genere neutro. Ipotizzando una situazione comune, come quella di un bambino che fa delle domande mentre gioca, gli adulti hanno fornito le loro risposte.
Ciò che è emerso è davvero interessante, ma per certi versi anche preoccupante. Come sappiamo, l’atteggiamento di un genitore o adulto che si confronta con un bambino ha sempre un imprinting molto forte. A seconda del feedback che ricevono, i bambini possono crescere emotivamente equilibrati oppure no.
I genitori/adulti hanno dimostrato atteggiamenti molto diversi nel rispondere alle domande del test, e più nel particolare:
- con le femmine hanno argomentato in maniera molto dettagliata, enfatizzando anche aspetti emotivi e/o sentimentali;
- ai maschi hanno dato risposte meno emotive e più incentrate al lato pratico;
- coi bambini di genere neutro si sono comportati più “freddamente”, dando risposte più brevi e meno esaustive.
Perché questa diversità di atteggiamento?
Gli studiosi adesso dovranno mettere insieme un bel po’ di pezzi, perché c’è in gioco l’evoluzione psicologica delle nuove generazioni.
Fino ad oggi, in una società in cui la maggior parte delle persone rispondeva a generei femminili e maschili, la questione era già complicata. Perché i retaggi delle culture passate resistono ancora e indirizzano – anche se involontariamente – i genitori a trattare le femmine come più sensibili, delicate, “fragili” ed emotive, mentre i maschi devono rispondere ad uno stereotipo di forza, coraggio e senso pratico.
Già questa è una limitazione, e nonostante le “battaglie” in corso da decenni la donna è ancora oggetto di discriminazioni, psicologiche e fisiche. Adesso però entra in gioco anche un altro genere e di fronte a questa opzione non esistono nemmeno linee guida specifiche. Pensiamo non soltanto ai genitori ma anche al comparto scolastico, all’atteggiamento degli insegnanti, e comprendiamo che se non verranno attuate politiche di informazione i nuovi generi potrebbero presentare maggiori difficoltà nella crescita emotiva.