Quando la sveglia suona difficile resistere alla tentazione di zittirla e dormire ancora qualche minuto. Ma a farlo corriamo un rischio.
Uno studio americano lancia l’allarme: non sono pochi quelli che dormono poco e male. Molti di noi hanno l’abitudine di premere il pulsantino per posticipare la sveglia. Ma che conseguenze ha sul nostro organismo?
Posticipare la sveglia, quante volte lo avremo fatto? Avvolti nel calore delle coperte, chi ha voglia di alzarsi dal letto per cominciare la solita, lunga e stancante routine quotidiana? Ecco allora che la tiriamo di lungo e ritardiamo il saluto a Morfeo di qualche minuto, poi di qualche altro minuto ancora…
Per non parlare di quando quella di posticipare la sveglia è diventata magari un’abitudine sistematica per noi, che puntiamo di proposito la sveglia 5 minuti prima del necessario per poter sonnecchiare un po’ di più.
Se anche tu hai questa abitudine, benvenuto nel pigro mondo degli snoozer. Così sono chiamati nei Paesi anglofoni i sonnecchiatori, quelli che si fanno un sonnellino dopo il suono della sveglia. Schiacciare un pisolino subito dopo il risveglio per strappare ancora qualche minuto di sonno però potrebbe non essere la migliore delle abitudini.
Sonnecchiare pallido e assorto, che effetti ha sull’organismo?
È quanto emerge da una ricerca statunitense. I ricercatori dell’Università di Notre Dame si sono accorti che lo “snooze” – il termine che in inglese indica il pisolino o il sonnellino – dopo la prima sveglia non è una pratica molto salutare per la salute del nostro organismo. In realtà hanno scoperto che posporre la sveglia non solo non rende più facile il risveglio, ma lo rendo perfino più traumatico di quanto dovrebbe essere.
Gli scienziati statunitensi hanno intervistato 450 persone adulte, con lavoro dipendente a tempo pieno. Lo scopo del loro studio era indagare sulla durata del sonno degli intervistati e sulla loro frequenza cardiaca. Per farlo si sono serviti di dispositivi portatili.
Dai dati raccolti dagli studiosi attraverso questionari è emerso che quelli che usavano la sveglia e quelli che posticipavano il momento del risveglio manifestavano un maggior numero di disturbi del sonno rispetto a chi si svegliava naturalmente. Un’altra differenza di rilievo scoperta dai ricercatori è che chi non usava alcun tipo di allarmi dormiva anche più a lungo e consumava meno caffeina nelle ore successive della giornata.
Lo studio, pubblicato sul giornale Sleep afferma di essere la prima indagine scientifica sulla pratica dello “snoozing”. Gli esperti hanno rilevato che il 57% degli impiegati adulti a tempo pieno negli Stati Uniti sono sonnecchiatori abituali e utilizzano il pulsante snooze per zittire la sveglia e concedersi qualche altro minuto di sonno. Sempre secondo lo studio, poi, le donne avevano il 50% in più di probabilità di sonnecchiare rispetto agli uomini.
Perché così tanti hanno l’abitudine di sonnecchiare
L’autore principale della ricerca è Stephen Mattingly, ricercatore post-dottorato a Notre Dame. Ha condotto lo studio insieme a con Aaron Striegel, professore di informatica. e ingegneria sempre a Notre Dame.
Dice Mattingly: «La maggior parte di ciò che sappiamo sul sonnellino deriva dai dati sul sonno, sullo stress o sui comportamenti correlati. Sveglie e smartphone hanno tutti i pulsanti per posticipare la sveglia. L’establishment medico è generalmente contrario all’uso del posticipo, ma quando abbiamo esaminato quali dati concreti esistessero, non ce n’erano. Ora abbiamo i dati per dimostrare quanto sia comune – e c’è ancora tanto che non sappiamo».
In Usa, secondo le stime del Center for Disease Control (Centro per il controllo delle malattie), almeno 1 americano su 3 dorme un numero insufficiente di ore.
I risultati dello studio di Notre Dame suggeriscono che sonnecchiare dopo il risveglio potrebbe essere il modo in cui alcuni cercano di combattere la stanchezza cronica. «C’è così tanta gente che sonnecchia perché molti sono cronicamente stanchi», spiega Mattingly. «Se 1 persona su 3 non dorme io maniera adeguata, significa che molti di noi si rivolgono ad altri mezzi per gestire la fatica».
