Esiste una procedura per anticipare i tempi del pensionamento ed è carico delle aziende. Ecco come funziona e in che modo sfruttarla
C’è un modo per anticipare le tempistiche per interrompere la propria attività lavorativa ed ottenere il pensionamento? Conosciamo alcuni percorsi preferenziali come l’Ape sociale ma sono rivolti solo ad alcune specifiche categorie di lavoratori, ne esistono dunque altre? Effettivamente esiste un metodo, peraltro a carico delle aziende, che rappresenta la forma di prepensionamento più diffusa in tal senso.
Ci troviamo dinnanzi ad uno strumento introdotto nel 2019 e prorogato anche negli anni successivi andando anno dopo anno ad incrementare la platea dei beneficiari. Stiamo parlando del contratto di espansione che, di fatto, consente, alle aziende di assumere nuovo personale giovane favorendo l’uscita dei dipendenti più vicini alla pensione. L’obiettivo non è soltanto il consentire l’accesso al pensionamento ma anche e soprattutto favorire il ricambio generazionale.
Andare in pensione prima è possibile? Ecco qual è lo strumento per farlo
La sua genesi risale al periodo dell’entrata in vigore del Decreto Crescita, inizialmente era applicato in forma sperimentale ma nell’arco di pochi anni, dato il successo riscosso, sono state introdotte alcune novità attraverso la legge di Bilancio 2022. Tra queste la sua proroga fino al 2023 compreso ed il fatto che sia applicabile in tutte le aziende il cui numero di dipendenti sia pari ad almeno 50. Chiaramente perché il prepensionamento si concretizzi sarà l’impresa stessa a doversi far carico dei contributi rimanenti prima dell’effettiva pensione. Molto probabilmente la misura dovrebbe venire confermata anche per il 2024 inserendola nella prossima legge di Bilancio.
Entrando nel merito delle caratteristiche di questo strumento, occorre ricordare che il contratto di espansione è nato in sostituzione del contratto di solidarietà espansiva; di fatto si tratta di un accordo sottoscritto con ministero del Lavoro e sindacati dalle aziende e consente di ottenere due possibilità. Nel primo caso si può effettuare la programmazione di riduzioni orarie oppure della sospensione del personale dipendente. Questo caso, che qui segnaliamo marginalmente, è legato al riconoscimento per non più di 18 mensilità, della cassa integrazione guadagni straordinaria.
La seconda opzione invece consente al personale al quale restano, per raggiungere la pensione, non più di 5 anni, la risoluzione anticipata del rapporto lavorativo. Questa forma di aiuto è preziosa sia per le imprese intenzionate ad effettuare una riorganizzazione del personale sia per i lavoratori, che possono interrompere prima del tempo la loro attività.
Cos’è il contratto di espansione e come si può sfruttare
Sono molteplici gli elementi che devono far capo al contratto di espansione: anzitutto vanno indicati il numero dei lavoratori da assumere nonché i profili professionali che andranno a ricoprire e che dovranno risultare compatibili con i piani di riorganizzazione aziendale. Ancora, occorre specificare la programmazione temporale delle assunzioni e la durata dei contratti di lavoro a tempo indeterminato (incluso il contratto di apprendistato professionalizzante). Bisognerà anche riportare una stima dei costi previsti per il periodo di spettanza della Naspi al lavoratore.
Quanto costa l’impiego di questo strumento all’azienda? Il datore di lavoro dovrà riconoscere ai lavoratori in prepensionamento un’indennità mensile il cui importo dovrà essere pari a quello della pensione maturata fino a quel momento. Inoltre anche la contribuzione figurativa correlata sarà a carico dell’azienda, e consentirà ai lavoratori di ottenere i requisiti per poter andare in pensione.
I pagamenti, sia in una soluzione sia con fideiussione bancaria, prevedono una maggiorazione del 15% che riguarda le somme dovute all’Inps e relative all’indennità di espansione. A queste cifre occorre però sottrarre l’importo che il lavoratore avrebbe percepito sotto forma di Naspi e fino ad un massimo di 2 anni. Si riduce anche il riconoscimento dei contributi figurativi di un importo pari alla contribuzione figurativa legata alla Naspi.
I requisiti del lavoratore per il prepensionamento
Per quanto riguarda i requisiti del lavoratore per ottenere il prepensionamento e l’indennità mensile, essi devono essere stati assunti con contratto a tempo indeterminato; inoltre devono risultare iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti o alle forme sostitutive o esclusive dell’Assicurazione generale obbligatoria. Il rapporto lavorativo, inoltre, deve essere stato risolto entro il 30 novembre.
Lo strumento può essere ottenuto a condizione che manchino meno di 60 mesi per raggiungere i requisiti per ottenere la pensione anticipata o di vecchiaia. Chiaramente il contratto di espansione non consente ai dipendenti di acquisire nessun’altra prestazione previdenziale come ad esempio Quota 103, Quota 41 o ancora Opzione donna o Ape sociale.
Se tutti i requisiti vengono rispettati il lavoratore potrà ottenere, come spiegavamo in precedenza, l’indennità mensile ed il riconoscimento della contribuzione figurativa per il tempo che resta ad andare in pensione.
Pro e contro
Attenzione però: anche se tale indennità viene erogata per tredici mensilità non può essere paragonata ad un’effettiva pensione; questo implica che non vi sia alcuna rivalutazione annuale legata all’indice di inflazione, che non sia reversibile, che non dia diritto ad assegni familiari. Ancora non prevede l’applicazione della quattordicesima e non la si può utilizzare come forma di oneri da riscatto, di cessione del quinto o di ricongiunzioni. Invece la tassazione è calcolata analogamente a quella di un reddito da lavoro subordinato. Ancora, il dipendente potrebbe, volendo, avviare una seconda attività dato che questo strumento è cumulabile con i redditi da lavoro (anche da autonomo).
Chiaramente accanto ai pro, ovvero l’andare in pensione già a 62 anni, vi sono anche una serie di contro. L’assegno viene decurtato mediamente del 22%, quasi un quarto del suo importo, per i primi 5 anni. Al raggiungimento dei requisiti per la pensione il calcolo delle perdite si attesterà tra il 10 ed il 15%. Su un ipotetico periodo di 20 anni ed uno stipendio da 2000 euro mensili netti, si andranno a ‘perdere’ circa 80mila euro netti. Minori penalizzazioni vi sono invece per chi punta ai requisiti contributivi per la pensione anticipata.
Come presentare la domanda
Concludiamo spiegando come si presenta la domanda: il tutto è specificato nella circolare del 2021 numero 48. Sarà il datore di lavoro a presentare all’Inps le singole domande di prestazione per via telematica. I dati identificativi di impresa e lavoratore andranno indicati nella domanda per l’indennità mensile, il tutto insieme alle informazioni relative alla liquidazione della prestazione lavorativa. Una volta effettuata la liquidazione della prestazione verrà inviata al datore di lavoro una comunicazione contenente le informazioni su importo e data di scadenza della stessa.