Attenzione prima di mettersi al volante di un’auto intestata a una terza persona. Ci sono delle cose da sapere per non rischiare guai.
La legge disciplina in maniera ben precisa la guida dei veicoli intestati a un’altra persona e conviene essere informati delle conseguenze a cui potremmo andare incontro.
Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non si è messo al volante dell’auto di qualcun altro. Magari di quella di un familiare – la moglie, il fratello, il padre, ecc. – in attesa di racimolare i soldi per comprarsene finalmente una. Oppure quando, pur avendo un’auto nostra, abbiamo dovuto per forza parcheggiarla ai box dal meccanico. Quando ecco spuntare provvidenzialmente l’amico di una vita che, sempre ben disposto a farsi in quattro per noi, ci ha offerto generosamente la sua in prestito. O ancora, un altro grande classico è il lungo viaggio in compagnia di altre persone dove a turno ci si alterna alla guida del mezzo.
Ma mettiamo che spunti fuori una pattuglia con la classica paletta a intimarci lo stop. E che, come al solito, ci chieda la carta di circolazione. In questo caso potremmo rischiare una multa, non essendo gli intestatari della macchina?
Guidare un’auto non intestata: le cose che ci sono da sapere
Prima di mettersi alla guida dell’auto altrui conviene infatti aver ben chiaro cosa prevede la vigente normativa. Molti infatti non sono al corrente che da un po’ di anni le cose sono cambiate. Per essere più precisi la novità risale al 4 novembre 2014.
È da allora, in buona sostanza, che la legge ha cominciato a distinguere tra due ipotesi disciplinandole in maniera molto differente. Ed è bene aver presente di cosa si tratta, se non vogliamo rischiare multe che possono anche superare i 3.500 euro.
Prima di allora si poteva guidare l’auto intestata a un parente o a un amico senza particolari problemi. Durante un eventuale controllo la polizia si sarebbe limitata a chiedere, come sempre, patente e carta di circolazione, senza nessuna conseguenza derivante dal fatto di guidare un’auto non intestata a noi.
Cosa dice la legge se guidiamo l’auto di un familiare convivente
Adesso però un articolo del Codice della strada (art. 94) regolamenta la guida di un’auto intestata a una terza persona. Nessun problema particolare se stiamo guidando un ‘auto intestata a un familiare convivente (coniuge, genitori, ecc.).
Così il marito potrà prestare alla moglie la propria automobile – e viceversa – senza rischiare di prendere multe (a patto che i due continuino a convivere sotto lo stesso tetto e non siano separati). Stesso discorso per i figli, anche neopatentati, che potranno usare la macchina intestata a mamma o papà come se fosse la loro.
E se l’auto è di un familiare non convivente o di un amico?
La faccenda cambia se invece non si è conviventi. Dal 2014 per la legge possiamo guidare un’auto intestata a un familiare non convivente o a un amico, ma per un tempo massimo continuativo che non oltrepassi i 30 giorni.
Nel caso in cui dovessimo usare per più di un mese l’auto non intestata a noi ma a un familiare non convivente o a un amico dovremmo infatti segnalare la cosa alla Motorizzazione Civile. Passato questo tempo il nome del possessore va obbligatoriamente annotato sulla carta di circolazione. Se non si è in regola e le forze dell’ordine sono in grado di dimostrarlo, in caso di controllo s i rischia una multa bella salata, con una sanzione che va da 705 a 3.526 euro, oltre al ritiro della carta di circolazione.
Cosa intende la legge per familiari conviventi
Per familiari conviventi la legge intende i soggetti che appartengono allo stesso nucleo familiare (in senso anagrafico) e con obbligo di residenza presso il medesimo domicilio. Perciò un figlio non può usare per più di 30 giorni l’auto di un genitore anziano se fa parte di un diverso nucleo familiare e/o non risiede con lui.
Chi usa per più di 30 giorni la macchina del padre o della madre non convivente o senza essere più compreso nel loro stato di famiglia deve per forza recarsi alla Motorizzazione per far annotare il proprio nominativo nella carta di circolazione.
Quando scatta l’obbligo di comunicazione alla Motorizzazione
C’è da sapere però che l’obbligo di annotare il possessore dell’auto scatta soltanto nell’eventualità di un uso esclusivo e personale del veicolo. Non scatta invece se l’auto è soltanto condivisa tra i soggetti (che di comune accordo la usano indifferentemente per spostarsi). In questo caso dunque non c’è bisogno di fare comunicazioni alla Motorizzazione.
In sostanza, ancora oggi è legale chiedere a un amico che ci presti l’auto perché la nostra è rotta e ancora in officina per la riparazione. Ciò che conta è che la situazione non si prolunghi oltre i 30 giorni. In sintesi l’unico caso in cui possiamo usare per un tempo indeterminato e senza limiti un’auto non intestata a noi è quello relativo all’auto dei familiari conviventi.
Nel caso dei familiari non conviventi e di persone non legate a noi da un rapporto di familiarità (come appunto un amico) possiamo farlo invece al massimo per 30 giorni. Poi si renderà necessaria l’annotazione alla motorizzazione.