Esistono alcuni medicinali più utilizzati di altri e nel paniere degli italiani ne compaiono sempre di più: la spesa è arrivata a cifre record.
Analizzando il report stilato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali dell’AIFA, emergono interessanti – ma anche preoccupanti – novità sul rapporto tra i cittadini italiani e l’uso di farmaci.
Nel report troviamo anche le differenze “culturali” riguardo all’approccio verso i farmaci. Troviamo anche differenze di trattamenti farmacologici tra Nord e Sud e comunque tra le varie Regioni.
L’analisi della spesa totale a livello territoriale è stata anche suddivisa tra i diversi soggetti, ovvero giovani e anziani ma anche uomini e donne, e l’incremento registrato rispetto all’anno scorso ha più motivazioni.
Potremmo pensare che molto derivi dalla pandemia, dalle sue conseguenze e in parte è così, ma c’è dell’altro. Ecco il quadro che si configura grazie ai dati espressi in numeri.
Quali sono i medicinali più utilizzati dagli italiani e quanto hanno speso, una situazione che non dice niente di buono
Possiamo facilmente intuire che un maggior mercato nel comparto farmaceutico significhi che la salute degli italiani non è al massimo. Guardando i dati, ciò che si evince è che la qualità della vita in linea generale è diminuita. Ma dobbiamo anche calcolare il fatto che a gennaio 2023 il prezzo dei farmaci da banco è salito.
Forse non tutti sanno che ogni 3 anni le aziende farmaceutiche hanno il permesso di alzare il prezzo, così come di diminuirlo. Difficile però che avvenga un ribasso, anzi.
Alcuni farmaci comunemente usati, come la tachipirina, hanno avuto un incremento del 100%.
Ovvio che – a parità di consumi – gli italiani abbiano speso di più. Ma questa è solamente la punta dell’iceberg.
Ogni dato ci racconta qualcosa su come gli italiani guardino alla propria salute. Sicuramente dalla pandemia da Covid in poi si è innescata una paura maggiore, fomentata anche dai toni allarmistici dei media, che hanno instillato il terrore di morire e che hanno “bombardato” gli italiani con notizie su incrementi di malattie considerate “fisiologiche“.
Basti pensare ai vari allarmi su morbillo, Monkeypox, malattie veneree, infezioni da streptococco, Papilloma Virus, scarlattina, Virus sinciziale… e che molte di queste malattie, casualmente, colpiscono i bambini; ovvio che molti genitori sono finiti nel panico e – sbagliando – magari hanno dato medicine che non servivano, oppure non prescritte dal medico, come ad esempio gli antibiotici. Fatto, questo, che tra l’altro ha destato molta preoccupazione riguardo all’antibiotico resistenza, fenomeno che allarma sempre di più il comparto scientifico.
La spesa totale per i farmaci in Italia
Il rapporto stilato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali parla molto chiaro: nel 2022, sia per quanto riguarda i privati che le strutture sanitarie, sono stati spesi 34,1 miliardi di euro.
- Questi 34,1 miliardi significano un aumento del 6% rispetto agli anni precedenti e hanno inciso per l’1,8% sul Prodotto Interno Lordo;
- Almeno 6 italiani su 10 hanno ricevuto una prescrizione di farmaci dal proprio medico nel 2022;
- Il 60% della spesa per i farmaci è da imputare alla popolazione anziana, over 65;
- Donne e uomini consumano farmaci in modo diverso: le donne di più, con un 70,4% mentre gli uomini si assestano al 62%;
- Al Nord e al Centro la salute degli italiani è “peggiore“, perché si è speso il 10% in più;
- Per i bambini, sono stati usati soprattutto antibiotici e medicine per curare problemi respiratori;
- La spesa per medicinali contro i problemi di erezione, nonché per i contraccettivi, è stata di 200 milioni di euro;
- I farmaci da banco più venduti sono stati ibuprofene e diclofenac, entrambi antinfiammatori non steroidei.
- Tra i maggiori farmaci di classe C troviamo – nemmeno troppo inaspettatamente – ansiolitici, derivati dalle benzodiazepine e ipnotici-sedativi.
Conclusioni sull’analisi dei dati
Una riflessione va sicuramente agli ultimi due punti. Dopo che si è scoperto che l’Ibuprofene funziona contro il Covid probabilmente molte persone sono ricorse al fai-da-te. Forse anche perché a causa dell’immunizzazione vaccinale e a quella ottenuta dalla guarigione, il virus adesso arreca danni “lievi” – almeno nei soggetti non fragili – e dunque si sceglie di auto curarsi.
Gli italiani hanno, rispetto ad altri Paesi, molta più propensione ad usare farmaci anche senza la prescrizione medica. Ciò, come detto poco sopra, sta preoccupando la comunità scientifica soprattutto per quanto riguarda il rischio antibiotico-resistenza. Non a caso tra i programmi della UE c’è anche quello di abbassare l’uso degli antibiotici almeno del 25% da qui al 2030.
Per quanto riguarda invece l’aumento del consumo di farmaci per i disturbi psichiatrici o emotivi, purtroppo la pandemia in questo senso ha dato una sferzata importante. Da quando ci sono stati i lockdown, le restrizioni, e la paura costante per le nuove (e future, già annunciate) pandemie, c’è stato un aumento del 30% di disturbi mentali.
Un dato molto, molto preoccupante, soprattutto se si considera che a farne le spese sono stati e sono soprattutto i giovani e i giovanissimi.
Dal report sulla spesa per i medicinali, dunque, emerge una triste verità. Gli italiani subiscono i rincari dei prezzi su tutti i fronti, la loro salute non è migliorata e anzi, ci sono sempre più malattie, malanni e disturbi da curare. Non è propriamente il segno di una società che funziona come dovrebbe.