Un popolo di morti di sonno
Inoltre le percentuali trovate dallo studio potrebbero anche sottostimare l’entità del fenomeno. Infatti, come fa notare sempre Mattingly, il campione intervistato è composto perlopiù da «persone che fanno parte della forza lavoro da anni, impiegati con titoli di studio avanzati – e il 57% di loro sonnecchia».
Il problema, aggiunge il ricercatore è che «queste statistiche fondamentalmente sono rappresentative solo di una piccola popolazione che probabilmente si trova nella posizione migliore rispetto alle abitudini del sonno. Non abbiamo idea dei vari gruppi di età come gli adolescenti, le famiglie a basso reddito o qualsiasi altra popolazione storicamente più deprivata del sonno rispetto agli intervistati di questo studio. Quindi è probabile che questa sia una stima al ribasso della popolazione più ampia».
L’indagine ha preso in esame anche il cronotipo di ogni intervistato. Ovvero, in parole povere, il momento in cui preferisce andare a letto e svegliarsi. È emerso che i nottambuli sonnecchiano di più e sono risultati anche più stanchi in generale. «Nel mondo dalle 9 alle 5», ha commentato Mattingly, «i nottambuli stanno perdendo».
Il vero problema? La mancanza di sonno
Tra le altre cose lo studio si proponeva di sfatare qualche mito sulla pratica dello snoozing, del sonnecchiare dopo l’allarme della sveglia. È davvero peggio che svegliarsi subito dopo il primo squillo della sveglia? Dai risultati della ricerca di Notre Dame non sono emerse grandi differenze, sotto questo punto di vista.
«Per quanto possiamo dire dalla fisiologia e dai nostri dati, svegliarsi con una sveglia o premere il pulsante snooze e svegliarsi con due o tre sveglie non fa molta differenza», afferma Mattingly. La questione sembra essere un’altra piuttosto: «Il problema è aver bisogno di un allarme perché sei carente di sonno», sottolinea lo studioso. Un altro degli effetti negativi di quella che il filosofo Byung-Chul Han ha definito la «società della stanchezza», coi sui ritmi forsennati e logoranti per produrre e consumare sempre di più? Molto probabile.
Il fatto è che quando gli intervistati si svegliavano naturalmente, senza fare ricorso a di una sveglia, dormivano più a lungo e assumevano meno caffeina. Snoozer o non snoozer, sonnecchiatori e non sonnecchiatori alla fine dormono la stessa quantità di ore. «Quando possiamo dormire quanto vogliamo», fa presente Mattingly, «subito prima di svegliarsi il corpo sperimenta una risposta allo stress. Questa risposta fisiologica contribuisce a far sì che un individuo si senta vigile quando si sveglia».
Un’insidia dietro l’angolo (del letto): l’inerzia del sonno
Invece interrompere i cicli naturali del sonno può portare all’inerzia del sonno, vale a dire a quella sensazione di intontimento dopo il risveglio mattutino. In altri termini, quando ci si sente stanchi dopo essersi svegliati dopo la dormita notturna, come se non avessimo riposato affatto.
Spesso l’inerzia del sonno finisce per trascinarsi lungo l’intera giornata. In questo modo le nostre facoltà cognitive risultano compromesse e ci sentiamo cronicamente stanchi, come se fossimo costantemente assonnati.
«Quando ti svegli da uno stato di sonno REM», spiega Mattingly, «il tuo cervello è quasi del tutto sveglio. I livelli ormonali circolanti in quella fase saranno diversi rispetto a quando sei in un sonno profondo».
Per questo svegliarsi con una sveglia è una sorta di doppia mazzata: aggira la naturale risposta allo stress, necessaria per sentirsi vigili, e ci fa svegliare con la chimica del cervello sostanzialmente scombussolata. Per i ricercatori serviranno però ulteriori approfondimenti e altri studi per capire meglio gli eventuali potenziali impatti negativi del sonnellino sulla salute. La raccomandazione fornita a tutti da Mattingly è quella di dormire secondo quanto il loro corpo ha bisogno. Insomma, il messaggio è chiaro: sonnecchiatori di tutto il mondo, dormite di più!
Non mancano però anche i vantaggi nel premere il pulsante per ritardare la sveglia. «Se dormi e sei più vigile quando ti metti al volante per andare al lavoro, questo potrebbe essere un vantaggio utile», dice il ricercatore di Notre Dame. «Un altro vantaggio è se riduce la dipendenza dalla caffeina. Non è uniformemente negativo: è simile allo stress. Un po’ di stress fa bene: è per questo che abbiamo la reazione di lotta o fuga. Ci sono tempi e luoghi per farlo. Potrebbero esserci casi in cui premere il pulsante snooze può far effettivamente bene».