Solo in alcuni casi si può essere esonerati dal pagamento di questa tassa, che la maggior parte degli italiani vorrebbe abolire.
Il canone Rai è una delle imposte più discusse dai contribuenti italiani per diversi motivi. Prima di tutto, il pagamento è obbligatorio per chiunque possieda un apparecchio televisivo, indipendentemente dal fatto che guardi o meno la RAI. Questa obbligatorietà è spesso considerata ingiusta da parte di coloro che non utilizzano i servizi offerti. Negli ultimi anni, poi, con l’avvento di nuove forme di media e intrattenimento, alcune persone ritengono superfluo pagare una tassa per un servizio che considerano obsoleto o meno interessante delle alternative.
Molti italiani, inoltre, ritengono che la qualità dei programmi trasmessi dalla Rai non sia all’altezza della tassa che pagano. Questo è un punto di vista soggettivo ma influente sulla percezione pubblica del canone. Nel corso degli anni si è spesso sentito parlare dell’abolizione di questa imposta e alcuni partiti politici si sono fatti interpreti di questa necessità.
Al momento, però, non ci sono trattative in corso per la sua cancellazione e non è possibile quasi in nessun caso evitare di pagare il canone, a meno che non si faccia parte di alcune specifiche categorie.
Perché il canone Rai è obbligatorio?
La storia del canone Rai inizia con un decreto del 1938, durante il governo di Benito Mussolini. All’epoca, la tassa serviva principalmente per finanziare la propaganda del regime e riguardava soprattutto la radio, dato che la televisione era ancora un lusso che pochi potevano permettersi.
Quando il regime fascista cadde, la legge sul canone Rai rimase in vigore. Dagli anni ’50 fino agli anni ’90, il costo del canone variava a seconda che si possedesse una TV a colori o in bianco e nero. Nel 1992, la tassa è stata invece uniformata per tutti i tipi di apparecchi.
Secondo le leggi attuali, chiunque possieda un apparecchio capace di ricevere trasmissioni radio o televisive è obbligato a pagare il canone. Inizialmente, la tassa era pensata come un abbonamento per usufruire di un servizio statale. Oggi, invece, il canone Rai è diventato una vera e propria tassa. Il pagamento di questa tassa è dovuto anche solo per il possesso di una televisione, indipendentemente dal fatto che si utilizzi o meno il servizio offerto dalla RAI.
Quanto guadagna la Rai con il canone?
Ufficialmente, il canone pagato dai contribuenti viene utilizzato dall’azienda per finanziare tutti i programmi che vanno in onda sulle singole reti. In particolare, vengono usati questi soldi per coprire i costi di produzione di telegiornali, radiogiornali e tutte le trasmissioni di carattere pubblico, attuale o politico.
Il costo per ogni famiglia è di 90 euro (precedentemente era di 113,5 euro) e il pagamento avviene in dieci rate mensili, congiuntamente alle bollette elettriche per i mesi da gennaio a ottobre. Secondo l’ultimo bilancio Rai disponibile, quello del 2021, l’azienda incassa grazie al canone una cifra introno agli 1,7 miliardi di euro.
Chi può non pagare il canone Rai?
È chiaro, quindi, che il pagamento del canone è una tassa che riguarda tutti e non può essere aggirata. Esistono, però, alcune categorie che possono richiedere un’esenzione dal pagamento di questa imposta. Nello specifico, visto che il canone Rai è un’imposta dovuta da chiunque possieda un apparecchio televisivo, si può richiedere l’esenzione solo nel caso in cui non si possieda una televisione.
Tuttavia, se anche non c’è un televisore in casa ma si possiede un computer o un tablet dotati di sistemi per la ricezione (cioè la connessione internet), allora bisogna comunque pagare il canone. Con i moderni servizi di streaming, infatti, è possibile vedere tutti i programmi Rai, anche in diretta, sulle piattaforme web dell’azienda. E se comunque non si usufruisce del servizio, neanche in streaming, non importa: la mera possibilità che si possa accedere a internet e vedere i programmi Rai implica l’obbligo del pagamento del canone.
L’altra categoria che è esentata dal pagamento è composta dai soggetti che abbiano compiuto 75 anni entro il termine del pagamento del canone e dichiarino un reddito annuo non superiore a 6.713 euro.
In tutti i casi, si può reperire il modulo apposito per richiedere l’esenzione sul sito dell’Agenzia delle Entrate, che va compilato e inviato entro il 31 gennaio o entro il 30 giugno. Se, dopo aver inviato il modulo e aver ricevuto risposta affermativa sull’esenzione, si trova comunque il canone Rai in bolletta, si può pagare l’importo e poi chiedere un rimborso oppure si può aprire una pratica di reclamo.
È davvero possibile abolire il canone Rai?
Nel corso degli anni e nelle varie campagne elettorali, il leader della Lega Matteo Salvini ha più volte proposto l’abolizione del canone. Ora che è al Governo, il politico ha concretizzato la proposta e ne ha spiegato i dettagli.
Secondo la proposta della Lega, il canone Rai dovrebbe andare incontro a una progressiva riduzione del 20% per cinque anni, fino al suo totale azzeramento. Questo significa che la Rai dovrebbe progressivamente trovare quei soldi in altri modi, per riuscire a sopravvivere. E a giudicare dagli ultimi bilanci, questa proposta non sembra decisamente fattibile.
Sempre secondo i dati del 2021, infatti, l’azienda ha chiuso l’anno con un pareggio di bilancio. Questo significa che le sue entrate e le sue uscite si sono compensate in maniera quasi perfetta. Togliendo il canone, quindi, si toglierebbe al servizio pubblico una fetta molto grande delle sue entrate, che non potrebbero quindi più far fronte alle uscite. Il Governo dovrebbe quindi trovare una quantità di fondi equivalente a quelli del canone per sovvenzionare l’azienda e, visti i tempi che corrono, non sembra affatto un’impresa da poco.