L’esperimento sociale della ragazza in pericolo è per certi versi sorprendente, per altri invece è semplicemente rincuorante.
Si dice spesso che la vera forza dell’essere umano sia la capacità di fare gruppo, di unirsi in comunità e affrontare in maniera collettiva le problematiche e le avversità. Di certo questa caratteristica peculiare ha permesso all’essere umano di diventare la specie dominante sul pianeta, ma siamo sicuri che una volta assodata questa predominanza di specie tale meccanismo di comunione e vicinanza si ripeta nella quotidianità.
Il semplice osservare la storia dell’umanità, almeno quella che ci è giunta, ci dice che lo spirito di comunione e la vicinanza finiscono nel momento in cui comincia l’interesse personale e collettivo. Per secoli gli interessi di singoli gruppi di potere hanno guidato scelte politiche ed equilibri mondiali. Le guerre di predominio territoriale sono una macchia indelebile nella storia dell’umanità e purtroppo continuano ad essere una costante anche al giorno d’oggi.
Se è vero che dopo la Seconda guerra mondiale l’Europa ha conosciuto lunghi periodi di pace, è anche vero che laddove non ci sono interessi convergenti i focolai di guerra continuano ad accendersi. Esempi lampanti di ciò che stiamo dicendo sono la guerra in Serbia di metà anni ’90 e quella purtroppo attuale in Ucraina.
Ma che l’istinto di sopraffazione dell’uomo non si fosse estinto era chiaro anche negli anni precedenti. La guerra è una triste realtà di tanti popoli del mondo e spesso proprio quell’Occidente che si fa portatore di pace e valori è stato causa di questi conflitti: basti pensare alla Siria, all’Iraq e all’Afghanistan.
Oggi come un tempo, dunque, l’interesse di una collettività sovrasta il senso di appartenenza alla specie e dunque cancella quella caratteristica che dovrebbe essere tipica dell’essere umano. Ma questo vale anche per le comunità in cui viviamo? All’interno della nostra società e delle nostre città l’interesse personale sovrasta quello collettivo? Siamo insensibili a ciò che capita al nostro prossimo?
Siamo davvero interessati agli altri? Siamo disposti ad aiutarli?
Quando camminate in strada guardate davvero chi vi viene incontro o semplicemente lo percepite come ostacolo da superare nel vostro tragitto? Tutti noi in realtà siamo assorbiti totalmente dalla quotidianità, dagli impegni e dalle relazioni sociali che ci siamo costruiti. Spesso quindi andiamo avanti all’interno di una routine che ci tiene al di fuori – sebbene ne siamo in realtà all’interno – di quello che accade attorno a noi.
Non si tratta di disinteresse nei confronti del prossimo, ma di mancanza di tempo per accogliere nella nostra vita tutto ciò che accade nella nostra comunità sociale. Di fatto l’essere parte di una collettività, specie in un mondo in cui si vive all’interno di città sempre più popolose, è solo un’illusione. Ciascuno di noi fa parte di un micro-ecosistema del quale si può entrare a far parte solamente quando si stringono i rapporti, circostanza che non è mai casuale e quasi mai estemporanea.
In una società in cui ci sono gruppi che si isolano dal contesto, formati da soggetti che a loro volta rappresentano singolarmente un mondo a parte, c’è davvero spazio per l’altro? Solidarietà, vicinanza, empatia sono concetti noti a tutti, ma quante volte fanno parte della nostra vita? Quante volte vi è capitato di vedere una persona in reale difficoltà, ad esempio un mendicante, ed invece di aiutarlo siete passati oltre con indifferenza?
I piccoli gesti bastano a mostrare interesse per il prossimo
Se è vero che nessuno di noi, a meno che non decida di dedicare la propria vita al volontariato, non ha il tempo per prendersi cura di chiunque gli graviti attorno – a volte è difficile prendersi cura anche delle persone che fanno parte del nostro gruppo (in tal senso ‘Strappare lungo i bordi‘ di Zero Calcare è molto significativo) – è anche vero che per mostrare interesse ed essere d’aiuto al prossimo a volte bastano dei piccoli gesti.
Quando qualcuno, ad esempio, palesa il proprio disagio e la propria necessità di sostegno, basta avvicinarsi e fargli capire che non è solo. Su TikTok c’è un content creator – il cui nick è Lobuonoinside – che si occupa di fare esperimenti sociali volti proprio a far capire che alle volte basta un piccolo gesto. Uno dei video di maggiore impatto è quello in cui si mette al centro di una strada trafficata con un cartello sul quale si legge: “Soffro d’ansia e di depressione, ho bisogno di parlare con qualcuno“.
Il video è montato in modo tale da fare capire che inizialmente nessuno si è fermato a soddisfare la richiesta, ma quando ha girato il cartello e tutti i passanti hanno letto “Soldi Gratis” e visto le banconote, si è formato un capanello di persone interessato a prendere il denaro che in pochi secondi è finito. A commento del video il ragazzo scrive: “Non ho ancora scritto come mi sono sentito“, ma dall’espressione colta dalla videocamera è abbastanza palese.
@lobuonoinside Test sociale n.2 | Ancora non so descrivere come mi sono sentito 🥲 #socialexperiment #kindness #depressionawareness #love #viral ♬ A Thousand Years – Christina Perri
Il content creator, tuttavia, vuole lasciare con questo video un messaggio importante: per quanto sia dura la vita e per quante batoste si possano prendere non bisogna mai abbandonare la speranza. Il filmato si chiude infatti con una donna che si ferma a parlare con lui e a rincuorarlo dopo aver letto la richiesta d’aiuto, il che dimostra che in una società indifferente c’è ancora chi ha a cuore il prossimo.
Test sociale: “Quel ragazzo mi sta seguendo”
Lo stesso content creator ha pubblicato sulla sua pagina diversi test sociali, uno dei quali è molto interessante. Intitolato semplicemente ‘Test n.26‘, questo esperimento punta a far vedere come un gruppo di ragazzi possa reagire alla richiesta d’aiuto di una ragazza. Nel video vediamo infatti una giovane che si avvicina ad un gruppo di coetanei chiedendo loro di poter stare in loro compagnia perché c’è un losco figuro che la segue.
I giovani si attivano subito per capire chi sia e per proteggerla e quando lei gli indica lo stalker, questi si frappongono fra lei ed il molestatore, invitandolo ad andare via e a lasciarla in pace. Un bellissimo gesto di solidarietà che si conclude con un commovente abbraccio tra il protettore e la ragazza in difficoltà.
@lobuonoinside Test sociale n.26 | #socialexperiment #società #umanità #fy #fyp ♬ superman (eminem, dina rae) – sped up version – sped up viral
Questo test dimostra innanzitutto che anche in una società tendenzialmente indifferente, esistono le eccezioni. Che quando una persona in difficoltà chiede aiuto, in linea di massima si è portati a difenderla e ad offrirle assistenza. Infine che non bisogna giudicare le persone a priori.